Adesso so cosa fare. Feci un respiro profondo ed entrai.
Una volta entrata, notai un sacco di ragazzi della mia stessa età raggruppati per vedere qualcosa, ma, non gli diedi tanta importanza, preferivo osservare meglio la struttura. Mi girai intorno, è più osservavo il corridoio, è più mi sembrava un luogo familiare. Soltanto quando vidi un uomo di mezza età in giacca e cravatta camminare verso la mia direzione, capii che assomigliava tantissimo al mio sogno, all'improvviso quell'uomo si avvicinò:
"Salve" dissi con molta timidezza.
Diversamente dal mio sogno quell'uomo non mi sembrò così cattivo.
"Buongiorno signorina, lei deve essere Arianna giusto, il capitano Mayer mi ha chiamato avvisandomi del suo arrivo", classico di mio padre pensai, ma come ha fatto a riconoscermi non credo gli abbia dato una mia foto, almeno spero. Il mio sguardo subito si spostò sul gruppo di ragazzi alla mia destra, in effetti, ero l'unica ragazza che gironzolava per il corridoio.
L'uomo mi osservò e mi fece un grande sorriso.
"Se vuole vedere in che classe si trova le basta controllare la bacheca, mi presento, io sono il preside di questa scuola, benvenuta alla School of Art spero che si troverà bene qui".
"Grazie" risposi con un timido sorriso.
Qualcuno chiamò il preside, l'uomo mi osservò e mi fece un grande sorriso e mi salutò, allontanandosi sempre di più, facendomi riprendere a respirare normalmente. Dopo essermi ripresa dallo spavento, andai verso la bacheca, cercai di vedere in che classe stavo, ma con scarsi risultati, non riuscivo a vedere nulla, c'era troppa gente è la mia altezza non contribuiva molto. Mi girai intorno per vedere se c'erano altre bacheche ma notai soltanto un ragazzo alto, con i capelli lasciati al vento, che mi osservava da capo a piede incuriosito. Lo osservai anch'io, cosa aveva da guardare, soltanto quando i nostri sguardi s'incrociarono, guardai altrove, ma, in un battito di ciglia lo ritrovai a fianco a me.
"Hey tu... ti serve una mano?"disse con aria spavalda.
"No, non ti preoccupare"risposi acida per non dargli soddisfazione chi si crede di essere.
"Vediamo un po'... come ti chiami?"
"Arianna Mayer... perché?"
"Non ti ho mai vista. Sei di queste parti?" disse con aria incuriosita.
"No, sono italiana. Io e mio padre ci siamo trasferiti a New York da poco, anche se lui è nato qui" gli risposi anche se non so perché gli stavo decidendo i fatti miei. Mi girai verso quel ragazzo rimasto in silenzi, si notava che con gli occhi osservava attentamente la bacheca, poi mi guardò.
"Stai in classe con me, seguimi"disse di nuovo con aria superiore.
Iniziamo benissimo primo compagno di classe e già mi sta antipatico, ma aspetta un attimo, com'era possibile che stesse in classe mia? Non sembrava un ragazzo del terzo anno!
Mio padre aveva chiesto di inserirmi in una classe formata quest'anno, quindi anche per lui era il primo giorno di scuola e già si sentiva il re che sa tutto e tutti. Con un po' di esitazione decisi di seguirlo più distante rispetto a lui per osservarlo meglio.#Spazioautrice
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo, e scusate per eventuali errori, alla prossima mi raccomando lasciate tanti commenti ❤️😂
-Anna❤️
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Una vita tra amore e amicizie
Storie d'amoreArianna è una ragazza semplice e molto solare di soli sedici anni, in poco tempo si ritrova catapultata in un mondo che non le appartiene con feste, ragazzi, cose che prima non avrebbe mai immaginato di fare. Bugie, verità mai dette, scheletri nell...