Capitlo 7: Incontri

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Mi girai e non c'era nessuno, grazie Dea Bendata, grazie. Decisi di terminare così la serata meglio non sfidare la fortuna, salutai Simona e mi diressi verso casa.
La strada era buia, anche se nel cielo si potevano intravedere delle stelle che illuminavano la notte.
Cercai di camminare più veloce possibile, era tardissimo, e i tacchi che portavo, oltre a farmi inciampare dappertutto, non aiutavano a molto.
D'un tratto mi venne un lampo di genio, le Vans nella mia borsa, le infilai subito, dando ai miei piedi un sollievo incredibile. Continuai a camminare più spedita, finché in lontananza vidi un uomo che camminare verso di me con passo lento e deciso.
Cazzo... Assomiglia ad un armadio di due metri, e ovviamente oltre a me e all'uomo inquietante non c'era nessuno, mi fermai sotto la luce di un lampione pronte a difendermi nel caso attaccasse, per fortuna mio padre qualche anno fa mi obbligò a fare judo perché si ostinava a dire che per il suo lavoro era preferibile che io mi sapessi difendere da sola.
Al tempo lo trovai un pensiero assurdo ma ora credo che mi possa essere molto utile, travolta dai miei pensieri quell'uomo era ormai di fronte a me, la paura mi catturò completamente, egli mi guardò di sfuggita e mi superò. Rimasi spiazzata e mi sentii stupida. Okay Arianna basta vedere film, ti fa male!
Mancavano soltanto un paio d'isolati, nonostante le Vans i piedi mi facevano malissimo visto che dopo l'incontro del mio "aggressore" ho corso come una dannata.
Finalmente ero arrivata, ma mi ghiacciai sul posto vedendo la luce accesa in salone.
Allora le cose sono due: sta ancora dormendo sul divano, oppure sono morta perché si è svegliato.
Aprì la porta lentamente, camminai in punta di piedi, andando in cucina vidi mio padre ancora addormentato sulla poltroncina, feci un respiro di sollievo.
Arretrai più silenziosa possibile, salii le scale e una volta arrivata sulla soglia di camera mia, sentii mio padre salire le scale, così mi tolsi le scarpe velocemente e m'infilai sotto le coperte facendo finta di dormire.
Sentii la porta aprirsi e dopo pochi secondi chiudersi, mi rialzai dal letto e aprì la finestra per prendere un po' d'aria, avevo il cuore a mille. Mi fermai per non so quanto tempo ad osservare la luna piene, dopo essermi calmata, posai per bene il vestito nell'armadio. Mi buttai a peso morto su letto, ero stanchissima, ma comunque non riuscivo a dormire, non smettevo di pensare alla conversazione spiata ai due ragazzi, chi sarà la povera ragazza adocchiata? Bah, un giorno lo scoprirò. Provai a chiudere gli occhi, è in pochi secondi mi addormentai.
Il mattino seguente mi svegliai molto tardi, feci una colazione veloce e andai a vestirmi per fare la spesa, indossai una semplice T-shirt e un leggings nero, raccolsi i miei capelli in uno chignone e uscii di casa.
Con un po' di fortuna e un paio d'indicazioni trovai il supermercato. Era la prima volta che andavo lì, era molto bello, pensai a cosa avessi voglia di mangiare, decisi di andare sul semplice, pasta al sugo. Cercai un carrello, ma non si vedeva nemmeno l'ombra, decisi di farne a meno, me ne pentii immediatamente, perché per mantenere tutta la roba, non notai un cartello messo a terra e scivolai sul pavimento bagnato.
"Ti serve una mano?"disse qualcuno con voce molto dolce.
Alzai il capo, e rimasi spiazzata a vedere un ragazzo con gli occhi smeraldo, una capigliatura disordinata, che mi porgeva la mano con un gran sorriso.
"S-si grazie " dissi un po' imbarazzata.
Dopo essermi alzata, notai che il ragazzo in pochi secondi prese gli oggetti caduti, e me li porse.
"Spero che non ti sia fatta male, comunque piacere io mi chiamo Dylan".
"Arianna, piacere tutto mio ".
"E la prima volta che vieni qui? Non ti avevo mai vista"
"Sì, mi sono da poco trasferita nel quartiere qui vicino".
Sentii squillare un cellulare, era il suo, ma non rispose vide solo di sfuggita il mittente.
"Scusa ma adesso devo andare, mi raccomando cerca di rimanere in piedi".
"Sì, ci proverò"dissi facendo una lieve risata imbarazzata.
Una volta uscita mi diressi verso casa lentamente per colpa delle buste pesanti, dopo un po' mi accorsi che non stavo percorrendo la stessa strada di prima e non c'era anima viva per chiedere informazioni. Mi girai in torno ma non conoscevo minimamente la strada.
"Hey ti serve una mano, ti sei persa?" domanda già sentitami sono proprio un disastro, mi girai e vidi lui su una macchina nera lucida, assurdo incontrarlo di nuovo in questa situazione.

#Spazioautrice
Ecco a voi il capitolo 7, spero che vi piaccia. Abbiamo scoperto un nuovo personaggio Dylan, cosa ne pensate?
Adesso vado al prossimo aggiornamento, una bacio a tutti❤️
-Anna❤️

Una vita tra amore e amicizieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora