Absenteeism

15 3 0
                                    

Jiyong le apparse più adorno, più grande, leggiadro. Riusciva a capire che nonostante fosse stato separato da lei, non l'aveva lasciata. La ragazza si malediva sempre per non averlo amato, sentiva che lui era l'unica via d'uscita in questo mondo di oppressione e soffocamento. Un dolore incolmabile era quella  percezione d' inesistenza: Il sentirsi inutile difronte a questo mondo fatto di uomini fortemente legati a questi beni che prima o poi li abbandoneranno; Drogati di utopia comportando ad un senso di cambiamento nei confronti della società vigorosamente  inadatta, è questo, un sodalizio completamente inopportunio dove la piccola Jennie si sentiva fuori, tutto era come appariva; non c'era niente che non era come sembrava: una televisione bianco e nero con attori che avevano due unici interessi: Soldi e potere. La gente diventava nobile e ricca solo per il piacere o anche quasi per la voglia di diventare superiore a quella povera gente, che se pur non poteva permettersi anche di avere solo un posto nella società, in realtà poteva cambiare il mondo. Così, ogni giorno la piccola Jennie portava del cibo e dei vestiti non più usati da lei, nelle mense e nei centri di accoglienza, per sulle persone che anche se non nobili in conto di franchi (soldi francesi. Difatti la Francia usa i franchi a carte e gli euro come spiccioli) loro erano nobili d'animo. Quel concetto Dantesco di "nobiltà" attuato tra il 200 e il 300 nel movimento letterario del dolce stil novo, che prende questo concetto come nobiltà interiore e come dote spirituale, non ereditaria e il rapporto tra la nobiltà d' animo  e la capacità d'amare era vista da alcuni poeti come uno strumento di conoscenza di se stessi, dove attraverso questo lieve sentimento si veniva a conoscenza di una felicità interiore. Quella piccola luce interiore per Jennie era Ji Yong, che piano piano si andava intrufolando sempre più sul suo cuore e faceva fatica a farla uscire, Jennie era spaventata; un sentimento mai provato prima d'ora, quello di libertà. La libertà, che sul vocabolario sarebbe scritto come " Stato di autonomia essenzialmente sentito come diritto, e come tale garantito da una precisa volontà e coscienza di ordine morale."  Ma per Jennie la libertà era quella voglia di fuggire da questo mondo con Jiyong. Era sempre presa dalla voglia di correre, raggiungerlo e gettarsi tra le sue braccia rendendogli noto finalmente il suo bene. Nella vita non c'è niente di meglio del volere "bene". Significa letteralmente " Io voglio per te il bene" e Jennie infatti sperava per Jiyong tutto ciò che poteva farlo sorridere, anche se non poteva farlo per merito suo, questa cosa la rendeva realmente felice. In quanto a lei, per i suoi pensieri, era destinata ad una vita dove l'unica cosa che doveva prevalere era l'oscurità e colui che spegneva quella luce era Mino. Ma quando vedeva Jiyong, in lei giaceva speranza, solo questo, speranza. Quel sentimento che Jiyong gridava con i suoi occhi stanchi di vederla soffrire " Abbi speranza che prima o poi verrò e ti libererò" . Jiyong vedeva Jennie come un  fiore e la paura che si appassisse era alta quanto la stessa probabilità che potesse essere bruciata ancor prima che lui potesse aiutarla. Così Jiyong ogni volta la incitava a reagire; sapeva che questo mondo non era fatto per Jennie, ma sapeva anche che Jennie era fatta  per questo mondo. Per lui bastava un solo passo in più e lei poteva cambiare il mondo, con la sua ingenuità e la sua eleganza, poteva sbalordire un'intera comunità e non solo questo: Anche se era ingenua, lei lo era in altri ambiti (tenerezza anche sul modo di agire) ma Jennie era in realtà molto intelligente; la madre l'aveva istruita veramente tanto bene e il padre che se pur l'aveva abbandonata, le aveva fatto comprendere la vera distinzione umana, dove il mondo è diviso non per stereotipi o per nazioni, ma per comportamento che può comprendere o il male o il bene. Per non parlare di quanto Jennie era avvocabolarizzata; aveva letto talmente tanti libri insieme a Jiyong che ormai li conosceva a memoria. Ed era lì che lui testava  la sua intelligenza. La ragazza aveva voglia di imparare ma non gli era era permesso a causa della sua posizione: la donna ricca quasi in sposa del nobil Mino che non aveva bisogno di imparare quelle "quattro stupide parole" che in realtà unite tra loro raccontano la storia ma che hanno un secondo fine: l'esortazione a non commettere più gli errori della storia. Ma come dice Karl Marx "La storia si ripete".

CIAO A TUTTI! HO CERCATO DI FARE UN DICIAMO " TRAILER" DI QUESTA STORIA. QUI C'È IL LINK, SE VI VA PASSATE A VEDERLO:

https://youtu.be/jb63Z1zKP8E

WHO? YOU?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora