6. you're welcome

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- allora ti è piaciuta la festa?- mi chiese Minho, mezzo sbronzo. - se non fosse che mi hai quasi vomitato addosso- dissi trattenendo una risata. - tanto sono comunque irresistibile- mi disse lui, questa volta risi e lo spintonai. Lui si fece cadere sul suo piumone e appena chiuse gli occhi cominciò a russare . Uscii dal casolare per cercare un'amaca libera dove dormire, camminavo davanti ai corpi dei radurai stesi a terra, chi russava chi sbavava. Mi fermai davanti a una delle amache più distante dalle altre e più vicine al bosco, mi sedetti cauta temendo che potesse precipitare da un momento all'altro a causa della sua instabilità. Dopo essermi accertata che poteva reggere il mio peso mi sdraiai sopra di essa. Non avevo molto tempo per dormire, la festa era durata tutta la notte e vedevo già che il buio impenetrabile della notte andava a schiarirsi, sospirai chiudendo gli occhi. Avevo poche ore prima di dovermi alzare e andare insieme a Minho nel labirinto. Non volevo tornarci, era un posto orribile e ricordavo ancora la sensazione di claustrofobia che avevo provato quando ero rinchiusa al suo interno, eppure dovevo. Volevo vendetta e l'avrei ottenuta solo in questo modo. - già sveglia?- chiese una voce dietro di me, mi girai di soprassalto per vedere chi mi aveva parlato. Appena incrociai lo sguardo con quegli occhi marroni capii che era Newt, - volevi dire ancora sveglia semmai- dissi facendomi passare una mano sul viso, - già la festa è durata parecchio- disse appoggiandosi ad un albero. - e stato davvero forte come hai battuto Gally, nessuno lo ha mai fatto- dal suo tono di voce intravedevo un pizzico di ammirazione. Sorrisi dentro di me, soddisfatta, almeno se avrei sventolato di nuovo il coltellino in faccia a uno di quei ragazzini mi avrebbero preso sul serio. -non è stato poi così difficile - dissi mettendomi seduta sulla scomoda amaca. Nessuno dei due disse niente lasciando un silenzio pieno di tensione, finché lui non chiese - sei pronta per tornare là dentro?- con un cenno del capo mi indicò le pareti del labirinto. Sospirai a quella domanda, sapevo che dovevo essere pronta, ma mi cominciavo a chiedere se lo ero davvero. -si- dissi con convinzione, e lui mi guardò sorpreso. sicuramente non si era aspettato una reazione del genere. - sai mi piacerebbe ricordare la mia vita passata , i miei genitori , sei fortunata- mi disse, e  colsi un velo di tristezza nei suoi occhi. Era sincero. - non sempre ricordare è un bene- gli dissi con tono freddo. Mi distesi per trovare un po di riposo prima di andare nel labirinto. Sentivo i passi di Newt allontanarsi velocemente. Mi sistemai meglio sull'amaca e dopo pochi minuti le mie palpebre divennero pesanti. 

 -è pronta per l'operazione, portala nel reparto 9- disse una voce maschile. Mi trovavo su un lettino bianco, dal suono delle ruote strisciate sul pavimento liscio capivo che era in movimento. cercai di alzare la testa ma i muscoli non rispondevano ai comandi, solamente gli occhi si muovevano freneticamente cercando di capire in che luogo mi trovavo, ma tutto ciò che riconoscevo era il bianco. 

Bianco. Bianco. Bianco. 

Quell'assoluta assenza di colore mi irritava, e il fatto di non potere percepire un solo muscolo del mio corpo non aiutava. - non capisco perchè dobbiamo ogni volta cancellarle la memoria dopo le operazioni- disse una voce, non riuscivo a collocarla nella mia mente. - sai bene che  lo facciamo per un bene più grande, lei è solo un mezzo per un fine. Una vita per il resto dell'umanità. - disse un'altra voce, questa volta la riconoscevo, era quella di Janson. Continuai a cercare con gli occhi i visi di quelle due persone ma percepivo come anche le palpebre facevano fatica a muoversi. le voci vennero sovrastate dal rumore del mio stesso respiro affannato che mi echeggiava nelle orecchie. Le  palpebre si chiusero parzialmente. Il mio cuore era pieno di panico, eppure sentivo come il battito cardiaco rallentava sempre di più, l'aria non bastava ai miei polmoni, le palpebre si chiusero definitivamente. - tranquilla June, andrà tutto bene- disse una voce, ma la sentivo lontana. Rimase il costante pulsare del sangue nelle mie orecchie. Poi, più niente.

