Capitolo 26.

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AARON'S POV:

Stanotte non ho chiuso occhio, ho pensato e ripensato a quello che è successo ieri con Chloe.
Sono stato con tante ragazze in vita mia ma mai mi ero sentito come mi sono sentito ieri. Ma
ormai l'ho capito è perché ne sono innamorato l'ho ammesso a me stesso e soprattutto l'ho ammesso a lei. È stato un qualcosa che non riesco neanche a spiegare a parole, e tutto ciò mi spaventa così tanto perché non ho mai provato tutte l'emozioni che sto provando adesso.
Sono spaventato dall'idea che per qualche motivo lei si possa allontanare da me, perché Chloe è fatta così, mette sempre un muro tra lei e tutto il resto del mondo ed è stato già difficile entrare piano piano nella sua vita che adesso non potrei neanche immaginare di esserne buttato fuori .
Ed è per questo che ho deciso di andare a parlare con Emma. So che ho detto a Chloe che quando gli sarà passata verrà a cercarci lei, ma mi sento in dovere di chiederle scusa ora che le acque si sono un po' calmate. So anche che per Chloe la famiglia è tutto e siccome Emma ne fa parte voglio cercare per lo meno di portare la pace tra le due sorelle.

Raggiungo la villa di Emma che non è molto distante da casa, ho fatto così tante volte questa strada che la potrei percorrere ad occhi chiusi.
Al cancello d'entrata noto il giardiniere di casa Davis, i domestici in questa casa sono sempre gli stessi e mi hanno visto praticamente crescere insieme ad Emma.
Lo saluto e lui mi fa entrare senza troppe domande.
Una volta arrivato alla porta d'ingresso busso ininterrottamente al campanello e ad aprirmi è proprio Emma.
"Cosa della frase" non voglio parlarvi " non vi è chiaro?!" - mi chiede e sta per richiudermi la porta in faccia ma io prontamente metto un piede nel mezzo e mi intrufolo in casa.
"Ti prego, ho bisogno di parlarti." - la imploro.
"Tanto ormai sei già in casa." -mi dice lei mentre si avvia in soggiorno ed io la seguo.
Mi guardo intorno, è tutto perfettamente come me lo ricordavo eppure sembra passata una vita dall'ultima volta che ho messo piede qui.
"Allora?!" - mi incita a parlare Emma, nel frattempo si è seduta sul divano.
"Sai bene che prima di essere la mia ragazza.."
"Ex ragazza."-mi corregge lei.
"Insomma quello, tu sei stata mia amica. Conosci cose del mio passato che nessuno sa, apparte Ryan ovviamente, mi sei stata vicina in ogni momento e sai bene a cosa mi riferisco in particolare, e mi manca così tanto quell'amica." - le dico e ripensare a tutte le volte che Emma mi ha aiutata quando quello stronzo di mio padre mi ha umiliato e trattato da schifo mi fa venire la pelle d'oca.
"Adesso c'è Chloe alla quale puoi confidare i tuoi problemi." - mi dice volgendo lo sguardo altrove.
"Dai Emma, non ti manco neanche un po'?! E Chloe?! Tua sorella non ti manca?!"-le chiedo e so che dietro tutto quell'orgoglio le manchiamo e pure tanto.
"Anche se fosse, per adesso non voglio parlarvi. Mi hai tradito con mia sorella, non posso dimenticarlo." - mi risponde lei mentre accarezza le frange di un cuscino, tutto pur di non guardarmi negli occhi.
"Hai tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata, ma devi sapere una cosa anche se sono sicuro che Chloe si infurierià con me per avertelo detto. Si tratta del suo lavoro al Diamond's, lo ha lasciato ma il suo capo vuole dei soldi altrimenti le ha detto che farà male a lei ed ai vostri fratelli." - Emma smette di giocare con il cuscino e mi guarda finalmente negli occhi.
"Che cosa?! Siete andati alla polizia?!" - mi chiede preoccupata, questo era l'unico modo per provare a farla riavvicinare a Chloe.
"Chloe ha detto che non ci vuole andare, tecnicamente quello non era un lavoro del tutto legale quindi potrebbe per fino perdere la custodia dei vostri fratelli, l'unica soluzione è trovare quei soldi. Emma lei ha bisogno di noi, ha bisogno di te, di sua sorella."- Emma mi guarda fisso ed i suoi occhi diventato subito lucidi.
"Vedrò che posso fare, ma non ti assicuro nulla. "
"Già il fatto che tu ci penserai per me è importante." - le dico prima di fare qualcosa che probabilmente non ho mai fatto prima. La tiro a me in un abbraccio, Emma all'inizio è rigida ma poi si lascia andare tra le mie braccia.
Nonostante tutto Emma per me è importate e so che sarà così per sempre. So anche che per Chloe è importante ed averla vicina in questo momento sarà fondamentale.

