Chapter 27

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"Diventeremo famosi"

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MARCUS'S POV

"Bene ragazzi, troviamo Saya e partiamo." Appena però pronunciai quelle parole, Saya comparve davanti a noi.

"Andiamo. Seguitemi e non perdete il passo, dobbiamo muoverci cazzo." Disse lei decisa, sorpassando tutti e dirigendosi verso l'uscita secondaria della scuola.

Prendemmo la macchina, Saya si mise alla guida e ci portò ad una specie di negozio di bombe e armi.

Entrammo e comprammo una pistola e un coltellino per ciascuno, tre bombe, degli accendini e delle corde. Poi uscimmo.

"Dove andiamo Sa?" Chiese Maria mentre entravamo in macchina.

"Tra poco lo scoprirete." Disse lei facendo partire la macchina.

Per tutto il viaggio nessuno ha aperto bocca. Io ho pensato per tutto il tempo a Clarissa, a quanto era importante per me e a come le avevo spezzato il cuore. Mi sentivo uno schifo, per colpa mia ora stava male e chissà cosa starà passando.

Ricordo la prima volta che l'ho vista; era un'orfana senzatetto che girava per le strade di New York da sola, la notte, cercando cibo e acqua, un posto dove dormire magari, ma era comunque così perfetta.

Quel suo viso dolce, i suoi morbidi capelli castani, i suoi occhi color nocciola. Era bellissima. Ed io mi sono innamorato di colpo, appena l'ho vista.

Poi però mi son messo con Maria per dimenticarla. No, cosa dico. Mi son messo con Maria per negare il fatto che mi piacesse. La pensavo tutto il giorno, mi capitava di non dormire la notte pensando a quello che provavo per lei, cercando di farmi una spiegazione. Come avevo fatto ad innamorarmi? Come aveva fatto, con un solo sguardo, a stravolgermi? 

Era la persona più importante che avessi cazzo, e l'ho persa. Sono così stupido, così coglione.

Ci ho riflettuto per molto, volevo scusarmi per bene, non sapevo come però.

"Ehi, Lex. Come faccio a farmi perdonare da qualcuno?"

"Amico, dipende da cosa hai fatto e di chi stai parlando." Mi disse lui. Sospirai, poi gli raccontai cos'era successo.

"Mh, amico, sei un po' nella merda." Confessò. Roterai gli occhi e, rendendomi conto che uno come Lex non poteva aiutarmi, mi girai dalla parte del finestrino ed iniziai a guardare il paesaggio, che tanto paesaggio non era.

Si era ormai fatto tardi e in giro c'erano solo colline su colline, qualche lampione ma nient'altro. Tutto buio, solo i fari accesi della macchina e, appunto, qualche lampione ogni tanto.

-

Dopo circa due orette di viaggio ci ritrovammo su un paesino con molte case trasandate. Saya si fermò davanti ad una villetta circondata da alberi e siepi, da dove si sentiva sin da fuori odore di erba, sudore, tabacco e alcol. C'era persino il tumore frastornante della musica rock.

" questo è il piano: Petra, Billy, posizionate le bombe davanti alla porta. Tu, Marcus. Entrerai da una delle tante finestre e ti ritroverai in qualche camera. Io e Maria faremo lo stesso, ma da finestre diverse. Voi due, non entrate." Disse Saya indicando Petra e Billy.

"E io che faccio?" Chiese Lex offeso.

"Tu? Tu vieni con me. Uccidiamo un po' di gente." Concluse Saya, dopodiché ci dividemmo tutti quanti.

Io mi arrampicai sulla finestra più alta, che portava ad una stanza vuota. Entrai con non poca facilità, aprii la porta e mi ritrovai in un corridoio pieno di stanze. Alla fine di quella strettoia c'era una rampa di scale che portava al piano inferiore, poi un'altra e un'altra ancora.

Mi ritrovai in mezzo ad una montagna di cibo, lattine, bottiglie di birra e whisky, mozziconi di sigarette e ceneri. Di persone però non c'era anima viva.

Mi girai di scatto quando sentii qualcuno correre verso di me.

Era una donna bassa e robusta con una specie di, martello forse, in mano. Mi spostai di scatto e corsi verso un'altra stanza. Chiusi la porta e mi ci appoggiai pesantemente per non farla aprire, ma la donna iniziò a spaccarla con lo strumento. In preda al panico cercai qualcosa da usare contro di lei e, appoggiata all'angolo della stanza, trovai un'uscita a due teste. Corsi velocemente per prendere l'arma e la tirai alla signora, prendendole in pieno il braccio.

"Cazzo," sussurrai, ma non perdi tempo e corsi a cercare gli altri.

Entrai nella cucina della casa e trovai Petra e Billy, per terra c'erano tre uomini morti.

"Siete seri?" Du la prima cosa che mi venne in mente. "Saya vi aveva detto di non entrare."

"Ci hanno attaccato da fuori, cosa dovevamo fare?" Disse Petra, era molto frustrata.

"Potevate utilizzare le bombe." Ed è li che mi ricordai di avere una pistola e un coltellino svizzero a portata di mano, potevo usare uno dei due invece ho staccato un braccio a quella donna.

"Perché quella faccia?" Chiese Billy, ma non gli risposi. "Presto, dobbiamo trovare quella fottuta testa." Mormorai. "Seguitemi."

Scendemmo delle scale e ci ritrovammo in un luogo buio e umido, molto puzzolente.

"Cazzo, non si lavano mai?" Borbottò Bill.

"Ma sta zitto, idiota." Ribattè Petra.

"Shh" feci segno ai due di stare zitti quando sentii dei lievi rumori.

Camminammo lentamente e ci ritrovammo, senza rendercene conto, in un'altra stanza, più luminosa, molto più luminosa.

"Ooh, vieni caro. Carissimo." Risuonò nella stanza la stessa voce che c'era ore fa al telefono, l'unica voce che mi faceva rabbrividire ogni volta.

CLARISSA'S POV

Non potevo crederci; era lui, era Marcus. Non ero mai stata così felice di vederlo in vita mia. Dietro a lui c'erano Billie e Petra, che a malapena riuscii a riconoscere. Non so cos'avevano i miei occhi, so solo che vedevo pochissimo.

Non mi notarono subito, ero posta al buio sopra un divano giallo, al lato della grande stanza. Non ero però neanche così tanto lontana da non farmi vedere.

Quando vidi il volto di Marcus provai ad urlare e a far rumore, ma risultò difficile dato che ero praticamente una mummia da quanto scotch mi messo nelle mani, nei piedi e in bocca quel troglodita di cui non so neanche il nome; per mia fortuna i ragazzi mi notarono.

Avevo passato una notte terribile, non vedevo l'ora di uscire da quel posto, dovunque e qualunque cosa fosse.

Marcus, spaventato, fece per venire a soccorrermi ma l'uomo dalla faccia bruciata gli puntò una m14 nel petto.

"No." Mimò un no con il dito indice. "Andrai da lei quando te lo dirò io...se te lo dirò" rise. La sua risata era piena d'odio e di divertimento, non avevo mai visto nulla di così stupido ma allo stesso tempo di così terrorizzante.

Marcus rimise i piedi nella posizione in cui era prima, ma con la coda dell'occhio continuava a guardarmi. Gli sorrisi, rassicurandolo, ma il suo sguardo preoccupato rimase fermo sul mio.

"Ora faremo un gioco," continuò l'uomo sorridendo. "Voi due, fuori da questa casa. Ora." Esclamò severo.

Quando Petra e Billie uscirono, faccia-da-cazzo fece accomodare Marcus vicino a me.

"Non toccarla," precisò, mettendosi davanti ad una tv. Nel frattempo era entrato lo stesso spacciatore che c'era alla festa di Shabnam.

Marcus lo guardò confuso, poi mimò un "ciao" con la mano e gli sorrise.

"Bene, oggi faremo una cosa divertentissima. Oggi diventeremo famosi." Disse lo psicopatico.

"Amico, con quella faccia non ci diventi famoso, te lo assicuro." Dissi ironicamente quando Grizz, lo spacciatore, mi strappò lo scotch dalla bocca.

"Zitta donna!" Si girò verso di me e mi urlò, sputandomi in un occhio.

"Che...schifo!"

Fatti per stare insieme // 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐮𝐬 𝐀𝐫𝐠𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora