40| Il Primo Incubo

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𝕷𝖆 𝖕𝖆𝖗𝖙𝖊 𝖒𝖎𝖌𝖑𝖎𝖔𝖗𝖊 𝖊' 𝖈𝖍𝖊 𝖖𝖚𝖆𝖓𝖉𝖔 𝖒𝖔𝖗𝖎𝖗𝖔', 𝖗𝖎𝖓𝖆𝖘𝖈𝖊𝖗𝖔' 𝖎𝖓 𝖕𝖆𝖗𝖆𝖉𝖎𝖘𝖔 𝖊 𝖙𝖚𝖙𝖙𝖎 𝖖𝖚𝖊𝖑𝖑𝖎 𝖈𝖍𝖊 𝖆𝖛𝖗𝖔' 𝖚𝖈𝖈𝖎𝖘𝖔 𝖉𝖎𝖛𝖊𝖓𝖙𝖊𝖗𝖆𝖓𝖓𝖔 𝖎 𝖒𝖎𝖊𝖎 𝖘𝖈𝖍𝖎𝖆𝖛𝖎
-Il Killer dello Zodiaco

𝕷𝖆 𝖕𝖆𝖗𝖙𝖊 𝖒𝖎𝖌𝖑𝖎𝖔𝖗𝖊 𝖊' 𝖈𝖍𝖊 𝖖𝖚𝖆𝖓𝖉𝖔 𝖒𝖔𝖗𝖎𝖗𝖔', 𝖗𝖎𝖓𝖆𝖘𝖈𝖊𝖗𝖔' 𝖎𝖓 𝖕𝖆𝖗𝖆𝖉𝖎𝖘𝖔 𝖊 𝖙𝖚𝖙𝖙𝖎 𝖖𝖚𝖊𝖑𝖑𝖎 𝖈𝖍𝖊 𝖆𝖛𝖗𝖔' 𝖚𝖈𝖈𝖎𝖘𝖔 𝖉𝖎𝖛𝖊𝖓𝖙𝖊𝖗𝖆𝖓𝖓𝖔 𝖎 𝖒𝖎𝖊𝖎 𝖘𝖈𝖍𝖎𝖆𝖛𝖎-Il Killer dello Zodiaco

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Uraeus aveva aperto la porta di Iblīs, sbirciando al suo interno prima di entrare.

Lo aveva trovato accovacciato a terra, con le ginocchia contro il petto e la schiena premuta sul muro.

Gli occhi violacei non si erano mossi nemmeno dopo che le sue orecchie avevano udito i passi di Uraeus farsi vicini.

Il sorriso del Re, invece, si era allargato.

Con le orbite pronte a schizzargli di fuori e la testa inclinata leggermente di lato, incupita dall'ombra di una tenda, rappresentava l'incubo di ogni bambino.

"Fratello." Il secondo principe aveva chinato la testa in avanti, reprimendo il bisogno di ridacchiare nervosamente.

Perché doveva portargli rispetto e inchinarsi a lui? Nello stato in cui versava, certamente si sarebbe infischiato di tali formalità.

Ma era meglio non rischiare, non con una bomba ad orologeria come Iblīs.

"Non sei mio fratello," aveva mormorato quest'ultimo, leccandosi le labbra secche e sbirciando un topolino farsi strada sotto l'armadio.

Ai suoi piedi, due mani scarne e scolorite gli cingevano le caviglie. Qualcuno lo aveva afferrato, facendolo cadere dalla poltrona.

L'impatto con il pavimento era stato duro e gli aveva fatto tremare le ossa, solleticandogliele.

Quindi era nuovamente salito sulla poltrona, aspettando d'esser spinto ancora una volta a terra.

Gli piaceva la sensazione che lo scontro tra il suo corpo e il terreno gli dava; a tratti gli era parso che qualcuno gli avesse scosso l'anima.

"La mamma dice che non sei mio fratello."

Lo splendido viso dell'ex Regina gli si era parato davanti, scuotendolo.

La donna, o il fantasma della donna, era di una bellezza dannata, scolpito non dal tempo ma dalla Morte in persona.

Alcune persone nascevano con il solo scopo di morire, riunificandosi al sonno eterno e agli dei. Forse, sua madre era stata uno di questi esseri.

Al solo pensiero aveva sentito l'odio che covava verso le entità divine farsi un po' più sostanzioso.

Uraeus aveva piegato le gambe per guardare il fratellastro dritto negli occhi.

Non lo avrebbe mai ammesso a nessuno ma, ogni volta che i loro sguardi si incontravano, la sua spina dorsale si drizzava e i peli sulle braccia gli si tendevano, lasciando che un sottile stato di terrore si spingesse fino alla pelle.

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