Capitolo 34

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-4 mesi dopo-

C'e l'avevo fatta.
Avevo passato la maturità.
Avevo appena preso il diploma.
Avevo finito la scuola.

Era tutto bellissimo, il pensiero di non dovermi più recare in quell'istituto mi tirava su il morale in una maniera assurda, adesso avevo tutta l'estate davanti.
Avevo accantonato subito l'idea di un università, la mia voglia di studiare era a dire poco inesistente.
Si lo so, con il diploma e basta, considerando che avevo scelto un liceo scientifico, posso andare al massimo a fare la cassiera, ma al momento non importa, non ho mai avuto grandi aspirazioni per il mio futuro, tranne il mio sogno di fare l'attrice, quello rimane chiuso nel cassetto, anche se probabilmente irrealizzabile. (potete ridere, lo so che è ridicolo)

Una scarica di coriandoli dorati mi investe, quando mi cadono in testa è come se tornasse in me una sensazione, la stessa di qualche mese fa, vengo avvolta da uno strano velo di tristezza.
Rido, lo faccio perchè non posso fare altro.
Tutti i miei parenti sono presenti, inutile dire che la metà li avrò visti due volte nella mia vita e non si risparmiano commenti del tipo -come sei cresciuta mamma mia-.
Io annuisco, anche se vorrei prendermi la soddisfazione di rispondere - bro sai com'è, è passato giusto qualche anno-.
Il problema è che voglio evitare sgridate ed altre cazzate, quindi non posso dire niente.
Gustav è seduto di fianco a me, non so ben dire che impressione abbia dato alla mia famiglia, considerando che si è abbastanza estraniato da tutto, d'altra parte non mi sembra fatto, l'ho guardato negli occhi più volte e non ha le pupille dilatate o altro.
Stiamo aspettando l'antipasto, non ho la più pallida idea di quello che mangieremo, ho lasciato carta bianca ad i miei, fosse per me, mcDonald e via.
In realtà trovo tutto questo una grandissima assurdità, però insomma, erano così contenti di organizzare qualcosa che non me la sentivo di stroncarli così, in fondo dovevo solo assecondarli.
Gus appoggia la sua mano sulla mia coscia, scosta leggermente il velo del vestito per raggiungere la pelle, puntualmente fredda.
Sorrido e mi volto, lo guardo, gli si legge negli occhi che è felice per me, in ogni caso, non sembra altrettanto felice di stare qui.
Mi bacia la guancia sotto lo sguardo di qualche parente seduto di fianco, poi toglie la mano, lasciandomi con un brivido di freddo.
Resto a chiaccherare con due zie fino all'arrivo della prima portata, quando realizzo che sono Capesante lancio un urlo ed un bacio volante a mia madre, quella donna mi conosce fin troppo bene.
Appena mi si para il piatto davanti sprizzo di gioia, fino a quando non sento la mano di peep che sfiora la mia, impercettibilmente, quasi come se non si volesse nemmeno far sentire; intreccio le nostre dita capendo immediatamente cosa stava cercando di dirmi, in quel momento, mi ero totalmente dimenticata di tutti i suoi problemi alimentari.
Gli sussurrai un -ce la puoi fare-, era ancora poco convinto, ma in quella situazione non è che potessi fare molto.
La cena passò senza infami ne lodi, il cibo era buono ma non totalmente nelle mie corde, per quanto riguarda Gus non c'è molto da dire, mangiò pochissimo con la scusa del non voler essere pieno per la torta, alcune portate chiese di non averle, diceva che gli dispiaceva dover buttare il cibo; inutile dire che mi faceva un sacco di tenerezza.
Il momento della torta era finalmente arrivato, non aspettavo altro, un coro di persone mi incoraggiavano a tagliarla, mentre io ripetevo che ero negata e non c'e l'avrei fatta.
Cosa del tutto vera.
Alla fine la tagliai io, la prima fetta venne un disastro, le altre però erano ancora accettabili; ero fiera di me stessa? di certo.
Una volta finito presi una fetta e andai a sedermi in un tavolo un poco più isolato, per quanto potessi amare la compagnia una delle cose che più odiavo era il casino, e ne ero dentro da fin troppo tempo.
Da lontano potevo finalmente prendermi del tempo per guardare il mio amato, che finalmente era riuscito a familiarizzare con il tutto e stava parlando con mia nonna.
Quando si accorse che lo stavo guardando, seduta da lontano, sorrise e mi raggiunse.

N: ei

G: ei

Si sedette di fianco a me appoggiando la fetta di torta sul tavolo, ne mangiò un piccolo pezzo, vidi quanto gli stava costando, quanta fatica faceva.

N: non serve che ti sforzi davanti a me, tranquillo

G: mi dispiace, io, non volevo metterti in imbarazzo o altro, forse non sarei dovuto venire

Gli prendo la mano, giocherellando con le sue dita.

N: sei qui perchè te l'ho chiesto io, quindi mi fa piacere evidentemente

G: si, però, non lo so, è strano

N: si ti fa schifo lo so

G: non dico questo, sono solo a disagio

N: ti amano tutti invece

G: addirittura

N: lo giuro, hanno detto che devi cambiare il colore di capelli però

G: ma perchè a nessuno piacciono

N: io li adoro

Gli lascio quello che doveva essere un leggero bacio, cerco di staccarmi ma la sua mano mi tiene incollata alle sue labbra.

G: solo qualche secondo

Riprendo a baciarlo, tengo il suo viso incollato al mio, con le braccia al collo, le sue mani passano dalle spalle ad i fianchi, li cinge dolcemente.
Improvvisamente, non mi interessava quasi più essere guardati male.

𝐓𝐇𝐄 𝐁𝐑𝐈𝐆𝐇𝐓𝐒𝐈𝐃𝐄 | 𝐋𝐈𝐋 𝐏𝐄𝐄𝐏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora