"Pace"
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Il giorno dopo mi svegliai piuttosto tardi, perciò saltai colazione e mi diressi direttamente verso la stanza di Sebastiàn per dirgli che non potevo esserci, solo che non sapevo cosa dirgli.
Bussai tre volte alla sua porta, ma ad aprire non si presentò lui.
"Mhh, mi hermosa, cosa ti porta qui?" Balzai quando vidi davanti a me Juan.
"C-cercavo S-Se-Sebastiàn" balbettai, per poi però cambiare totalmente espressione. Non mi avrebbe fatto questo effetto, non mi sarei più fatta mettere i piedi in testa da lui.
"Non è qui-" lo interruppi.
"Bene, allora digli che oggi non potrò esserci. Mi dispiace molto, ma me l'hanno impedito." E me ne andai, fottendomene di quello che aveva da dire.
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Le giornate qui erano sempre le stesse: la mattina ti alzavi, facevi colazione, andavi a lezione, pranzavi, studiavi per il giorno dopo e così via; oggi però sentivo che sarebbe successo qualcosa di meno noioso.
Passai la mattinata a leggere un romanzo rosa chiamato il fiore e la fiamma, che racconta di una giovane criminale chiamata Heather, in fuga dopo aver commesso un efferato crimine per difendere la propria virtù.
Devo dire che mi rispecchiavo molto nella protagonista; una donna sempre in fuga per aver commesso un errore, che potrebbe costarle la libertà.
Mentre leggevo venni interrotta dal bussare della porta, così mi alzai, un po' confusa dato che non aspettavo nessuno, e andai ad aprire, ritrovandomi davanti la persona che non mi sarei mai più aspettata di vedere, o di parlarci.
Feci per chiudere la porta, ma mi bloccò.
"Prima che tu possa dire o fare qualcosa, ti prego, ti supplico, ascoltami per un attimo." Disse lei. I suoi occhi luccicavano, ma si rifiutava di far fuoriuscire le lacrime."Ho sbagliato, ok? Ho fatto qualcosa di orribile, ti ho fatto passare l'inferno e non so neanche come ci si sente-"
"Già, non lo sai. Non ne hai proprio idea di come ci si possa sentire." Sputai io acida, scuotendo leggermente la testa da destra verso sinistra.
"Hai ragione, non lo so. E mi dispiace, mi dispiace tantissimo. Non riuscivo a capire perché tu mi avessi mollata in quel modo, perché d'un tratto eri arrabbiata con me, ma ora l'ho capito. Ti piace Marcus, vero?" Mi guardò con aria spaventata, aveva paura della mia risposta. So che sapeva cosa provavo, ma non voleva crederci, perché anche lei prova qualcosa per lui.
"No, siamo solo amici. Niente di più Maria." Quelle parole mi facevano male al cuore. Amici, eravamo solo amici. Ma questa non era la cosa che faceva più male; quello che non riuscivo a sopportare era il fatto che lui non provasse quello che provo io, che i miei sentimenti non erano affatto ricambiati.
"Mh, non direi proprio. Vedo come tu guardi lui, e come lui guarda te. Siete una bella coppia, c'è chimica tra di voi." Continuo lei con un sorriso sincero. D'un tratto una lacrima scese sulla sua guancia rosea, ma non perdette tempo e l'asciugò, voltandosi da un'altra parte per non risultare debole.
E chi non lo era? Chi, in questa storia, non ha un punto debole?
Non siamo tutti fatti per questo, non siamo tutti criminali, non a tutti piace uccidere, far saltare in aria case e negozi, rubare, commissionare in nero. Molti siamo persone normali costrette dai nostri genitori a frequentare questa scuola, altri di noi hanno trovato l'opportunità e l'hanno colta, per altri ancora questa è stata l'unica scelta."Ehi, tutto bene?" Chiesi io ponendole una mano sul braccio, che però scostò difilatamente.
"Si, mh si. Non ho niente, solo un po' di allergia. Che stavo dicendo? Ah si-" disse lei tirando su il naso violentemente.
"Mi dispiace cazzo, per tutto quello che ho fatto, ma ero ciecata dalla rabbia e dall'odio nei tuoi confronti per quello che mi avevi fatto, per come mi avevi lasciata sola, che non mi sono resa conto del dolore che ti ho inflitto e della stupidaggine che ho fatto. Avevo solo te, nessuno teneva a me quanto ci tenessi tu, persino Saya è mai stata così con me. Io e lei eravamo migliori amiche, eravamo così unite cazzo, ma mai quanto lo siamo state io e te. La mancanza che ho iniziato a provare per te mi ha portata a pensare, a riflettere, e ho capito di aver sbagliato e soprattutto che ti devo delle scuse, perciò mi scuso infinitamente, per tutto." Concluse lei. I miei occhi si riempirono per un secondo di lacrime, per poi asciugarsi. Tutta l'avversione, il rancore e i brutti sentimenti che provavo per lei erano d'un tratto spariti, come se non ci fosse mai stato nulla. Si era scusata, ed io ero così buona e forse ingenua da cascarci.
La abbracciai, un abbraccio che sembrava durare un'eternità, ma ci staccammo dopo mezzo minuto.
"Va bene, ti perdono," dissi io sorridente, provocando in lei un sospiro in segno di sollievo.
"Comunque per Marcus non Provo più nulla, forse un po' di risentimento, ma nient'altro." Mi rassicurò.
"Ah, e non preoccuparti, non ti farò più alcun torto, non mi azzarderò mai più a tradirti o a far qualcosa di male bei tuoi confronti. Non sono Brandy." Al suo nome mi irrigidii.È stano e brutto come uno stupido nome ti possa portare ad una reazione del genere, a come una singola parola possa alterare il tuo stato d'animo drasticamente.
"Che succede?" Mi chiese lei abbassandosi alla mia altezza. Maria era poco più alta di me.
"No, niente. Tranquilla." Feci il sorriso più finto, ma lei riuscii a capire che qualcosa non andava.
"È Brandy. Lei, il suo nome, mi fanno ribrezzo. Pensavo di essere sua amica, pensavo di poter contare su di lei, invece mi ha mollata. No, mi correggo, non mi ha mollata, perché non è mai stata veramente mia amica, mi ha solo usata per i suoi scopi, per avvicinarsi a Marcus."
Tirai tutto fuori, così Maria mi fece sedere nel letto, mettendosi comoda dopo di me."Che ne dici di una vendetta? È da un po' che noi due non ci divertiamo assieme." Guardai Maria, che continuava a sorridere diabolicamente tenendo le mie mani aggrappate alle sue.
"Ci divertiremo," continuò lei."Come vorresti procedere?" Chiedi io, mentre nel mio viso si allargava un sorriso.
Ed ecco che, in quell'istante, fece il suo ingresso Marcus, che guardò sbalordito prima me poi Maria.
"Che ci fate. Voi due. Insieme. Nello stesso letto?" Disse lui portando un popcorn in bocca.
"Stiamo pianificando una vendetta, se magari ci fai il favore di usci-" Disse Maria, ma venne subito interrotta.
"Si, ok. Ora però Clarissa viene con me. Su, alzati piccola." Sentii lo sguardo di Maria piazzato su di me.
"Ti prego, altri cinque min-"
"Muoviti, non ho tempo." Disse lui uscendo dalla stanza.
Mi girai verso Maria, che mi guardava pietrefatta.
"Non si è mai comportato in questo modo. Perché?" Chiese lei.
"Come? Non capisco, di che stai-"
"Perché si comporta così arrogantemente, con me non l'ha mai fatto, e penso con nessun altro. Forse con Saya, ma con.. con nessun altro." Mormorò lei, pronunciando lentamente le ultime parole.
"Vai." La guardai per un secondo, non riuscendo a capire.
"Ma stai bene? Che problemi hai."
"Eh? Ma di che stai parlando, ti ho detto solo di andare." Sbuffò Maria.
"Siete tutti strani oggi, vabbè." Conclusi io, uscendo dalla stanza.
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Fatti per stare insieme // 𝐌𝐚𝐫𝐜𝐮𝐬 𝐀𝐫𝐠𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨
FanfictionIN REVISIONE// COMPLETATA Se non hai incontrato l'amore, hai mancato il punto. Sei nato, hai vissuto, sei morto, ma hai mancato il punto. È un fallimento tremendo, un fallimento completo, un fallimento assoluto. Non hai colto l'intervallo tra le due...