Una settimana prima.
Quella mattina Ryan si svegliò che neanche il sole era ancora sorto. Il mese di luglio era iniziato da un paio di giorni e vi aveva fatto caso soltanto perché si era trovato di colpo in ferie.
Il locale in cui lavorava come accompagnatore, il Seraphim, aveva chiuso i battenti già da una settimana e ancora non sarebbe tornato ad aprire al pubblico per un paio di giorni.
Il giovane si sentiva agitato e correva da una parte all'altra del proprio appartamento in cerca del cellulare, che non riusciva a trovare da nessuna parte. Poi si concesse un paio di secondi per sbirciare oltre la finestra che si apriva su una parete della cucina, notando come il cielo si stesse tingendo di colori pastello, smorzando l'oscurità della notte che si era appena lasciato alle spalle.
Con il cuore in gola, Ryan corse di nuovo in direzione della propria camera da letto e fissò con sguardo critico il proprio riflesso nel lungo specchio che si trovava di fianco l'armadio.
"Okay, sembri presentabile" si disse, aggiustandosi il mazzolino di fiori che teneva nel taschino della giacca dal taglio elegante, di un vibrante blu. Si avvicinò allo specchio, ispezionando il proprio viso e diede un'aggiustatina ai capelli, che si era fatto tagliare il giorno prima, recandosi da un barbiere. Gli piaceva il fatto che avessero due lunghezze diverse, che sulla sommità del capo e all'attaccatura della fronte fossero stati lasciati abbastanza lunghi da modularsi in morbidi ricci castani a partire dal ciuffo, mentre vicino alle orecchie erano stati tagliati tanto corti da riuscire a scorgere parte della cute.
"Stai perdendo tempo!" si rimproverò in preda all'agitazione e sapeva anche perché stava impiegando minuti preziosi in qualcosa di assolutamente futile, "Oggi... li rivedrò" pensò, ma ricacciò subito indietro quelle parole e udì la suoneria del proprio cellulare richiamare la sua attenzione. Lo scovò sotto le lenzuola ancora sfatte del proprio letto, lo recuperò e rispose alla telefonata, senza neanche darsi il tempo di leggere il nome del chiamante.
-Dove diavolo sei?- urlò Keith, con il rischio di renderlo sordo. -L'assistente di Bryan si è perso! Con tutti gli addobbi floreali! Hanno consegnato il mio vestito a casa dei miei... a casa dei miei! Rocky ha vomitato e Amber mi sta demolendo casa!-
-Rocky ha vomitato? Come sta?- tentò di chiedergli Ryan, ma udì Keith singhiozzare.
-Bene- mormorò l'amico e lui trasse un respiro profondo. -Ha mangiato dell'erba, ma adesso sta bene...- e Keith ridacchiò nervoso mentre Ryan aggrontava la fronte.-Passo dai tuoi, recupero il vestito e ti raggiungo- disse, tentando di rassicurarlo.
-Sì... ah, no- aggiunse subito, rimanendo in silenzio per un paio di secondi prima di tornare a parlare. -I miei sono arrivati!- urlò entusiasta e Ryan tornò ad allontanare il cellulare dall'orecchio, digitando involontariamente cose a caso, ma quando se lo riportò vicino scoprì che Keith aveva chiuso la telefonata. Alzò gli occhi al soffitto e sbuffò; pose il cellulare in una tasca dei pantaloni dal taglio elegante che indossava, recuperò le chiavi dell'auto, il portafogli e uscì di corsa da casa.Per fortuna, essendo tanto presto, il traffico di Los Angeles era ancora abbastanza scorrevole, anche se impiegò lo stesso circa un'ora per raggiungere casa dell'amico, dato che abitava fuori città, nei pressi del Topanga State Park. Quando posteggiò l'auto davanti il cancello della villetta di Keith, si rese conto del numero impressionante di messaggi e chiamate che aveva ricevuto proprio da lui, ma che non aveva sentito arrivare perché non si era accorto di avere impostato la modalità "silenzioso".
Roteò gli occhi e scese dall'auto, decidendo di lasciare l'apparecchio privo di voce, tanto era arrivato a destinazione e sapeva che, per quel giorno, non avrebbe avuto spazio per nessun altro all'infuori di Keith.
STAI LEGGENDO
LIKE A SERAPHIM
Mystery / Thriller⚠️ SEQUEL DI LIAR Ryan ha superato le tristi vicissitudini del suo più recente passato ed è pronto ad andare avanti, ad aprire le ali e lasciarsi andare, cercando di dimenticare quello che più gli ha fatto male. Sembra proprio che quella dolce conf...