Capitolo 29

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Gus pov's

Inutile dire che a causa del mio orologio biologico che sembra abbia smesso di esistere mi alzo alle 8.
Ma non tutto il male viene per nuocere.
O meno, questa volta.
Facendo piano scosto la coperta e riesco ad alzarmi senza svegliare quella che da oggi chiamerò bella addormentata.
Le scatto una foto, prendo il portafoglio e mi avvio verso una pasticceria che ho trovato sul momento grazie a tripadvisor.
Una volta arrivato prendo un cornetto alla crema ed uno vuoto, alla fine sto migliorando, anche se ho sempre odiato fare colazione oggi mi dovrò sforzare.
Torno ed appoggio con cura la scatolina sul bordo del telo.

Nestesia pov's

Mi sveglio grazie alla luce del sole, è una delle tante cose che odio del mondo alla mattina, dopo la maggior parte dei suoi abitanti, ovviamente.
Apro gli occhi e realizzo che siamo in spiaggia.
Ok, non me la aspettavo.
La sabbia é terribilmente fastidiosa.
Visto? in due secondi abbiamo trovato un altra cosa che odio.
Fa anche freddo.
Beh siamo a marzo, mi sembra logico.
Almeno ho la coperta e peep, la prima fa caldo perché credo sia stata progettata per questo, il secondo si é attaccato e basta.
Noto che è sveglio, gli do un bacio sulla guancia e mi siedo sul telo, lui mi imita.

G: buongiorno

N: anche a te

sbadiglio.

G: ti ho preso la colazione

N: tu si che sei una persona da sposare

G: addirittura

N: mi hai praticamente offerto la cena, portato in spiaggia e comprato la colazione, posso non amarti?

G: è plausibile

Mangiamo la colazione chiaccherando spensierati, per un po' mi dimentico dell'esistenza del cellulare, fino a quando non inizia a trillare rumorosamente: i miei genitori.
Rispondo, mi prenderò di certo una sgridata per non aver avvisato ma va bene così.

M: buongiorno

N: emh, buongiorno

M: tutto bene?

N: non siete arrabbiati?

P: no, sapevamo tutto, escluso il posto

N: ma posso avere la mia privacy

M: non ti abbiamo chiesto niente, tranne dov'eri, ma questa domanda era sottointesa

N: siamo in spiaggia

M: quando torni?

Lancio un occhiata a Gus, è perso a fissare il mare e fa spalluccie.

N: non lo so, entro stasera

M: ok, divertiti

P: quello sicuro

N: ma papà-

P: ciao

Chiude la chiamata lasciandomi allibita, sapevo che i miei erano particolarmente propensi a fare battute del genere, solo, non me lo aspettavo con così tanta naturalezza.
Almeno peep non ha sentito nulla e crede siano ancora dei genitori normali.

N: hai intenzione di calcolarmi o pensi di restare lì impalato tutto il giorno

G: se non la smetti di lamentarti credo proprio sceglierò la seconda opzione

N: senti vaffanculo

G: poco irascibile mi dicono

N: stai zitto, perfavore

G: apprezzo l'educazione ma hai iniziato tu il discorso

Sbuffo senza rispondere, mi avvicino ed appoggio la testa sulla sua spalla.
Restiamo per un po' di tempo così, senza fare nulla, fermi a fissare il mare.

N: questo silenzio è strano

G: qualche minuto ed andiamo se vuoi

N: ho freddo quindi ti dico di si, però è bello qui, non mi spiace per niente

G: ci venivo in vacanza da piccolo, è un bel posto, lo ammetto

N: ma

G: ma rievoca un sacco di ricordi

N: i ricordi sono strani, belli sotto certi aspetti, diciamo che posso più o meno capirti, a volte ho dei flashback, è come se si interrompesse tutto e mi si parasse davanti un altra vita, però è tutto così reale.

G: non ho flashback, però sembra tutto così vivo, nella mente

N: in un certo senso si

G: ricordo che quando ero piccolo venivo qui con mia madre e stavamo ore seduti sotto il sole cociente riparati dall'ombrellone, amavo stare in acqua e spesso prendevo brutte scottature, la parte migliore era quando ci fermavamo al supermercato, compravamo dei peeps e venivamo qui per mangiarli, amavo anche quei marshmallow, ah e non fraintendermi, li amo tutt'ora, sono convinto che riuscirei a mangiarne un pacco intero anche con tutti i problemi che possiedo al momento.
Sorrido.
Mi piace sentirlo parlare di lui, questi aneddoti sono in qualche modo speciali, una parte di lui che mi concede di conoscere, una parte di lui a cui gli altri non hanno accesso.
Ci alziamo e raccogliamo le nostre cose, butto la carta in un cestino lì vicino, poi torniamo alla macchina.

N: mi riporti già a casa?

G: se vuoi possiamo stare un po' da me

N: magari si, sai, queste due settimane mi sei un po' mancato

G: sono stato molto in studio e non ero sempre sobrio, mi dispiace

Noto una punta di imbarazzo e tristezza nel suo tono.

N: ei tranquillo, adesso sei qui

Guida per quasi un ora prima di arrivare davanti a casa sua, certo che si è smazzato un bel po' di strada, solo per vedermi felice.
Nessuno, tranne i miei, aveva mai fatto qualcosa del genere per me.
MI fa sentire importante, quasi unica.
L'altro giorno in chiamata mi ha rivelato che il suo primo pensiero quando mi ha vista era molto vago, non riusciva a definirmi ma mi vedeva triste, diceva che parlavano gli occhi.
Ha detto anche che non voleva più vedere quel velo e che avrebbe fatto di tutto per toglierlo.
E forse ci era anche riuscito.

Spazio Autrice:

non vivo più sulla terra - mace, rkomi, venerus

-vi

(quando mi ricordo mi firmo si)

𝐓𝐇𝐄 𝐁𝐑𝐈𝐆𝐇𝐓𝐒𝐈𝐃𝐄 | 𝐋𝐈𝐋 𝐏𝐄𝐄𝐏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora