Capitolo18: Parlami di te

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Il rumore dei passi di qualcuno mi svegliò, apriilentamente gli occhi e pian piano misi a fuoco, era Simona che cercava qualcosanell'armadio, diedi uno sguardo all'orologio erano le 2:30.
"Hey Simo" dissi con la voce ancora impastata dal sonno, dopo pochi secondi ragionaiche mi trovavo in camera e non sul divano dove mi ero addormentata, poveroDylan mi ha dovuto trasportare fin qui.
"Scusa Ary ti ho svegliata" disse con un filo di voce e sguardofrustrato, cosa che mi fece dedurre, che con Derek non era andata come sperava.Non dissi niente, non serviva chiedere, mi alzai e gli diede un abbraccio.
"Come stai?" dissi abbassa voce nell'orecchio di Simona.
"Bene" dissi con un filo di voce.
"Voglio la verità, sfogati con me" dissi sperando che così facesse.
"Grazie Ary, eradestino che non andasse bene questa, diciamo conoscenza, siamo troppo diversied io non voglio soffrire ancora" disse trattenendo le lacrime, si eraaffezionata davvero tanto a Derek chissà forse un colpo di fulmine, ma più chealtro non riuscii a capire l'ultima parte -nonvoglio soffrire ancora- immagino che Simona capii le mie perplessità.
"Non parlo con mio padre da due anni circa, quando i miei genitori sisepararono la casa, diventò silenziosa, da un lato ero contenta, sentirliurlare ogni sera non era piacevole, ma non fu solo quello il silenzio, miasorella si trasferì qui a New York ed io e mio padre non parlavamo più i nostridialoghi si soffermavano su buongiorno e buonasera" delle lacrime silenzioserigarono il viso di Simona.
"Non sei costretta a raccontarmelo" dissi preoccupata, non deve sentirsiin obbligo di farlo. Fece un respiro profondo e continuò a parlare.
"In quel periodo mi piaceva un ragazzo, un giorno mi accompagnò a casa eci baciammo, mio padre mi vide e quando entrai in casa successe un casino. Miopadre si arrabbiò perché non sapeva l'esistenza di questo ragazzo, ma cosapretendeva non ci parlavamo da settimane di certo non potevo parlarne cosìall'improvviso. Tra urla e incomprensioni mi diede uno schiaffo, lui che nonaveva mai sfiorato una mosca, diciamo, che è stata la goccia che aveva fattotraboccare il vaso. Stesso la sera di nascosto presi dei risparmi e feci levaligie e lasciai un biglietto a mio padre con su scritto "vado un po' da Francesca ciao" e dopo due anni sono ancora qui" waonon sapevo proprio cosa dire, come prima l'unica cosa che potevo fare eraabbracciarla, farle capire che potevasfogarsi completamente. Tra lacrime e carezze Simona si addormentò ed io fecilo stesso. Il weekend passò velocemente fin troppo e il suono della sveglia miricordava che la settimana era iniziata. Lentamente mi alzai e aprendo la portadella mia camera mi gelai sul posto, la porta di casa era spalancata. Mio padremi aveva avvistato che sarebbe tornato stasera, corsi in camera per impugnarela mazza da baseball e lentamente scesi le scale, mi girai in torno ma non vidinessuno, solo quando sentii un rumore in cucina, mi avvicinai lentamente inquella direzione. Andai in cucina e ancora una volta nulla questo ladro èvelocissimo. In quell'istante qualcuno mi toccò la spalla e l'unica cosa chefeci, fu urlare come una pazza lanciando in aria la mazza.

#SpazioAutrice
Eccoci arrivati al capitolo 18, con rivelazioni molto importanti di Simona.
Spero vi piaccia un bacio.❤️
-Anna❤️

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 27, 2016 ⏰

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