Soffrire

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Quando mi svegliai ero legata ad una sedia, impossibilitata a muovermi, nel centro di una stanza famigliare.
Dovevo ammetterlo, benché fossi stata una studentessa eccellente durante i miei pochi anni scolastici ad Hogwarts, ero stata anche troppo propensa a finire nei guai, perciò diciamo che avevo passato un bel po' di tempo lì dentro.
L'ufficio del preside era rimasto quasi del tutto come lo ricordavo dai tempi in cui a capo della scuola vi era Minerva McGrannit; nessuno sembrava essersi preso la briga di modificare l'arredamento, il che mi distrasse per un momento dalla brutta situazione in cui mi trovavo.
La pietra grigia delle pareti del castello dominava attorno a me, gli scuri armadi a muro circondavano la gigantesca stanza, la scrivania del preside era ancora posizionata al di sopra di un soppalco di marmo, due sedie erano disposte lì davanti e la mastodontica libreria si trovava ancora alle spalle della poltrona dove solitamente sedeva il preside.
Solo una cosa era cambiata: i quadri, vecchi secoli, erano spariti.
Mi chiesi quale orribile fine potessero aver fatto quelli raffiguranti Albus Silente e Severus Piton.
Non potevo pensare a niente di buono per loro, probabilmente erano stati distrutti e gettati via come vecchia spazzatura puzzolente.
Due dei più grandi maghi della storia ed eroi di guerra trattati nel peggiore dei modi.
Collegando quei due nomi mi ritrovai a pensare a mio cugino e sperai stesse bene, non osavo immaginare come si potesse sentire in quel momento.
Conoscendolo sapevo che si stava colpevolizzando per quello che era accaduto e pregai che non venisse mai a sapere di avermi persa, perché ero convinta di essere arrivata al capolinea.
Di lì a poco mi avrebbero torturato nel peggiore dei modi, mi avrebbero interrogato, punito per aver tentato di scappare ed infine ucciso.
I Mangiamorte erano famosi per non risparmiare dolore alle loro vittime ed ero sicura di essere finita.
Quella era la conclusione della mia storia.
Kaputt.
Fine.
Addio.
Speravo solo che nessuno sarebbe venuto a sapere del mio crudele destino, non potevo dare l'ennesima coltellata alla mia famiglia: avevamo già perso tanto, troppo.
Passai dei momenti interminabili in attesa che qualcuno si palesasse, ero pronta ad affrontare il mio destino e non mi piansi addosso.
L'unico mio pensiero era per la mia famiglia e per coloro che avrebbero sofferto per me.
Pensai ad Albus, era stato il migliore degli amici ed il mio fidato complice sin dalla nascita, non c'era stato giorno in cui non ci fosse stato per me.
Ricordai il suo sorriso rassicurante, ero convita che sicuramente si era già spento per colpa mia.
Mi concentrai su mio fratello, mi era sempre stato accanto e mi aveva spronato a migliorare in ogni cosa, anche se non sempre con gentilezza.
Passai a Ron ed Hermione, erano stati genitori amorevoli e presenti, nonostante la situazione difficile in cui ci trovavamo, non si erano mai risparmiati e li amavo con tutto il mio cuore.
Pensai ai miei zii ed alla bellissima famiglia che eravamo, ai miei cugini che erano miei complici sia nei momenti belli che in quelli brutti.
E poi c'era Dominique, era stata la mia migliore amica sin da piccola, l'unica che mi capiva sempre e che era stata in grado di non giudicarmi mai: neanche quando le avevo confessato di provare qualcosa per un Malfoy.
Mi aveva fatto promettere di tornare dalla missione, ma non l'avrei fatto, speravo di non averla delusa troppo.
Infine, mi concentrai su Roxanne.
La colpa di quello che le era capitato era mia e spesi gli ultimi secondi della mia esistenza a chiederle perdono.
Perdono perché non sarebbe mai diventa adulta, perché non avrebbe mai conosciuto l'amore, non avrebbe mai avuto figli se ne avesse voluti, non avrebbe potuto realizzare i suoi sogni, non sarebbe mai potuta invecchiare e tutto perché non ero stata all'altezza.
La porta dell'ufficio venne spalancata con violenza e quasi sobbalzai per lo spavento.
Ad entrare era un uomo vecchio, con il volto rugoso e lunghi capelli grigi; si avvicinò e notai che li teneva legati in un codino basso, spelacchiato ed unto.
Quella pettinatura non faceva altro che mettere in evidenza il volto rugoso, dal colorito ingrigito e malaticcio, le labbra sottili e increspate dai segni dell'età, il grosso e storto naso a patata e gli occhi scuri illuminati dalla follia, come quelli che mi sarei sempre aspettata di veder brillare sul suo volto.
Lo riconobbi immediatamente: Dolohov, prigioniero fuggito da Azkaban ed ex braccio destro di Voldemort, nonché attuale Preside di Hogwarts.
Alle sue spalle si palesarono altre quattro figure con i volti coperti e che indossavano la tipica divisa scura dei Mangiamorte.
Era indubbio che fossero i suoi sottoposti perché, senza neanche una parola.
Li guardai affiancarsi alle pareti, dove rimasero con le mani intrecciate dietro la schiena ed una postura rigida in attesa di qualsiasi comando.
Il vecchio mi si avvicinò velocemente con la bacchetta sguainata, ricordava molto un rapace pronto a balzare sulla sua preda ma, invece di farmi del male come mi aspettavo, si fermò a fissarmi.
Mi studiò per un istante, il più lungo della mia vita, per poi lanciare uno sguardo di derisione ad uno dei Mangiamorte alle mie spalle.

Amarti mi uccideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora