«Che cosa succede...?» chiese la ragazza, assai confusa. Oltrepassò Arthur per capire perché si fosse bloccato di colpo e... oh. A pochi metri da loro la foresta si interrompeva bruscamente per lasciare spazio ad un lungo fiume, che li separava dall'altra parte della foresta. Come avrebbero fatto?
Tale corso d'acqua era all'incirca largo quarantacinque metri, spropositato! E non avevano ancora constatato quanto era profondo.
Leah non era una grande amante dell'acqua, sebbene se la cavasse molto bene in quasi tutti gli sport, per quanto riguardava il nuoto non si poteva dire la stessa cosa.
Quando era bambina, aveva rischiato di annegare nella grande piscina della scuola elementare durante una lezione, e da lì, lei aveva ufficiosamente chiuso con tale sport. Ogniqualvolta le sue due "amiche" del tempo le chiedevano di venire con loro al mare, lei ovviamente non poteva declinare, ma quando arrivavano in spiaggia lei preferiva starsene seduta sulla sabbia, a fissare l'orizzonte. E poi, l'acqua era fredda anche d'estate! Ci aveva provato una volta ad entrarci, ma era si era bagnata solo fino alle ginocchia, non sapeva come facevano le sue, ormai ex, amiche a farsi un intero bagno!
Forse era lei strana... lo aveva sempre pensato, e quell'episodio era uno dei tanti che lo confermava.In ogni caso, per lei, attraversare quel corso d'acqua pareva un'impresa quasi impossibile, come avrebbero fatto? E poi, una volta usciti, con che cosa si sarebbero asciugati? Avrebbero dovuto cambiarsi, e poi si sarebbero dovuti cambiare le scarpe, non sapevano se l'acqua li avrebbe trascinati lontano, se essa fosse stata fredda, era solo metà aprile!
«E ora come facciamo ad oltrepassarlo?» chiese lei, probabilmente un po' presa dall'ansia del momento. Ci doveva essere un altro modo per passare. Dovevano per forza immergersi in quel lurido corso d'acqua?
Arthur, dal canto suo, non le rispose subito, ma riprese a camminare, per avvicinarsi meglio al fiume e analizzare meglio la situazione, aveva già in mente cosa fare, lo sapeva perfettamente. Aveva perso il conto di tutti i fiumi che aveva dovuto attraversare nel corso di quei tre secoli, per lui era un gioco da ragazzi, un piccolo problema. In realtà quella frase la aveva detta per avvertirla, per vedere la sua reazione. Non essendo più solo doveva rendere conto ad una seconda persona e farle da babysitter...
E da una parte, sperava che lei ci ripensasse, tornasse indietro e riprendesse l'autobus e poi altri mille, per tornare a Boston. E ancora più in profondità, aveva un po' di timore per lei, sicuramente non aveva mai affrontato questo tipo di prove, chissà come avrebbe fatto.
Già il fatto che glielo avesse chiesto con quella voce tremante non portava a nulla di buono, non voleva avere tra i piedi una ragazzina paurosa. Di per sé l'impresa non era affatto difficile, ma il minimo errore dettato da qualsiasi emozione sarebbe potuto essere stato pericoloso, e lui non aveva voglia di correre rischi.
Ma lei, doveva affidarsi a lui e basta, sennò conosceva - più o meno - la strada per tornarsene indietro. Le regole le dettava lui e così si sarebbe dovuto fare.«Dobbiamo e basta. Senti, tu seguimi» esordì, dopo aver guardato per svariati minuti il luogo: non sarebbe stato difficile oltrepassarlo, se Leah avesse collaborato.
Quest'ultima, credeva quasi di non ricevere più risposta, talmente tanto tempo che il suo interlocutore era rimasto in silenzio. Ma cosa significava "tu seguimi"? Cos'era un cagnolino? Lei doveva avere certezze!L'uomo, poggiò lo zaino sgualcito a terra e dopo averlo aperto ne estrasse una lunga corda rovinata.
«Sì ma non voglio rischiare la vita per...» commentò la giovane mentre lui legò la gomena ad un vecchio rampino.«Vuoi rimanere qui?» spostò lo sguardo su di lei, impassibile, serio. Quegli occhi blu sembravano quasi perforarle le viscere. Non voleva rimanere lì. Voleva accompagnarlo, ovunque esso fosse andato, ad ogni costo. E poi, forse quella poteva essere la buona volta per affrontare le proprie paure. E sfidare se stessa.
Scosse la testa decisa.
Lui annuì.
Improvvisamente, lanciò il rampino a vuoto. Ma che cosa stava facendo? Voleva buttarlo in acqua?
Ma poi, la ragazza osservò meglio e, in mezzo al fiume c'era un masso, non troppo grande, ma grande abbastanza perché il rampino facesse presa in maniera solida, così da permetterne l'attraversamento, almeno fino a metà.
Successivamente, lui si legò la corda in vita, e porse la restante estremità a lei, che fece lo stesso.
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Quegli Ultimi Cent'anni
General FictionBoston, 2005. La stazione dei treni è piena di gente, Leah e suo padre fanno fatica a farsi spazio tra la folla, ma devono sbrigarsi, il treno diretto a Worcester è in partenza tra cinque minuti. All'improvviso il caos, le persone iniziano a spostar...