Ho lasciato Emma che mi ha promesso che farà un passo verso Chloe, e sono tornato a casa mia.
La macchina di mio padre è parcheggiata nel garage, strano visto che stamattina quando sono uscito non c'era.
Entro in casa e saluto Valerie, la nostra domestica che è intenta a spolverare casa come sempre.
"Dobbiamo parlare." - la voce di mio padre rimbomba per tutta casa.
Sbuffo e mi reco nel suo ufficio, nel quale mi fa accomodare senza troppi convenevoli.
"Che c'è? Cosa ho fatto stavolta?" - non mi siedo neanche, non ho proprio voglia di ascoltare le stronzate di mio padre adesso.
"Non lo so, dimmelo tu. Perché hai lasciato la figlia di Davis?" - mi chiede mentre si riempe il bicchiere con del Whisky.
"Credo che siano cose mie con chi sto, non credi?!" - gli dico mentre mi avvicino alla sua scrivania
"No, te l'ho già detto l'altra volta sono anche cose mie visto che Alfred Davis è mio socio in affari." - mi risponde mentre sorseggia il suo Whisky ormai quasi finito.
"Io ed Emma ci siamo lasciati di comune accordo, sono sicuro che suo padre non chiuderà i rapporti lavorativi con te."- sto per andare via perché non voglio ascoltare più nessun'altra stronzata che esce dalla bocca di quest'uomo.
"Sarà meglio per te perché altrimenti dovrò fare visita alla tua amichetta del South Side." - la voce di mio padre mi fa ribollire il sangue nelle vene e sono costretto a tornare indietro.
"Come hai detto?!"
"Credi seriamente che non lo sapessi che ti scopi quella lurida puttanella che lavora al Diamond's." - la rabbia mi annebbia la vista, non riesco più a controllarmi ed il mio pugno destro arriva diritto sul naso di mio padre.
"Tu non la devi neanche nominare, hai capito?!" - lo affero per il colletto della sua camicia, ma in qualche modo mio padre si libera dalla mia stretta e mi tira un pugno sulla bocca.
"Ti voglio fuori da casa mia, ora subito."- mi grida in faccia lui.
Sento il sapore metallico del sangue in bocca, ma non mi importa. Nessuno può parlare in questo modo di Chloe, tanto meno questo uomo qui davanti a me perché lui non è neanche degno di nominarla una come lei.

CHLOE'S POV:
Torno nel tardo pomeriggio dal mio turno da Pop's e l'unica cosa a cui sto pensando ora è il mio amato letto.
Ma appena metto piede sul primo scalino, il campanello inizia a suonare.
"Ragazzi andate ad aprire." - grido ad i miei fratelli ma nessuno mi risponde, ovviamente tocca a me.
Apro la porta e mi ritrovo Aaron con un labbro spaccato e con un borsone nella mano destra.
"Aaron?! Che cosa ti è successo?" - chiedo preoccupata.
"Posso restare qui da te stasera? E per un po'?"
"Ma certo che puoi." - gli rispondo facendolo entrare, lui appoggia il borsone a terra e nel frattempo si toglie la giacca.
"Allora mi dici che ti è successo?" - chiedo incrociando le braccia al petto.
"C'è l'hai una birra?" - mi chiede invece lui cambiando discorso.
Andiamo in cucina e mentre lui si siede su una sedia io prendo le birre.
"Ti va se almeno ti medico il labbro?" - non mi piace che lui non si confidi con me, mi fa sentire impotente.
Lui si limita a farmi cenno di sì con la testa, e così io prendo l'occorrente dal mobiletto dei medicinali. Non mi piace neanche vederlo così triste, e con gli occhi spenti. Caspita quando è diventato così importante per me?!
"È stato mio padre, abbiamo fatto a pugni e mi ha buttato fuori di casa" - mi dice intanto che io gli pulisco la ferita con del disinfettante.
"Se non ne vuoi parlare va bene lo capisco." - in fondo io conosco così poco della sua vita, è comprensibile se non mi vuole raccontare determinare cose.
"Ha scoperto di noi, ha detto delle cose brutte su di te. Io non ci ho visto più dalla rabbia e l'ho preso a pugni."
"Aaron non dovevi litigare con tuo padre per me." - lui prende le mie mani e le fa congiungere con le sue.
"Certo che sì, non permetterei mai a nessuno di umiliarti né tanto meno a quello stronzo di mio padre." - chiudo per un secondo gli occhi beandomi di quella strana sensazione, la sensazione di essere amata da qualcuno.
So che anch'io lo amo, lo sento crescere da dentro. È come un fuoco che brucia e divampa sempre di più. È stato inevitabile, improvviso, ma è realmente quello che sento, solo che non riesco a dirlo.
Ho paura che se dico quelle parole sparisca tutto, e che se mi permetto di essere felice anche solo per un momento andrà tutto a puttane.

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