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Quella mattina il paesaggio ritagliato dalla cornice della finestra appariva oltremodo suggestivo e incantevole. Il cielo era nuvoloso e il sole arrivava a intervalli, meno violento del solito, frammentadosi in cristalli di luce tra le fronde degli alberi del giardino che divideva il palazzo in cui si trovava l'appartamento di Ryan da quello di fronte.

Pareva che ogni cosa fosse sospesa nel tempo, come all'interno di un bellissimo quadro o una fotografia. Il caos cittadino era un sottofondo lontano, così come le voci confuse e l'abbaiare di un numero imprecisato di cani, di cui di un paio era persino possibile scorgere le sagome, mentre erano intenti a giocare nel giardino con i loro padroni.

-Non c'è- mormorò Ryan, rompendo il silenzio imbarazzato che aveva irrigidito gli amici al suo fianco. Keith rimase a fissare il davanzale della finestra – un davanzale normalissimo, le cui parti metalliche dell'esterno, parti integranti della scala antincendio, erano leggermente arrugginite in più punti.

Isaac si schiarì la gola e incrociò le braccia sul petto.

-Di solito le trovavi qui?- chiese e Ryan si limitò ad annuire.
-Giuro che fino a ieri ne ho ricevuta una!- esclamò con enfasi, voltandosi nella sua direzione con gli occhi sgranati, pallido in viso. -Non sto mentendo!- urlò. -Anche Jade...-
-Ryan- lo richiamò Keith.
-Sul serio! Se non mi credete...!-
-Ti crediamo- disse Isaac.
-Era lì! Ogni giorno una! Da dopo il matrimonio di Keith! Le ho sempre buttate...Avrei dovuto fare delle foto!-
-Ryan!- tuonò Isaac, afferrandolo per le spalle e scuotendolo un po'. -Ti crediamo- tentò di rassicurarlo, ma l'altro sembrava non riuscire a sentirlo. Scosse la testa e si portò le mani tra i capelli, iniziando a singhiozzare.

Isaac lo strinse a sé, con forza, percependo contro il proprio corpo i suoi tremori.

-Va tutto bene. Ti crediamo- sussurrò in suo orecchio e il giovane si sentì sopraffare da un senso di impotenza profondo.
-Sono confuso... non capisco più nulla- disse con un filo di voce.
-Hai provato a contattare di nuovo Jade?- gli chiese Keith e l'amico annuì con un po' di difficoltà, a causa della presa ferrea di Isaac, ma non osava chiedere all'altro di allentare il loro abbraccio, timoroso di rovinare sul pavimento se si fosse trovato costretto a reggersi in piedi con le sole proprie forze.

-Non mi risponde- disse.
-Okay... allora basta- disse Keith, incominciando a innervosirsi. Vedere l'amico ridotto nello stato pietoso in cui si trovava gli smosse una rabbia inaspettata nei confronti di Jade, di se stesso, di Claud, di tutti. -Non puoi continuare a stare così- aggiunse, mentre la sua voce si faceva più acuta e la parole lasciavano la sua bocca sempre più velocemente. -Sono stanco di vederti in lacrime, sempre spaventato! Sempre solo! Hai due amanti e nessuno dei due è qui! Capisco tutti e quello che non capisco cerco di farmelo andare bene, ma non mi va più bene di vedere te sempre sul punto di crollare!-
-Keith...- tentò di interromperlo Isaac, ma l'altro continuò come un treno in corsa, ignorandolo.

-Che cazzo di fine ha fatto l'F.B.I.? Perché non sono qui? Perché Redonald può permettersi di continuare a spaventarti così senza che nessuno muova un dito?-
-Magari stanno indagando e per non compromettere l'indagine...-
-Cos'è, Isaac?- tuonò il giovane, furioso. -Un cazzo di film?! Questa è la vita di Ryan, di una persona vera! Non ci sto più a dare loro la possibilità di giocare con la vita del mio amico!-
-Okay- tentò di dire l'uomo, percependo Ryan, ancora aggrappato a sé, farsi più silenzioso. -Cosa credi di potere fare tu? Cosa pensi che potremmo fare noi se...-
-Andiamo alla polizia- disse Keith e voltò loro le spalle, dirigendosi di corsa verso l'ingresso dell'appartamento.

Isaac sospirò e si trascinò dietro Ryan che rivolgeva a entrambi sguardi confusi, colmi d'ansia.

-C'è sicuro un'indagine in corso- disse l'uomo tentando di fermare l'amico, ma l'altro aveva già recuperato le chiavi del suo pick-up e aperto la porta d'ingresso. -Se smuoviamo le acque potrebbero esserci delle conseguenze spiacevoli-
-Ti mandano il resoconto mensile delle loro indagini?!- lo interrompe Keith mentre gli sfuggivano le chiavi dalle mani, cadevano sul pavimento del corridoio che fungeva da pianerottolo, le recuperava con gesti rabbiosi per poi correre in direzione degli ascensori. Pigiò più volte i pulsanti di chiamata, ma poi si spazientì e aprì con un colpo secco la porta di fianco, che conduceva alle scale.

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