36| Occhio Per Occhio

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𝕬𝖓𝖈𝖍𝖊 𝖆 𝕯𝖎𝖔 𝖉𝖊𝖛𝖊 𝖕𝖎𝖆𝖈𝖊𝖗𝖊 𝖚𝖈𝖈𝖎𝖉𝖊𝖗𝖊. 𝕷𝖔 𝖋𝖆 𝖎𝖓 𝖈𝖔𝖓𝖙𝖎𝖓𝖚𝖆𝖟𝖎𝖔𝖓𝖊. 𝕰 𝖓𝖔𝖎 𝖓𝖔𝖓 𝖘𝖎𝖆𝖒𝖔 𝖋𝖆𝖙𝖙𝖎 𝖆 𝖘𝖚𝖆 𝖎𝖒𝖒𝖆𝖌𝖎𝖓𝖊?
-Hannibal Lecter

 𝕰 𝖓𝖔𝖎 𝖓𝖔𝖓 𝖘𝖎𝖆𝖒𝖔 𝖋𝖆𝖙𝖙𝖎 𝖆 𝖘𝖚𝖆 𝖎𝖒𝖒𝖆𝖌𝖎𝖓𝖊?-Hannibal Lecter

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La stanza dei quadri del Re era più cupa del solito. Delle spesse tende nere erano state tirate dinnanzi alle vetrate, bloccando ogni traccia di luce.

Ad Asteria era sembrata spaventosa, ma aveva comunque fatto un passo avanti, seguendo l'andatura oscillante di Iblīs.

Borbottava qualcosa sottovoce, qualche imprecazione appena sussurrata e poi diversi grugniti di fastidio.

La polvere si era alzata dalle tele e dalla mobilia non appena erano entrati, lasciando entrambi con un fastidioso senso di prurito al naso.

Era stato lui a chiederle di seguirlo e lei, obbediente, aveva acconsentito.

Dal modo in cui il Re si muoveva, comunque sia, pareva aver dimenticato la conversazione del giorno precedente.

Aveva tirato un sospiro di sollievo, sperando fosse realmente così. Nemmeno lei, in realtà, ci stava pensando più di tanto.

La sua mente era una turbina di pensieri sconnessi e di ragionamenti macabri e cupi tanto quanto la stanza dei dipinti. Aveva sognato d'essere uccisa da lui e poi una donna, la stessa di qualche giorno precedente.

Chi era e perché continuava a sognarla? Asteria si era seduta su una poltrona ricoperta di tessuto rosso, aspettando un qualsiasi ordine.

In realtà avrebbe preferito pulire l'intero palazzo da sola piuttosto che sostare lì, immobile, circondata da dipinti fatti col sangue.

Il sangue del Re.

Il solo pensiero le aveva messo i brividi.

"Cosa dovrei dipingere, oggi?" Aveva borbottato lui, parlando più a sé stesso che a lei.

Quel giorno aveva parzialmente perso il senso del tempo, forse a causa della mancanza di sonno, e ora era confuso e disorientato.

Per qualche secondo s'era persino dimenticato di aver portato Asteria con sé.

Perché, poi, aveva richiesto la sua compagnia? Era certo che lei non ne sapesse proprio niente di dipinti, quindi non le sarebbe stata utile, giusto?

Si era voltato a guardarla, captando la risposta che gli serviva: lei sarebbe stata la sua musa, l'idea dalla quale sarebbe scaturita un'opera d'arte con i fiocchi.

Se l'era figurata coperta di vernice verdastra, a tratti nera, e dalle sue labbra aveva visto sgorgare fiotti di liquido lilla.

Era la sua scatola di pittura e lui l'avrebbe consumata, pennellata dopo pennellata, per renderla vuota e pronta a esser riempita da lui.

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