Qualcuno mi buttò un qualcosa di morbido dritto in faccia, puzzava in una maniera indescrivibile. - giorno raggio di sole- disse la voce di Minho. Aprii gli occhi cercando di sgrullarmi di dosso l'orribile fetore che mi aveva lasciato la maglietta nelle narici . - allora com'era il risveglio?- mi chiese sogghignando, gli lanciai la maglietta dritta in faccia provocandogli un grugnito offeso, - fallo di nuovo e in faccia ti ritrovi un pugno- brontolai. mi alzai di scatto trattenendo uno sbadiglio e insieme a Minho mi avviai verso il grande casolare. - quante parti del labirinto siete riusciti a scovare finora? - chiesi prima di mordere con gusto una mela, il suo gusto sembrava sano non come il gusto chimico di quelle della WCKD. - ecco per la verità... - cominciò Minho torturandosi il lobo dell'orecchio, - abbiamo esplorato ogni singolo angolo di quel fottuto labirinto e non abbiamo ancora trovato un uscita- sussurrò le parole con fare nervoso. Mi strozzai quasi con la mia stessa saliva. - È impossibile - dichiarai. E lo pensavo veramente. Dovevo pur esserci arrivata in qualche modo lì, altrimenti non si spiegava. - fammi vedere - gli dissi, lui con sguardo titubante mi guidò verso  il bosco. Dapprima non capii, ma quando intravidi un piccolo edificio nascosto parzialmente dagli alberi lo seguii senza esitare. Minho apri la porta con un leggero cigolio accompagnato dal rumore gracchiante delle vecchie assi di legno sul pavimento. All'interno della casupola la polvere si accumulava negli angoli e si sentiva un odore di muffa, l unico mobile presente era  un piccolo tavolo  coperto da un telo bianco, quasi giallastro. Con un movimento delicato Minho alzò il lenzuolo portando alla luce una cosa stupefacente che mi fece sgranare gli occhi. Un modello in miniatura del labirinto era stato costruito con piccoli blocchi di legno, i lunghi corridoi si diramavano come capillari. Guardai Minho che rispose al mio sguardo con un triste sorriso. Riportai gli occhi sulla miniatura del labirinto cercando quella grande distesa  in cui mi ero risvegliata, non c'era. - non c'è il luogo in cui mi sono svegliata - dissi indicando il modellino . - come? - chiese lui confuso, sbuffai scocciata portando gli occhi al cielo. - quando mi sono svegliata nel labirinto mi trovavo in una larga distesa circondata da mura, non l'avete segnata- ripetei. il ragazzo aggrottò le sopracciglia per poi avere un espressione sorpresa, - questo vuol dire che... - - c'è ancora la speranza di un uscita- conclusi la sua frase.

***  
Poco tempo dopo ci ritrovammo davanti alle grandi porte del labirinto, Minho si era caricato uno zaino in spalla stringendo bene le cinghie. - vedi di tenere il mio passo Fagio- mi disse con un sorrisetto di sfida, io non gli risposi e mi preparai per la partenza. Il problema non era la velocità, ma la resistenza. È quest'ultima la avevo imparata bene. Cominciammo a correre entrando nelle grandi opprimenti mura. Io ero la prima ad avanzare, seguita da Minho alle mie calcagna. Gli dovevo mostrare il luogo che non aveva mappato. Avevo quasi raggiunto il solito falso muro d'edera quando sentii un leggero tremolio sotto ai miei piedi. Mi fermai raggelandomi di colpo e facendo segno a Minho di rimanere immobile. - perché caspio ti sei- ma non terminó la frase che sentii già il boato infernale dei dolenti. Non avevo armi. cazzo. Non dovevo dare via il mio coltellino. Tirai Minho dietro di me nascondendomi sotto l'edera dietro a una delle mura. il ragazzo respirava affannosamente, emettendo piccoli sbuffi d'aria. Ci avrebbe fatto ammazzare. Mi strinsi di più a lui premendogli con forza una mano sulla bocca. Dapprima lessi panico nei suoi occhi, ma poi il suo battito rallentò, segno che si fidava di me. Intorno a noi c'era un silenzio inquietante. Ogni minimo rumore sembrava riecheggiare sulle mura grigie. Cercai di rimanere calma. Sapevo che il dolente era in agguato e aspettava una nostra mossa, ma dovevamo giocare in anticipo. Dopo pochi minuti sia io che Minho ci eravamo parzialmente calmati e uscimmo dal nascondiglio in modo  silenzioso. - forse è meglio che te lo mostro un altra volta- sussurrai, e in risposta lui annuii freneticamente. Ci rimettemmo a correre nella parte opposta prendendo la strada di ritorno quando sentii dei passi pesanti dietro di noi, un dolente. Sapevo che dovevamo affrontarlo, non potevamo scappare. Notai un coltellino nella pettorina di Minho e senza pensarci due volte lo afferrai e cominciai a correre verso il mostro, dovevo raggiungere la pancia. - June cosa caspio... EHI TORNA QUI - gridava intanto Minho. Ma non gli diedi ascolto. Continuai a correre in avanti e quando mi ritrovai a pochi centimetri dalle fauci  del mostro scivolai di schiena ritrovandomi sotto di lui infilzandolo con il coltellino. Un boato straziante squarciò l'aria, usai quel suo momento di debolezza per afferrare la lucina rossa e tirarla. Un liquido giallastro mi atterrò in faccia ma non ci feci caso, mi divincolai e gattonai via. Appena fui abbastanza distante mi rimisi in piedi correndo. Il mio respiro era mozzato e in mano avevo ancora quella lucina rossa. Le gambe mi tremavano per lo sforzo. Minho ormai era corso via, come biasimarlo. Se una tipa matta  va incontro al suicidio senza motivo me la sarei data a gambe anche io. Passai attraverso lo stretto corridoio che mi separava dalla radura e mi buttai sull'erba fresca. - ma cosa caspio ti è saltato in mente? - chiese Minho  avvicinandosi a me. Attorno a me c'erano alcuni Radurai che mi guardavano sbalorditi, mi alzai scomposta spolverandomi i vestiti, poi porsi a Minho la lucina rossa del dolente, - non c'è di che - dissi girandomi e avviandomi verso le docce. Sentivo ancora gli sguardi bruciare sulla mia schiena ma non mi interessava. Mi lavai velocemente via il liquido giallastro che avevo in faccia e sugli abiti e andai in cucina. Lì il cuoco era intento a cucinare una pappetta disgustosa, avrei dovuto aiutarlo. - si può sapere dove hai imparato a cucinare?- gli chiesi appoggiandomi allo stipite della porta, -sai potrò anche non ricordarmi nulla della mia vita passata ma nella mia memoria sono rimaste impresse certe ricette- disse aggiungendo un liquido nella pappetta. mi venne il voltastomaco. - posso?- gli chiesi avvicinandomi a quelli che dovevano servire come fornelli, lui annuì sorpreso facendomi spazio. Afferrai uno scatolino con all'interno dei granelli bianchi che ,a giudicare dall'odore, erano sale e gli sparsi abbondanti sulla brodiglia, aggiunsi poi un pò di olio e misi il tutto a cuocere su uno dei fornelli. - wow- mormorò il cuoco, -dove caspio hai imparato?- mi chiese, un triste sorriso mi si dipinse sulle labbra mentre ripensavo a Katie che mi imsegnava a cucinare, all'odore di popcorn bruciati e alle risate. Venni ricatapultata nel mondo reale, il mio sorriso scomparve, spensi i fornelli e divisi il liquido della brodaglia dalle verdure  - ho imparato-  dissi poi. - piacere Frypan, ma chiamami Fry- disse il cuoco porgendomi una mano, questa volta la strinsi, - piacere June ma chiamami la cuoca migliore- dissi ridendo, rise anche lui spintonandomi leggermente. - Andiamo a servire la cena a questo branco di teste di sploff, vediamo se è di loro gradimento- disse prendendo il pentolone dove avevo cucinato le verdure. Lo aiutai e insieme ci avviammo alla mensa. 

the maze runner - No Time To StayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora