Non è mai finita davvero

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Ero sdraiata su un materasso sottile e vecchio, sola da non so quanto tempo.
Una piccola e flebile luce, che penetrava debole da sotto la porta, illuminava la mia cella e mi permetteva di riconosce un po' gli oggetti intorno a me, non che ci fosse poi molto.
La stanza in cui mi trovavo era spoglia e molto umida, le goccioline d'acqua piovevano da diversi punti e mi tenevano compagnia con la loro melodia, le pareti erano di pietra il che mi faceva pensare di trovarmi ad Hogwarts; il pavimento era sporco e pieno di fanghiglia scivolosa.
Purtroppo non c'erano finestre, quindi non riuscivo a capire che ore potessero essere e non avevo idea di quanto tempo avessi già passato lì dentro.
L'unica cosa che sapevo era che mi ero svegliata da qualche ora e nessuno era ancora venuto a controllarmi, perciò sperai che mi avrebbero concesso ancora un po' di tempo da sola, in modo da poter pensare ad un piano.
Ero ancora viva e mi sentivo anche abbastanza bene, il dolore che avevo sentito svegliandomi non era così lancinante come avevo pensato.
I Mangiamorte si erano presi la briga di curarmi e questa scoperta mi aveva lasciato basita: cosa potevano volere così tanto da me?.
Comunque, il fatto che non fossi già morta era positivo, sarebbe stato un qualcosa da cui partire per potermi inventare una via di fuga.
Dovevo tornare dalla mia famiglia il prima possibile, l'unica cosa che desideravo era di trovarmi di nuovo tra le loro braccia e di saperli al sicuro, non mi interessava altro.
Dopo quello che era accaduto ed i sogni che avevo fatto non mi sentivo tranquilla, avevamo perso Roxanne ed ero io la responsabile della sua fine orribile: ero stata io ad ideare il maledetto piano che l'aveva condotta fino ad Hogsmeade ed era sempre colpa mia se mia cugina era corsa tra le braccia della morte per sfuggire ad un attacco.
Speravo solo che zia Angelina, mio cugino Fred e soprattutto zio George, già provato dal suo passato doloroso, non mi odiassero come io odiavo me stessa.
Nel sogno avevo anche sentito che i Mangiamorte sapevano dove si trovasse il nostro nascondiglio e questo mi spaventava molto di più.
I miei sogni fino ad allora si erano sempre realizzati e quelli potevano non essere diversi, perciò dovevo assicurarmi che la mia famiglia stesse bene.
Per quanto ne sapevo l'attacco poteva esserci già stato e potevo già aver perso tutta la mia gente senza esserne a conoscenza: solo l'idea mi fece trasalire e venire una forte nausea.
Non avevo tempo da perdere, non immaginavo nemmeno quanto tempo potessi aver dormito e questo mi spinse a tentare disperatamente di pensare ad un piano, non potevo perdere tempo dietro alla paura.
Cancellai i brutti pensieri dalla mente e mi concentrai sul mio obiettivo: la fuga.
Mi decisi a tirarmi su, nonostante il dolore alla schiena, per cercare una via d'uscita da quell'incubo.
Mi mossi verso la vecchia porta di legno e provai a tirare la maniglia arrugginita con tutte le mie forze.
La porta non si mosse neanche di un millimetro, nonostante l'aspetto malandato era molto resistente; se avessi avuto ancora la bacchetta con me sarebbe bastato un Alohomora, ma purtroppo l'avevano fatta sparire e probabilmente era stata distrutta da un pezzo.
Quel semplice bastoncino di sambuco, lungo undici pollici e mezzo e con il nucleo di crine di unicorno sarebbe stato la unica speranza ed invece era andato perso chissà dove.
Pensai che se avessi trovato qualcosa per rompere la maniglia sarei riuscita ad uscire da lì dentro, così mi misi a carponi ed iniziai a tastare il terreno viscido, in cerca di un sasso o magari un pezzo di mattone caduto da qualche parte.
Continuai a spostare freneticamente le mani su e giù per tutta la stanza, finché le mie dita non si scontrarono con un sasso, lo afferrai e notai che era grande quanto un mio pugno e abbastanza pesante.
Sarebbe stato eccellente per cercare di distruggere la maniglia ed una volta fuori avrei cercato di cavarmela fino all'uscita.
Ero abbastanza in gamba, potevo riuscire a passare inosservata impegnandomi e stando attenta, mi sarebbe bastato aspettare il momento giusto e fingermi ancora addormentata se qualcuno fosse venuto a controllare.
Mentre pensavo ciò, un suono di passi e delle voci raggiunsero le mie orecchie.
Qualcuno si stava avvicinando alla mia cella e non potevo permettermi di perdere quel sasso che era diventato la mia unica ancora di salvezza, così corsi verso il materasso e lo nascosi velocemente lì sotto sdraiandomici sopra.
Con gli occhi socchiusi controllai l'uomo che stava entrando nella mia cella, aveva il volto scoperto e dei lunghi capelli scuri che gli arrivavano fino alle spalle, quella era la sua unica caratteristica che riuscivo a mette a fuoco.
Restai immobile, speravo che fingendomi svenuta mi avrebbe lasciata in pace, invece si avvicinò a me mettendosi in ginocchio al mio fianco.
Tenni respiro lento, mentre il mago mi passava una mano sotto il naso per controllare il mio respiro.

«Non si è ancora ripresa e probabilmente non lo farà!» disse a voce abbastanza alta, come per dare la notizia a qualcuno «È debole e non abbiamo altro tempo da perdere con lei, avverti il generale» commentò alla fine.

Le sue parole mi fecero trasalire, significava forse che mi avrebbero uccisa nel sonno solo perché non mi ero ancora svegliata?.
Senza pensarci, feci scivolare lentamente la mano sotto al materasso e strinsi il mattone che avevo trovato, l'avrei usato in caso di bisogno.
Il suo interlocutore, fuori dal mio campo visivo, non disse nulla e sentii i suoi passi allontanarsi lungo il corridoio.
Mi concentrai del tutto sul mio ospite, continuando a seguire i suoi movimenti al mio fianco.
Lo guardai armeggiare con la sua divisa nera alla ricerca di qualcosa, poi lo vidi tirare fuori la bacchetta magica.
Prima che potesse puntarmela contro, scattai a sedere e con la mano con cui stringevo il sasso lo colpii forte alla testa.
Non so se fu per la sorpresa o per la botta ricevuta, ma il Mangiamorte cadde all'indietro e lasciò scivolare la bacchetta che finì a pochi passi da me.
Mi mossi per prenderla, ma il mio avversario riuscì ad afferrarmi una caviglia con la mano, facendomi cadere a terra, scalciai e dovetti riuscire a colpirlo perché lo sentii urlare di dolore.

«Lurida Mezzosangue!» esclamò tentando di alzarsi per raggiungermi.
Toccai il terreno freneticamente, finché le mie dita non si scontrarono contro il bastoncino di legno, l'afferrai velocemente e la puntai contro di lui.

«Stupeficium!» esclamai, l'incantesimo lasciò la bacchetta e andò a colpire il Mangiamorte, scagliandolo contro la parete di pietra.

Corsi freneticamente fuori dalla porta e mi guardai attorno per un momento, che sembrò interminabile, indecisa sul da farsi.
Il corridoio proseguiva da entrambi i lati e mi trovavo al centro di quel labirinto, tentai di calmarmi e di ascoltare cosa avevo attorno, poi sentii lo scalpitio di diversi stivali in corsa raggiungermi dalla mia destra, quindi imboccai il corridoio alla sinistra.
«Prendetela!» esclamò una voce vicina «Ci serve viva!» ordinò poi.
Una serie di incantesimi piovevano dalle mie spalle, ma riuscivo a difendermi bene, trovai delle scale ed iniziai a salirle velocemente.

Speravo di avere ragione con tutto il cuore.
Se mi fossi trovata ad Hogwarts non sarebbe stato difficile andarmene passando per la Stanza delle Necessità, avrei potuto desiderare una metropolvere per smaterializzarmi a Grimmauld Place e da Londra sarei potuta tornare al campo.
Continuai a salire tre rampe di scale e finalmente mi ritrovai in un posto famigliare: i sotterranei.
Tirai un sospiro di sollievo, felice di vedere realizzata la mia speranza di salvezza, parai un incantesimo e mandai al tappeto un Mangiamorte, continuando a correre e superando la Sala Comune di Serpeverde.
In giro non c'era nessuno, probabilmente era scattata una qualche tipo di allerta dovuta alla mia fuga, il che mi mise in serie difficoltà.
Sarebbe stato troppo semplice se gli studenti fossero stati nei corridoi, avrei potuto mischiarmi nella folla e raggiungere facilmente la mia meta, seminando il nemico.
Con il fiato corto, corsi ancora salendo fino al pianoterra, ma mi ritrovai con la strada sbarrata da un paio di famigliari giovani in divisa.
Non poteva essere vero, non potevo avere il ragazzo che mi aveva spezzato il cuore a pochi passi da me pronto a bloccare la mia unica via di fuga.

«Rose?!» esclamò il Mangiamorte dai capelli biondi facendosi avanti.

Un espressione preoccupata e sorpresa dominava i suoi occhi chiari che per me, anni prima, erano un famigliare rifugio.
Il mio cuore perse un battito e sentii le gambe cedere sotto il mio peso, il mio nome uscito dalle sue labbra era stato una cannonata e vederlo lì, per la prima volta come un mio nemico, fu anche peggio.

«Scorpius» riuscì a sussurrare, prima che le catene di un incanto si stringessero intorno al mio corpo facendomi perdere il respiro e l'equilibrio.

Caddi in avanti non riuscendo ad incassare il colpo, con la vista appannata vidi il terreno avvicinarsi, ma non lo toccai mai piombando tra le sue braccia di Malfoy che mi sorressero.

«Non puoi essere davvero qui» lo sentii sussurrare prima di perdere i sensi.

Ciao a tutti,
Scusate la lunga attesa, ma la mia vita ha subito una catena di frenetici cambiamenti e questo mi ha allontanato un po' dalla scrittura.
Comunque, questo è solo un capitolo di passaggio e da ora in poi la storia si può dire davvero iniziata.
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate dei capitoli fino ad ora, ma soprattutto voglio ringraziare chiunque stia spendendo anche solo un secondo della sua giornata a leggere le mie storie: grazie davvero!.

-Rosie

Amarti mi uccideDove le storie prendono vita. Scoprilo ora