Lottare

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Sciolsi l'abbraccio imbarazzata per quell'impeto nei confronti di Scorpius, ma la felicità di aver trovato il quadro dominava su qualsiasi altro sentimento.
Quel dipinto era la chiave per arrivare alla famiglia e averlo trovato significava poterli raggiungere senza sforzo, era stato creato proprio come salvagente nel caso il campo fosse stato evacuato e qualcuno fosse rimasto indietro.
Era stata mia madre ad idearlo con zio George, era una passaporta attivabile solo con una parola d'ordine che ci avrebbe riportato dalla mia famiglia, nel luogo sicuro ovunque essa si trovasse.

«Ci siamo riusciti!» esclamai sollevata, in quel momento non mi importava che fosse andato tutto distrutto, l'importante era aver trovato un modo per ricongiungermi con le persone care e da lì ricominciare a lottare come facevamo sempre: uno accanto all'altro.

Scorpius sorrise a sua volta, sicuramente contento di essere stato lui a trovare il quadro e di aver messo fine alla fuga continua che da tre giorni condannava la nostra esistenza, ma vidi velocemente sorgere il dubbio nei suoi occhi e lo guardai in attesa.
«Come dovrebbe aiutarci un quadro nella nostra ricerca?» domandò curioso e preoccupato allo stesso tempo.
Probabilmente pensava che fossi andata definitivamente fuori di testa e non potevo biasimarlo, infondo rischiare la morte per quello che evidentemente era un quadro era folle.

Scossi la testa, consapevole che non era il momento per le lunghe spiegazioni e mi alzai da terra.
«Ti fidi di me, giusto?» gli domandai retorica, senza aspettarmi ha risposta «Allora dobbiamo muover...».
Non riuscii a terminare la frase, perché Scorpius mi si lanciò contro, placcandomi a terra come avevo visto fare una volta in una partita di rugby.
Il fiato mi abbandonò i polmoni ed un dolore lancinante mi colpì alla schiena, ma il bagliore verde che ci sorvolò mi fece comprendere subito il perché lo avesse fatto.

«Stupeficium!» gridò il ragazzo, alzando la bacchetta e scivolando lontano da me, rispondendo subito all'attacco ricevuto «Forza Rose, dobbiamo muoverci!» mi incoraggiò ad alzarmi.

Le ferite degli ultimi giorni erano tornate a farsi sentire, ma non potevamo perdere tempo, perciò mi alzai velocemente impugnando la bacchetta a mia volta.
Non c'era neanche un momento da sprecare piangendosi addosso, eravamo finiti in un'imboscata e non sapevamo quanti Mangiamorte ci fossero nascosti all'interno del fitto della boscaglia.
Riuscimmo ad abbattere quello che ci aveva attaccati e corremmo a zig zag tra le tende, parando gli incantesimi che ci raggiungevano ed usandone altrettanti.

«Nei boschi!» esclamai cercando di superare il rumore della battaglia «Conosco un posto dove non ci troveranno» avvertii Scorpius, ricevendo in risposta un cenno.

Ci lanciammo tra i cespugli, finendo per graffiarci ed agganciare i nostri abiti, ma senza neanche un lamento.
Continuammo a correre nel fitto della boscaglia, ero quasi senza fiato nel tentativo di fare strada verso la caverna dove i miei cugini ed io avevamo creato un piccolo rifugio, luogo in cui eravamo soliti sparire quando volevamo passare del tempo da soli a divertirci.
Mi fermai dopo un po', guardandomi attorno per assicurarmi che nessuno ci avesse seguito e tirando un sospiro di sollievo, notando che avevano perso le nostre tracce.

«Ci siamo quasi» dissi, prendendo il ragazzo biondo alle mie spalle per una mano e tirandolo dietro di me.
Mi fermai a dopo un centinaio di metri, spostando dei rovi e liberando l'ingresso della grotta.
Mi voltai, facendo segno a Scorpius di entrare e lo seguii, fermandomi a nascondere alla vista l'ingresso di quel luogo.

«Benvenuto alla Tana» dissi, allargando le braccia per presentare quel luogo e facendo apparire dei piccoli fuochi fatui per illuminarlo un po'.

Lo ritrovai come lo avevo lasciato qualche settimana prima, lo spazio abbastanza largo da poterci entrare comodamente in una decina di persone, i cuscini lasciati a terra in un ordinato cerchio dove ci sedevamo.
Le confezioni di birra accatastate conto le pareti e mai aperte, qualche rivista lasciata disordinatamente su una cassetta di legno e i vasetti appesi al soffitto per fare luce.
Ricordavo perfettamente l'ultima volta che ci eravamo stati tutti insieme, a ridere e scherzare come i vecchi tempi.
Puntai gli occhi sul cuscino rosso di Roxanne accanto al mio, dove ci eravamo sedute a punzecchiarci per la cotta che Lysander aveva per me e bevendo una birra, mentre gli altri ridevano per la mia faccia color pomodoro.

«Davvero carina» si limitò a dire onesto Scorpius, facendo oscillare un barattolo di vetro appeso al soffitto.

Distolsi lo sguardo dal terreno e lo riportai sul biondo, limitandomi a sorridere felice che avesse apprezzato quel luogo come lo avevamo amato noi da sempre.
«Sono felice che ti piaccia» affermai, mettendomi a sedere sul mio cuscino e adagiando il quadro davanti a me «Ma non metterti troppo comodo, adesso abbiamo del lavoro da fare» gli spiegai, tirando fuori la bacchetta ed invitandolo a prendere posto davanti a me «Afferrane un pezzo» conclusi, poggiando i una mano sopra a mia volta.

Il ragazzo fece come gli avevo detto e mi guardò poggiare la bacchetta sulla tela, incuriosito da quello che stavo facendo.
«Preparati a viaggiare» lo avvertii sorridendo «Giuro solennemente di non avere buone intenzioni» recitai, attivando finalmente la passaporta.

Il vento mi schiaffeggiò la faccia ed una luce si liberò da quadro risucchiandoci, le pareti della grotta iniziarono a scomparire ed in breve tempo ci ritrovammo a volare, circondati dalle nubi.
Atterrammo malamente sulla sabbia, davanti a noi si estendeva un gigantesco lago e a pochi metri da dove eravamo atterrati c'era una fitta foresta.
Mi alzai spolverandomi gli abiti e lo stesso fece Malfoy, fermandosi a pochi passi da me, in attesa del prossima mossa.
Non sapevo come raggiungere l'accampamento, ma sicuramente doveva essere a pochi passi da dove ci trovavamo, ben difeso e nascosto da incantesimi.
Mi avventurai tra gli alberi e lui mi seguì immediatamente, stando al mio passo senza problemi e senza fare domande, aspettando che fossi io a trovare la soluzione.
Infondo ero io ad averlo portato lì e solo io potevo trovare la soluzione a quel rebus, ma non dovetti attendere molto prima che la questione si risolvesse da sola.

«Rose!» esclamò sorpresa una voce famigliare, scaldandomi il cuore di gioia «È Rose, avverti gli altri!» gridò di nuovo James, da qualche parte non troppo lontano da me.
Alla fine riuscii a vederlo sbucare da dietro un pino ad un centinaio di metri da me, mi corse incontro sorridendo ed io feci lo stesso, lasciandomi andare alle lacrime solo quando mi ritrovai tra le sue braccia.

Amarti mi uccideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora