E neppure quella notte, Leah riuscì a prendere sonno.
O meglio, si era addormentata, ma a fatica, e il suo corpo si contorceva continuamente nel letto, come se non riuscisse a trovare una posizione giusta per favorire un sonno ristoratore, quindi era in un perenne stato di dormiveglia.
In realtà il problema di questo suo sonno tormentato non era il fatto che non trovasse una posizione comoda, ma era ciò che stava accadendo dentro la sua testa: c'era ancora quel susseguirsi di immagini macabre e apparentemente senza senso.Ma ad un tratto, il tutto s'interruppe, e il corpo teso della ragazza si rilassò, e finalmente uscì da quella fase di dormiveglia, iniziando a dormire sul serio.
Ma successivamente, la sua mente continuò ad elaborare altre immagini, fortunatamente meno disturbanti delle precedenti.«Oggi rividi l'uomo dagli occhi del colore pari a quello degli oceani che il dio del mare ha sotto la sua immensurabile guida. O Disma, suggeriscimi tu, ciò che devo fare! Il cuore esplode dentro al petto mio, ogniqualvolta le mie pupille si poggiano su quella figura che pare figlia degli déi, ma che in verità è frutto del ventre di una madre mortale. Quanto vorrei che lui stesso fosse un non-mortale, per poter passare il resto dell'eternità in sua compagnia! Non conosco il suono della sua voce e nemmeno il suo nome, ma la mia ψυχή (psychè)* non vede il tempo di unirsi alla sua. Ugualmente, io stessa, vorrei esser nata mortale, anche se la loro vita è così breve... ma cosa significa vivere poco, se al tuo fianco ci sarà la persona che più ami? Quelli saranno anni vissuti, tempo mai sprecato, e una vita completa.»
Era quella splendida ragazza che stava parlando. Ancora lei. Ancora quel bosco. Ma questa volta era in compagnia solamente di una delle dodici fanciulle: Disma. La stessa nominata proprio nel sogno precedente. Quest'ultima a differenza di lei, era più bassa, bionda, ma ugualmente le sue forme muovevano invidia a qualunque ragazza, e ogni casa di moda si sarebbe scannata per avere la sua figura in copertina.
«Daktulorodos, è da cotanti giorni che dalla tua bocca escono esclusivamente parole d'amore rivolte a quell'uomo dai possenti muscoli, che frequentemente appare in codesta selva a cacciare la fauna che risiede qui in nostra compagnia.
È passata un'ingente quantità di tempo da quando lo hai intravisto per la prima tra gli alti ippocastani che crescono in questo luogo quasi magico, e i tuoi pensieri da quel giorno sono dedicati solo ad egli. Se non è amore questo! Insegnami, spiegami come fai ad amarlo con così tanto trasporto, senza mai aver sentito la sua voce! Fammi sognare, fa' catapultare i miei pensieri nella dimensione nella quale vivono le tue fantasie; o amica, illustrami attraverso le tue parole quello che la tua anima prova in questo istante!»
Disma sembrava veramente eccitata all'idea di ascoltare l'amica parlarle di questo suo fervente amore a prima vista, non traspariva un minimo di invidia dalla sua bocca, anzi, tanta curiosità. Una vera amicizia quella fra le due, insomma.
Daktulorodos rise con un lieve imbarazzo.
«Impossibile! È impossibile descrivere ciò che provo quando lo vedo. Mi sento come se una strana forza sollevasse il mio corpo dal terreno, e la mia anima divenisse leggera. I miei occhi adorano osservare ciò che egli compie, ogni piccolo movimento. Il suo sguardo così seducente non si è mai posato sul mio, sono ben accorta dal farmi vedere! Quell'uomo non sa che qui esiste una donna che lo ama e che lo venererebbe ogni giorno della sua vita! Cosa darei per unire il mio corpo al suo, poter far congiungere le nostre labbra, e dare vita ad un amore condiviso! Ma non è concesso che io mi mostri a lui...» improvvisamente quello sguardo così vivo e pieno di felicità ed amore, si spense. Come se l'oscurità avesse varcato la soglia del suo umore, distruggendo tutte le le emozioni positive che stava provando pochi secondi prima.
«Che cosa succede?» chiese tempestivamente la ragazza bionda.
«In realtà, il nostro è niente di meno che un amore impossibile. Non potrò mai legarmi a lui. Sono destinata a vederlo da lontano, e a sognare un futuro che mai avverrà. Ma il futuro sarà funesto senza lui al mio fianco...» si sedette tra il prato fiorito, e delle lacrime iniziarono a comparirle sul volto.
«Non piangere! In realtà esiste una soluzione, ma dovrai abbandonare questi boschi, lasciare noi, e staccarti dal regno degli déi, per legarti a quello terrestre. Dovrai abbandonare la tua intera esistenza, e diventare forse anche mortale, per un uomo che nemmeno conosci» si vedeva che era preoccupata per lei, la felicità dell'amica era la sua, ma non voleva metterla di pericolo.
«Sono disposta a farlo! Ti scongiuro rivelami ciò che sai!» esclamò Daktulorodos, la felicità sembrava avere ripreso possesso del suo corpo, facendo risplendere la sua bellezza più di quanto non lo facesse prima.
«Ti riferirò tutto, ma a patto che prometterai di pensarci» quando finì la frase, l'amica annuì con decisione, quindi Disma continuò «Esiste un contratto che suggella l'unione tra due umani ed esiste qui nel pianeta terra, e se tu vorrai prenderne parte, questo ti scinderà per sempre dal mondo degli déi, di conseguenza non potrai più venire a farci visita, sappilo. Non sarai più una Ninfa. Nemmeno tuo padre potrai incontrare, tuttavia, noi potremmo ancora vederti, ma senza interferire nella tua nuova vita. Se proprio il tuo genitore deciderà di acconsentire a questa tua volontà, avrai dieci giorni esatti perché il tuo innamorato si unisca a te in questo loro contratto che dura una vita. Dopodiché diventerai anche tu una mortale, e potrai stare con lui. Se ciò non avverrà, allo scadere dei dieci giorni, il tuo corpo svanirà, e la tua anima con esso. Per sempre. Poiché, nessuno dei due mondi ti vorrà accogliere.»
Le parve quasi di sentire le emozioni della ragazza attraverso quel sogno: era confusa, spaventata, ma ancora convinta della sua decisione, e che quel suo amore sarebbe stato facilmente ricambiato secondo la sua visione. Suo padre avrebbe fatto fatica a lasciarla sola, senza affidamento di nessuno, ma lei lo avrebbe convinto. Era entusiasta del fatto che esistesse questa opzione, e talmente innamorata che avrebbe rischiato tutto per quell'uomo.
«Non ne ero a conoscenza, e sicuramente rifletterò. Ma ora dimmi, come si chiama questo contratto che unisce un uomo ed una donna per tutta la vita, dedito a confermare l'amore?» chiese, poi.
«Matrimonio. Ma attenzione, nel mondo umano matrimonio non sempre è sinonimo di amore, una coppia si sposa anche perché le famiglie lo desiderano, o per questioni economiche. Non solo per amore» la ammonì infine l'interlocutrice.
«Matrimonio! Che parola soave che racchiude tutta l'essenza della vita! Il nostro sarà uno stupendo matrimonio, e le nostre anime non potranno più sfuggirsi. Mia cara Disma, nient'altro che amore fiorirà tra noi» e successivamente il bosco si riempì di risa gioiose.
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Quegli Ultimi Cent'anni
General FictionBoston, 2005. La stazione dei treni è piena di gente, Leah e suo padre fanno fatica a farsi spazio tra la folla, ma devono sbrigarsi, il treno diretto a Worcester è in partenza tra cinque minuti. All'improvviso il caos, le persone iniziano a spostar...