Dancin

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Joey e Ofelia avevano passato la mattinata a cercare i passaporti, aprendo ogni cassetto e rovistando in tutte le borse. Inutilmente, dato che una volta arrivati alla Fondazione erano stati accolti da Astrid e Theodor. Non avevano capito che il timido biondino sarebbe andato con loro e, in ogni caso, non era così scontato che avesse aperto una delle sue Stanze proprio in Florida.

Furono costretti ad ascoltare infinite raccomandazioni, su come avrebbero subito dovuto raggiungere il loro autista, che li avrebbe portati in hotel senza fare deviazioni, e su cosa fare in caso di pericolo. In realtà, sentirono meno della metà del discorso. Ciò che davvero gli interessava era avere i biglietti già prenotati per il Kennedy Space Center, luogo in cui avrebbero potuto trovare la freccia stand appartenuta a un certo Enrico Pucci.

Astrid non gradì essere ignorata in quel modo, quindi li congedò con un'occhiata raggelante, che venne nascosta da sequenze di quattro e di due. Il primo teletrasporto era stato molto tranquillo, seppur inaspettato, perciò furono parecchio sorpresi di ritrovarsi seduti su delle poltroncine in una cabina angusta. Dagli oblò davanti a loro notarono che erano... nello spazio? Com'era possibile? Un errore? Tutto calcolato? Erano finiti su un razzo di Cape Canaveral al di sopra dell'atmosfera?

Come se non bastasse, una voce robotica li avvisò che stavano per entrare in una tempesta, e poco dopo dei meteoriti cominciarono a schiantarsi sui vetri, mentre tutto il resto aveva iniziato a tremare. Joey restò a bocca aperta, non sapeva che anche nell'universo ci fosse la Florida, oppure era sempre stata lì e non aveva mai capito nulla durante le lezioni di geografia. Si voltò verso Theodor, implorandogli spiegazioni con lo sguardo, ma lui teneva le mani su una sorta di joystick e aveva un'aria molto serena, mentre premeva pulsanti e tirava leve in tutta tranquillità.

La voce continuava ad accompagnarli, ma Joey era ormai nel panico e non la ascoltava più, limitandosi a premere a caso gli interruttori che più gli sembravano innocui. Nel frattempo la tempesta spaziale era terminata e, davanti a lui, si faceva sempre più vicina un'enorme pista d'atterraggio. Credette davvero di essere salvo, già si immaginava scendere dalla navicella e baciare il terreno, non gli era mai piaciuto volare.

Imprecò quando, a causa della velocità troppo elevata, non riuscirono a fermarsi in tempo e scivolarono fino all'orlo di un burrone. Era pronto a precipitare, rigido sul sedile e con gli occhi sgranati, mentre il cuore gli batteva più forte che mai. Invece rimasero lì, in bilico, finché non smisero di oscillare e la voce parlò di nuovo, complimentandosi per essere arrivati su Marte sani e salvi. Non gli importava di trovarsi su un altro pianeta, a chissà quanti kilometri da casa, voleva solo andare a sdraiarsi su un materasso e bere una tazza enorme di camomilla.

Una porta che non aveva notato prima si aprì alla loro sinistra, facendo illuminare il classico cartello verde con scritto "EXIT". Ad attenderli c'era una signora dall'aria nervosa che faceva ogni gesto in modo meccanico, come se dovesse ripetere le stesse cose tutti i giorni. Joey e Ofelia erano troppo agitati per accorgersene, e capirono di essere circondati da chiacchiere e risate solo quando la luce del Sole li accecò.

«Mi spiegate COSA DIAVOLO È APPENA SUCCESSO?!» chiese con tono sgarbato la ragazza, attirando l'attenzione di qualche passante in costume da bagno. Aveva tenuto gli occhi chiusi per tutto il tempo, stringendo i braccioli del sedile fino a sentire dolore alle mani. Theodor, invece, non riusciva a nascondere un sorrisetto soddisfatto: Joey, tanto grosso e muscoloso, aveva l'aria di uno che non si spaventava per nulla, mentre la sua amica pareva proprio una tosta. E lui era riuscito a terrorizzarli in questo modo, forse si sarebbe dovuto sentire in colpa almeno un pochino.

«Mission: Space, la mia attrazione preferita, siamo all'EPCOT! Da bambino ho creato lì una Stanza, ogni tanto ci venivo per sentirmi un astronauta. S-scusate, avrei dovuto avvertirvi»
Nel sentire quelle parole, Joey abbandonò il rancore e cominciò a guardarsi intorno con aria infantile.
«Intendi il parco a tema del Walt Disney World Resort? È da sempre che voglio venirci! Per un attimo ho davvero temuto fossimo su Marte»
Ofelia voleva apparire imbronciata a causa dello scherzo, però adorava i luna park e non riusciva a smettere di muovere gli occhi da una parte all'altra.

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