Regret

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La sera, tirò fuori le sue mezze maniche dal tavolo, mise in ordine le sue cosette,rigò con cura i suoi fogli, e la vedemmo lavorare con coscienza, cercando parola per parola nel dizionario, per paura che le sue fossero troppo infantili. Così cominciò a scrivere la storia della sua vita in una serie di fogli uniti tra loro con delle spille, affannata.

Il signor Kim Jong Ho, importante avvocato di Pusan, nel lontano 1971, fu costretto a lasciare il suo lavoro ed a trasferirsi a Cheongdam-dong, un quartiere a Seul. In quel posto incontrò una bellissima donna, alta, mora e con gli occhi di gatto. La ragazza se ne innamorò alla follia appena lo vide è lui se ne fece moglie. Quando si sposò, per tre o quattro anni visse approfittando del denaro della moglie, mangiando bene e fumando molto. La moglie lo amava ma compieva mille e mille atti di servilismo che avevano finito per allontanarlo sempre più da lei. E lei, allegra un tempo, era ormai diventata come una rosa appassita e difficile,aspra e nervosa. Ma poi d'un tratto tutto cambiò: ella ebbe una figlia. Fu viziata come una principessa. La madre la nutriva di marmellate e di frutti. Le raccontava fiabe, la mandava a dormire nel caldo letto dopo la ninna nanna... Nell' isolamento della sua vita riponeva in lei tutte le sue ambizioni ormai disperse. Sognava per lei una buona posizione e la vedeva già grande, bellissima e con una buona posizione nella magistratura. Così le insegnò a leggere e con un vecchio piano anche a cantare tre o quattro canzoncine. Divenne così forte con le sue piccole manine e con un bel colorito sul viso. All' età di otto anni, la madre riuscì a farla partire per la Nuova Zelanda, dove lei si laureò in giurisprudenza, ma quando la madre pianificò di farla trasferire in Florida all'età di 14 anni in modo da poter diventare un' avvocatessa o insegnate Jennie chiamò la chiamò piangendo al telefono, opponendosi ai suoi desideri,. Voleva ritornare in Corea, tutto qui.
Così la ragazza ritornò lì dove incontrò un giovane uomo che si prese cura di lei dopo che la madre morì e il padre l'abbandonò. Poi, poco a poco, i suoi pensieri si fermavano. Seduta sul prato della sua incantevole villa, a terra a piccoli colpi che impiantava con il suo ombrellino, Jennie si chiedeva:
- Perché si è fermato tutto?
Si chiedeva se, per differenti combinazioni del caso non avesse incontrato Mino, bensì qualcun altro uomo che si fosse preso cura di lei in un altro modo. Mino è un ragazzo molto diverso da lei. Lei era molto positiva: amava la Chiesa per i  fiori , la letteratura per i suoi eccitamenti personali e la musica per la profondità delle parole; lui invece era tutto il contrario e la maggior parte delle sere si presentava davanti al cancello di un colore giallo oro instupidito e puzzolente di sbornia. Jennie si chiedeva se era veramente questo quello che voleva, ma non c' era altro modo di cambiare via. Ormai la sua vita era diventata abbastanza prevedibile e la noia era ormai diventata come un ragno che piano piano tesseva la tela in ogni angolo del suo cuore. Ad un certo punto Jennie si strinse tra lo scialle e si alzò. Il sole ormai stava tramontando, il cielo che si intravedeva tra i rami era diventato rosso e i tronchi degli alberi messi tutti in fila divennero più scuri per la contro luce. Jennie così avverti un brivido di paura.

Il giorno dopo, qualcosa di risonante svegliò Jennie. Era il campanello. Scese così di sobbalzo dal letto e corse per tutto il corridoio, arrivando finalmente alla porta.

- tenga questa è per La signorina Kim e il signor Song- disse il postino che si trovava dinanzi alla porta.
Jennie sfilò così la lettera dalle mani del postino e chiuse la porta. Girò la lettera e lesse:

"Gentile signor Song lei è invitato alla festa del signor Dong Youngbae, ovviamente insieme alla sua futura moglie, Cordiali saluti.
 
                                    Il maggiordomo"

La ragazza corrugò la fronte quando lesse la frase " ovviamente insieme alla sua futura moglie "

-Futura moglie?!- Disse con aria sorpresa...

Allora la fanciulla urlò con la sua dolce voce il nome del suo fidanzato che a sua volta le rispose e scese

-che c'è?- disse Mino, con aria addormentata. La ragazza si sedette e poggiò il capo sul tavolo e con il ditino indicò la lettera; Mino la prese e cominciò a leggerla.
- Vuoi andarci?- disse l'uomo riferendosi alla festa.
La ragazza era confusa. Non sapeva se andarci o meno ma sapeva che cambiare aria, invece di stare sempre lì, non poteva altro che fargli bene. Così accettò.

La villa di Youngbae appariva da un immenso prato di fiori profumati e delicati e di ciuffi di alti alberi. Così Mino si fece avanti e, dato il braccio alla dolce fanciulla, la fece entrare nell'atrio. A sinistra c' era una galleria che dava sul giardino e portava alla sala del biliardo: lo schiocco delle palline battevano l' una contro l' altra si udiva sin dalla soglia. Da tutti i quadri neri incorniciati d' oro che incontrò per il corridoio, emergeva la parte più chiara della pittura; che Youngbae fosse un artista? Chi lo sa...Ma a Jennie piaceva molto quello stile artistico.
Successivamente fu chiesto alle ragazze di prepararsi per il ballo, così Jennie si vesti con la cura meticolosa di una cantante al suo debutto. Intanto Mino la vide da dietro, nello specchio, tra due candelieri. I suoi occhi erano castani, ma con la luce che sbatteva su quest'ultimi diventavano color miele. I capelli, dolcemente ondulati, avevano riflesso biondo. Portava un vestito d' un pallido giallo zafferano, corto al punto giusto e ornato da Swarovski e diamanti vari. Era bellissima.

Dopo la cena, durante la quale furono serviti in abbondanza di vini, gamberetti e grandi varietà di carne e gelati, cominciarono alle tre del mattino le danze. Jennie non sapeva ballare molto. La madre le aveva insegnato tutto meno che questo. Tutti ballavano con aria divertita, c' era anche chi cadeva per lo spazio ormai ristretto e Mino si era poggiato sulla porta mezzo addormentato. Tuttavia, tra i ballerini c' era un uomo: bello, intelligente, distinto e attraente, familiarmente chiamato G dragon, anche se il suo nome reale era Kwon Jiyong; assicuramdole che egli la guiderebbe e che se la caverebbe benissimo.
Così Jennie accettò e cominciarono a ballare lentamente, poi sempre più rapidi. Quando passavano vicino le porte, il vestito bellissimo di Jennie, si avvolgeva ai pantaloni di Jiyong. Le loro gambe s' incrociavano. Egli abbassata gli occhi su di lei ed ella levava i suoi su di lui. Jiyong, trascinando con sè, in un ballarw sempre più rapido, scomparve con lei in fondo alla galleria di quadri dove,Jennie stette per cadere. Per un attimo, appoggiò la testa sul petto di lui. Continuando a ballare, ma più lentamente, egli la riportò al suo posto. Continuarono a lungo e fecero stancare gli altri. Lei con il corpo a ritmo e lui con le mani accinghiate sui fianchi della ragazza e le labbra protese.

Si conversò ancora per un'altro po' e dopo gli ospiti andarono a coricarsi.

Nella villa Jennie si mise uno scialle, aprì la finestra e si appoggiò al davanzale. La notte era nera. Veniva giù qualche goccia di pioggia. La musica della festa le ronzava ancora tra le orecchie e non smetteva di pensare a quel ballo, che se pur per poco non le aveva fatto pensare i suoi problemi quotidiani.

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