accettazione

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Tornato a casa, con la testa che gli esplodeva e lo stomaco che brontolava, Izuku si lasciò cadere sul letto a peso morto, schiacciando la faccia contro il cuscino per scacciare i pensieri il più possibile; tuttavia la testa non voleva proprio saperne di mettersi a posto e continuava a sragionare, valutando pro e contro di un'eventuale unione alla lega.

Di contro ce n'erano a bizzeffe, ma anche i pro non erano da meno, e rimanere come allora, in una società che sapeva essere ingiusta e corrotta, era assolutamente fuori discussione; quindi, in conclusione, non sapeva che fare.

di colpo gli tornarono in mente le parole di Shigaraki quando li avevano attaccati allo Usj; potevano davvero delle parole che suonavano così giuste essere tutta una falsa? anche nel momento in cui le aveva sentite la prima volta, seppure al tempo odiava ammetterlo, lo avevano scosso non poco; e ora erano ancora più sensate di prima.

-"sono furioso con un mondo che categorizza atti della medesima violenza in eroici e malvagi, decidendo cosa è bene e cosa è male" più ci penso più mi sembra giusto come ragionamento; chi sono loro per decidere cosa va bene e cosa no? chi sono io per deciderlo? Posso dare un parere, ma non ne ho la certezza e non posso imporre le mie ideologie sugli altri. Se tutti lo capissero di sicuro sarebbe un mondo migliore, niente discriminazione, niente pregiudizi, tutti che vivono al meglio. Una vera utopia, e forse è possibile- iniziò a mormorare come suo solito.

I suoi discorsi vennero interrotti dalla madre che lo chiamava per la cena; probabilmente la scuola la aveva chiamata per dire della sospensione ma, avendo capito la situazione, lei non fece domande e si comportò come al solito per tutta la sera, scatenando un enorme moto di gratitudine da parte del figlio, che non sarebbe riuscito a spiegare l'accaduto restando calmo. 

-come sta andando l'allenamento?- chiese mentre Izuku apparecchiava e lei preparava i piatti.

-ormai riesco a controllare la percentuale da usare in combattimento, in uno scontro come si deve dovrei cavarmela senza toppi problemi- spiegò vago il verde, sedendosi a tavola e iniziando a mangiare. -non devi più preoccuparti che io sia in pericolo ora, posso difendermi da solo; abbiamo vinto contro Stain alla fine, no?- la rassicurò poi con un sorriso smagliante, anche se l'ultima frase gli fece venire una specie di fitta al petto.

-sono certa che diventerai un hero stupendo, sei così perfetto per questo lavoro ora che hai anche un quirk così forte, di sicuro ti ameranno tutti- iniziò a fantasticare lei, cercando di tirare su di morale il figlio, che aveva capito essere in uno stato confusionale.

l'effetto ottenuto però fu l'opposto, infatti deku non si era mai sentito così infastidito di essere chiamato hero, gli sembrava quasi un insulto ormai, come se fosse obbligato a fingere di appartenere a qualcosa che in realtà non lo rispecchiava, incasellato a forza in un posto non suo. Si sarebbe chiesto a cosa fosse causato il tutto se non avesse già avuto la risposta pronta: lui non era un hero.
Ma al momento neanche un villain, non era nulla, era solo indeciso e aveva bisogno di ottenere risposte riguardo sé stesso e di sapere cosa fosse, se i suoi pensieri fossero normali o se stava semplicemente impazzendo.

E qualunque cosa era meglio di quello stato di incertezza, per eliminarla, ora ne era certo, era disposto a tutto, anche a seguire quel ragazzo pieno di cicatrici e a diventare un villain rinunciando alla realtà con cui era cresciuto fino ad ora. 

Ora che aveva capito si sentiva rinato, come se fosse finalmente riemerso da un lago nero che cercava di affondarlo e imprigionarlo in fondo all'abisso, che gli impediva di respirare, di vedere e di vivere; ora era finalmente libero e per nulla al mondo avrebbe rinunciato a quella sensazione.

Era finalmente riuscito ad accettare e perfino apprezzare il suo cambiamento, senza più sentirsi in colpa di certi pensieri; lui aveva ragione, punto; e non doveva sentirsi male per aver scoperto la verità.

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