Capitolo 4

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*Colonna sonora del capitolo: "Lonely Eyes" di Lauv



Il giorno dopo, scesi in palestra da sola di prima mattina. Volevo evitare di dover parlare con Laerte, dopo quello che era successo, e approfittare della sala vuota per allenarmi.

Quando arrivai giù, fui sollevata perché non c'erano molti altri tributi; lui però era lì.

Laerte era arrivato prima di me, e se ne stava appoggiato con le spalle al muro, come se mi stesse aspettando.

Tentai di evitarlo, ma quando gli detti le spalle ignorandolo, lui mi abbracciò da dietro, bloccandomi come la sera prima.

‹‹Buongiorno sirenetta›› mi teneva di nuovo stretta nella sua presa. ‹‹Passato bene la notte?›› chiese parlandomi all'orecchio con fare minaccioso.

‹‹Laerte, forse ieri sera non ti è bastato? Ti ho già detto che non ci sto ai tuoi stupidi giochetti!›› tentai di liberarmi, ma lui non desisteva.

‹‹Sai, stanotte volevo venire a farti compagnia, ma quello stronzo del nostro mentore, deve aver bloccato la tua porta›› cercai di dimenarmi, ma lui non me lo permetteva.

‹‹Se mi colpisci adesso come ieri, farai solo brutta figura davanti agli sponsor...lo sai, non possiamo combattere fra di noi al di fuori dell'arena›› in fin dei conti non mi importava perché ne avevo abbastanza, così gli sferrai una gomitata nello stomaco.

Mi liberai dalla sua presa e lo spinsi via, guardandolo con disprezzo mentre tossiva ‹‹Chiudi quella bocca o lo farò io per te›› lo minacciai, era talmente viscido che mi disgustava anche solo toccarlo. Speravo che la sera prima avesse agito in quel modo per colpa dell'alcool, invece non era così.

‹‹Toccala ancora in quel modo e mi assicurerò che nell'arena tu sia il primo a non sopravvivere›› Icaro era apparso alle mie spalle. Lo afferrò per la maglia, era visibilmente arrabbiato. Io mi misi nel mezzo e cercai di calmarlo.

‹‹Icaro, lascialo, non ne vale la pena›› gettai un occhio ai pacificatori che stavano per muoversi ‹‹andiamo›› lui lasciò la presa e mi permise di portarlo via. Laerte ghignò soddisfatto in risposta.

Presi Icaro per mano e lo portai in una stanza vicina semivuota che doveva essere quella del buffet.

‹‹Che cosa ti stava facendo?›› mi chiese infuriato.

‹‹Niente, ieri sera gli ho fatto un occhio nero e ancora gli girano...››

‹‹Ieri sera?›› non capivo perché reagisse in quel modo, infondo neanche mi conosceva.

‹‹Si, mi è saltato addosso e il mio pugno destro gli ha detto gentilmente di lasciarmi›› aggiunsi io.

‹‹Come fai ad essere così calma?›› mi gridò contro, poi si scusò. ‹‹Mi dispiace, non volevo...››

‹‹Non fa niente, è solo un'idiota. Sembrava un bravo ragazzo, invece...ci sono caduta come una stupida...›› ero delusa da me stessa.

‹‹Non è colpa tua, cercavi solo di essere gentile, come lo sei stata con noi...››

‹‹Grazie...di nuovo, per un attimo, non sono riuscita a muovermi...›› dissi tra me e me a bassa voce. ‹‹Se mi risuccederà nell'arena, sarò spacciata. Ero arrabbiata, ma proprio non riuscivo a...›› mi prese il mento e lo guardai negli occhi, era molto vicino.

‹‹Non succederà, ti starò incollato›› promise lui soffermandosi un secondo sul mio viso, poi andò da Lily che stava entrando nella sala.

‹‹Davvero un tipo simpatico quel Laerte, eh?!›› una ragazza dai capelli quasi ciliegia attirò la mia attenzione e si avvicinò a me. Era il tributo del distretto sette.

The breath of trees (Hunger Games spin off) #Wattys2023Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora