Insieme

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Volammo molto, non saprei dire per quanto precisamente.
Sapevo solo che il fuoco rosso e arancione del cielo al tramonto lasciò presto il posto al blu della notte nuvolosa e pungente, per poi essere di nuovo sostituito dal bagliore rosa dell'alba.
Volteggiammo sopra le campagne scozzesi, fatte di campi seminati ed animali al pascolo e superammo molti paesi, senza fermarci mai.
Scorpius si muoveva veloce pochi metri davanti a me ed io mi limitavo a seguirlo, tentando di restare in sella alla mia scopa il più a lungo possibile.
Nei miei anni ad Hogwarts ero stata un'ottima giocatrice di Quidditch e ancora mi muovevo agile, nonostante non avessi poi molto tempo per allenarmi.
Purtroppo, però, le ferite subite in battaglia e durante le torture non mi aiutavano per niente e viaggiare in quel modo diventava sempre più doloroso.
Comunque sapevo che il movimento era vita e non potevamo permetterci di fermarci, dovevamo andare il più lontano possibile dal castello e dai Mangiamorte .
Probabilmente avevamo guadagnato diverso tempo con il nostro piano di fuga e sicuramente ci avrebbero messo un po' a capire che eravamo fuggiti, ma una volta che se ne sarebbero accorti ci avrebbero dato la caccia fino in capo al mondo per stanarci.
Sapevo quanto stavamo rischiando e ancora mi chiedevo perché Scorpius avesse deciso di aiutarmi.
Aveva messo a repentaglio tutto per me: la sua vita, la sua sicurezza, la sua salute e la posizione della famiglia Malfoy, tutto pur di salvarmi.
Mi chiesi cosa l'avesse spinto a gettare tutto all'aria solo allo scopo di farmi scappare, perché non lo capivo davvero.
Avrei dovuto essere la sua nemesi o anche solo una specie di creatura disgusto da schiacciare, d'altronde eravamo su due fronti opposti e ci combattevamo, perciò mi aspettavo di vederlo girare la testa o di godersi la mia morte.
Eppure non era successo, mi aveva salvata e non ne comprendevo il perché.
Cercai di resistere il più possibile, ma proprio quando il sole era sorto già da un pezzo, il dolore lancinante delle ferite venne a presentare il conto nel peggiore dei modi.
Sentivo i muscoli bruciare, le ossa dolevano come fossero state schiacciate e tirate senza sosta ed il taglio sulla mia schiena non sembrava intenzionato a dare tregua, quindi mi ritrovai ad accasciarmi sulla scopa tentando di evitare una caduta rovinosa.
La vista si iniziò ad annebbiare, ma identificai perfettamente le luci brillanti di una gigantesca città sotto di noi e la riconobbi immediatamente, nonostante tutto.
Londra si stagliava in tutta la sua magnificenza al di sotto dei nostri piedi, vidi il lungo argine del Tamigi e riconobbi Westminster, passammo a pochi metri dalla famosa torre dell'orologio, ovvero il Big Ben.
Non mettevo piede nella metropoli da una vita e mi chiesi se quello potesse essere un posto adatto per nascondersi, riordinare le idee e riposarsi un po'.
In una città così grande sarebbe stato difficile trovarci, soprattutto se evitavamo la Londra Magica, cosa non impossibile.
Avevamo entrambi seriamente bisogno di dormire un po', di pensare a cosa fare, ma soprattutto avevamo bisogno di parlare di quanto accaduto o almeno io ne avevo bisogno.

«Scorpius!» richiamai, con voce tremolante, il ragazzo che volava a pochi metri da me.

Lo guardai fermarsi a mezz'aria e mi sbrigai a raggiungerlo, tentando di tenermi stretta in sella per non cadere.

«Ho bisogno di riposare» affermai, tentando di trattenere l'imbarazzo che quella situazione mi stava creando «Potremmo fermarci qui per un po', se ci nascondiamo nella Londra Babbana non ci troveranno e sarà solo per qualche ora» spiegai, elencando tutto quello che avevo in mente.

Il biondo ci pensò su per un attimo e poi annuì sicuro, non potevamo fare altrimenti, avevamo entrambi bisogno di fermarci e poi non potevamo continuare a volare sopra il Regno Unito a vuoto.
Dovevamo inventare qualcosa e sapevo già quale era il primo passo da fare: trovare la mia famiglia, con loro saremmo stati entrambi al sicuro e dico entrambi perché Scorpius si era guadagnato un posto nel campo salvandomi la vita, che gli altri lo accettassero o meno.
Ormai gli ero debitrice e non mi importava cosa avesse fatto fino a quel momento o quale strada avesse preso, ora ero io a dovergli la vita e avrei fatto di tutto per evitare che qualcosa di male gli potesse accadere.

Amarti mi uccideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora