1. Ingenua Mel

344 50 47
                                    

"Leggere con la musica in sottofondo"
Slave a tutti, sono Mel protagonista di questo racconto, prima di scoprire le mie disgrazie e le mie avventure voglio spiegarvi chi sono, e come sono finita a Serpville.
Sono una ragazza di 17 anni, trasferita a Serpville per motivi scolastici, perché nella mia città natale, Accademie prestigiose come questa non c'è n'erano e mia madre, grande donna è grande madre nonostante le tante difficoltà economiche, voleva solo il meglio per me, così dopo tanti scrivici riscuì ad iscrivermi, e la notizia non poteva che rendermi felice, il pensiero di stare fuori casa per 3 anni, non mi rendeva triste o turbata, perché abituata fin da piccola a viaggiare sola, o comunque a stare lontana da casa, mia madre era una donna molto libera di pensiero, si fidava di me, quindi fin dal mio sedicesimo compleanno mi aveva dato libera libertà, sempre nei limiti ovviamente.
Ci volevamo tanto bene, ma il nostro non era un rapporto da mamma per amica.
Arrivato metà settembre mi misi sul primo treno per Serpville e con le miei due enormi valigie iniziai la mia avventura accademica.

Erano ormai trascorse le prime due settimane dall' inizio dell'anno accademico, ottobre era vicino, e il freddo si stava cominciando a far sentire, lontano da casa, per niente abitata al clima invernale, mi ritrovai costretta a vivere in dormitorio, un piccolo hotel, preso in custodia dalla scuola per noi studentesse e studenti proveniente da lontano.

Tutto sommato non era niente male, anche se la mensa faceva un po' schifo, non tanto il luogo in se per se, ma il cibo.
Per quanto quei poveretti provavo a cucinare ogni giorno qualcosa di commestibile, purtroppo per noi i fondi erano quelli, quindi diciamo che il più delle volte andavano avanti di cornetto della mattina e thè alla pesca o limone, mai stata fan di un solo thè.
Oppure se la pasta aveva una bella faccia cercavo di prendere sempre quella al pomodoro fresco, perché sicuro era la cosa più fresca che avevano.

Il primo giorno non era per niente male, grazie alle sorveglianti che avevano il compito di visionarci, visitai il dormitorio, le  stanze che componevano l'hotel e i vari  piani che lo componevano.
Nel pomeriggio ci dirigemmo in Accademia per fare un giro tra le varie aule, niente di stancante.

Sempre il primo giorno, ci sistemarono nelle varie stanze, ero stata inserita in una stanza in compagnia di una dolce ragazza, dai capelli ricci.. molto bassina e amante del nero, l'avevo capito dal suo letto completamente nero, e dalle luci a led che davano ovviamente sul nero, una vera anima felice, no dai si scherza, il nero dava un tocco di eleganza a quella stanza color zucchero filato, davvero troppo anomalo per i miei gusti... lei era Kiara, e la nostra stanza era la numero 216, senza farlo apposta il destino ci aveva messo anche nello stesso corso, avrei trascorso molto tempo con lei.

La stanza non era niente male, non era una reggia ma neanche un buco,  a parte il suo colore zucchero, con piccoli disegni che davano sul rosa, al centro della stanza era posizionato un'enorme specchio, con tanto di luci, davanti ad esso due scrivanie e una piccola tv, verso sinistra due piccoli armadi stracolmi delle nostre cose, e la piccola porta a sinistra dava spazio al bagno, anch'esso con colori molto chiari, è davvero minuscolo, una doccia due per due e i semplici sanitari niente di così entusiasmante, e commovente.

Erano circa le sette e mezzo del mattino della terza settimana quando la mia maledetta sveglia iniziò a suonare.. una, due, tre volte:
sdreen!
sdreen!
sdreen!
Passato quel maledetto suono, nel letto di fianco al mio, la mia coinquilina iniziò ad urlare:
-"cazzo! Mel, alzati!... non mettere così tante sveglie se tanto sei una dormigliona, ti sveglio io la mattina, ma non farmi alzare nervosa, ti prego.

Ciò che colpiva di Kiara era la sua bontà, il suo modo di fare e la sua pelle biancastra, lunghi capelli ricci, e si distingueva da tutte per i suoi abiti sempre total black e dai suoi mille anelli attorno alle sue dita, e la sua collana stretta al collo.

Erano le otto meno n'quarto quando iniziai ad alzarmi dal letto, cominciai a prepararmi e nel bel mezzo del netto ritardo  cominciai a scavare nel mio armadio, infilai una t-shirt rossa, dei leggings di pelle e delle vans nere, subito dopo essermi vestita in meno di dieci secondi, con i capelli sparati come una vera pazza da manicomio,andai dritta in bagno.. iniziai a lavarmi i denti e truccarmi.. un leggero eye-liner e un pizzico di mascara, sulle mie lunghissime ciglia, ordinai i miei capelli in un'enorme coda di cavallo altissima, presi il mio borsone e corsi di sotto, non era da me fare tardi, ma ultimamente facevo fatica ad addormentarmi.

Finalmente dopo il mio ritardo ci dirigemmo di sotto con i nostri borsoni, per fare colazione dove ad aspettarci c'erano le nostre amiche Ilarye Vivian, anche loro compagne di stanza e compagne di Accademia, anche se loro al nostro contrario, si conoscevano già, perché provenienti dalla stessa città.

Iniziai a mangiare il mio yogurt senza lattosio con i cereali integrali e frutta fresca, dopo varie cucchiaiate, iniziammo tutte a fare il programma della giornata, che sostanzialmente essendo agli inizi era più o meno sempre lo stesso, senza farci scappare qualche pettegolezzo sulle nuove arrivate, o sui vari professori, conosciuti.

Tempo di finire le nostre colazioni che una voce squillante richiamó la nostra attenzione:
"-Ragazze in fretta, il bus vi sta aspettando, non ha tutto il giorno, vi conviene finire in fretta le vostre colazioni. "

Era la nostra sorvegliante Tiffany, una donna dai corti capelli neri, e sempre con il sorriso stampato in volto, richiamò la nostra attenzione, e ci dirigemmo verso i nostri bus, che ci avrebbe accompagnato in accademia, essendo abbastanza distante dal dormitorio.

Durature tutto il viaggio non facevo altro che sentire musica e si può dire sempre la stessa, sulle musiche ero abbastanza monotona soprattutto se avevano da raccontare qualcosa che mi facesse strappare un sorriso, diciamo che finché non finivo ad odiarla l'ascoltavo sempre.

Anche se in realtà ero tanto appassionata di musica, non avevo un gente preciso, in realtà amavo tutti i generi, ma se c'era qualcosa da raccontare quello era il mio genere preferito.
Ad ogni canzone un pensiero, una persona un vecchio ricordo, era così fin da bambina, ero strana ma ero me stessa.

•••••••••••••••••••••••••••••••••••••
Vi ricordo che la storia appartiene a me protetta da copyright quindi chiunque copiasse o prendesse spunto da questa storia è soggetto a denuncia, dopo questa mia piccola cattiveria, vi lascio alla mia storia.. come sempre buona lettura.
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

Via di qua...🤍🏹J&MDove le storie prendono vita. Scoprilo ora