39| Ammazzali, Ammazzali Tutti

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𝕳𝖔 𝖚𝖈𝖈𝖎𝖘𝖔 𝖛𝖊𝖓𝖙𝖎 𝖕𝖊𝖗𝖘𝖔𝖓𝖊, 𝖆𝖒𝖎𝖈𝖔. 𝕬𝖒𝖔 𝖙𝖚𝖙𝖙𝖔 𝖖𝖚𝖊𝖑 𝖘𝖆𝖓𝖌𝖚𝖊.

Asteria era sprofondata in un sonno fatto di visioni surreali, dal retrogusto inquietante e malvagio

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Asteria era sprofondata in un sonno fatto di visioni surreali, dal retrogusto inquietante e malvagio. Nel suo inconscio camminava a piedi nudi per i corridoi del palazzo, la veste chiara a sfiorarle le caviglie era stata di poco sospinta da un fiato di vento.

Si era abbracciata il petto, rabbrividendo per il freddo. La terra di Iblīs, a causa della maledizione, era sempre stata governata da uno spesso strato di ghiaccio e freddo.

La temperatura bassa, quindi, non la scioccava più del dovuto. Ma in quel momento qualcosa le era sembrato diverso: quello non era un semplice freddo, era di più.

Le pareva di poter toccare con mano l'astratto viso della Morte, di poterlo accarezzare e, in contemporanea, di farsi da lei toccare le guance.

La Morte, nel suo sogno, vestiva panni scuri e cupi, il viso era coperto da uno spesso cappuccio nero tanto quanto la notte e i suoi occhi, vuoti e colmi di niente, erano infossati.

Senza fiatare le aveva afferrato la mano, conducendola per il lungo corridoio.

Asteria aveva schiuso le labbra per chiedere dove volesse portarla, ma dalla sua bocca non era uscito nemmeno un verso. Si era portata una mano alla gola, trovandola bloccata da un nodo duro e persistente.

Si sentiva come se qualcuno le avesse spinto a forza un sasso giù per il cavo orale, soffocandola.

"Il mio bambino..." Era stata la prima cosa che Asteria aveva sentito. Il tono di voce assomigliava a un pianto disperato, intriso di tristezza e sconforto, a tratti identico al cigolare d'una porta.

Aveva già sentito quella voce, ma dove?

La Morte le aveva stretto la mano, velocizzando il passo per dirigersi verso il pianto femminile. A quel punto le aveva posato il palmo aperto contro la schiena, sospingendola verso delle scale.

La scura mietitrice aveva puntato il lungo dito osseo, bianco come la Luna, verso la fine della gratinata. Non aveva detto niente, solo un vago cenno della mano per invogliarla a scendere, addentrandosi chissà dove.

Era certa di esser già passata per di lì, nel mondo reale.

Una guardia, però, l'aveva subito fermata dall'andare oltre, dicendole che al di sotto si trovavano prigionieri e malfattori di ogni genere. Il pensiero l'aveva agitata e per questo aveva deciso di non scendere mai.

Ora, però, era la Morte stessa a ordinarle di farlo. Poteva rifiutare? Per un secondo aveva persino creduto volesse ucciderla, ma se quello fosse stato il suo obiettivo perché non farla finita in corridoio?

Era solo un sogno, si era ripetuta Asteria, ancora con il nodo in gola.

Aveva posato un piede sul primo gradino, trovandolo incandescente. Subito aveva ritratto l'arto inferiore, controllando con gli occhi di non essersi ustionata.

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