Lo guardo stranita. Lui sorride e poi scuote la testa «Non molto lontano da qui dovrebbe esserci una cascata, ti va di andarci?».
«Io e te, da soli, in un posto in cui probabilmente non ci sarà anima viva? Passo».
«Okay» sospira, «so che probabilmente non hai un'alta opinione di me, ma non sono così male come credi»
«Dimostralo»
«E come dovrei fare?» domanda stranito.
«Non lo so, convincimi in qualche modo... se ci tieni».
«Beh, mettila così, non ho molto da guadagnarci a trattarti male, tua sorella sa che sei con me. Sarebbe una pessima mossa scacchistica».
«Non ti facevo un tipo da scacchi».
«E che tipo sarei, secondo te?» domanda con un sorrisetto.
«Non saprei, il classico giocatore di football che è un'idiota e non perde occasione per... menare?».
«Wow non mi sbagliavo quando dicevo che non hai un'alta opinione di me, e immagino anche come te la sei formata» dice, alludendo forse alla serata vandalica, «Ma se c'è una cosa che dice mio padre è che le opinioni sono fatte per essere cambiate».
«E come pensi di fare?» chiedo curiosa.
«Se vieni con me alla cascata te lo faccio vedere. Non ti basta una promessa?».
«No».
«Ti lascio le chiavi della mia auto. E il mio telefono».
«Beh ma se mi uccidi poi puoi riprenderli».
«Non se li nascondi» suggerisce lui.
«Va bene, ma se poi non li troviamo più non mi assumo nessuna responsabilità».
«D'accordo».
«Girati».
Appena si gira mi dirigo verso un'alberello ancora poco e faccio finta di metterci le chiavi e il telefono, non voglio che un ragazzo ubriaco li trovi e se li prenda, così decido di tenerli in tasca.
«Fatto» dico per poi girarmi verso di lui.
«Di qua» dice facendomi strada lungo un piccolo sentiero. Probabilmente c'è già venuti altre volte perché questa stradina non è segnata da nessuna parte e non è neanche battuta molto bene, infatti risciò di sbattere il sedere per terra varie volte, fortuna che riesco a salvarmi aggrappandomi ai rami bassi degli alberi o in extremis ad Aidan che mi guarda sorridendo.Inizio a sentire il rumore dell'acqua e so che ormai siamo vicini.
«Prima di arrivare alla cascata vera e propria c'è un pezzo in discesa, cerca di stare attenta».
«Io sono sempre attenta».
«Ah si? Perché mi pare tu ti sia aggrappata almeno tre volte al mio braccio per non cadere» commenta ridacchiando.
«Non è colpa mia se non ci vedo niente, visto che tieni la luce del mio telefono tutta per te»
«Beh allora prego vai davanti tu e tieni il telefono» dice passandomi il cellulare.Io inizio a scendere lentamente, sento i suoi passi dietro di me e riesco a percepire il suo sorrisetto sbruffone, così accelero leggermente il passo, cercando di mantenere l'equilibrio.
Ormai la discesa è finita così decido di prenderlo in giro per la proposta di prima «Chi è che doveva essere aiu...»
Non faccio in tempo a finire la frase che metto un piede su qualcosa di viscido, scivolo all'indietro e gli cado letteralmente fra le braccia.
«Chi è che non aveva bisogno di aiuto?» chiede con un sorriso sulle labbra.
Lo guardo male e cerco di staccarmi da lui.
«Ma che bella cascata» dico per distogliere l'attenzione da quello appena successo.
«Gia» dice incamminandosi verso la sponda del laghetto, che si è formato al termine della cascata.
Lo seguo e mi siedo su un tronco tagliato, poco distante dal bordo.
Lui invece raccoglie una pietra e la fa rimbalzare sull'acqua.
«Non ho mai imparato a farlo» dico sorprendendomi a dire una cosa di me stessa. Solitamente, quando sono con qualcuno che conosco poco non inizio mai una conversazione.
«Dai vieni qui, ti faccio vedere come si fa» dice facendomi segno di avvicinarmi.
Faccio qualche passo verso di lui, che intanto sta raccogliendo un sasso piatto e dalla forma tondeggiante.
«Rimbalza meglio se ha una forma di questo tipo» dice mettendomi il sasso davanti agli occhi.
Annuisco e lui continua con la sua spiegazione.
«È tutta una questione di polso, vedi devi ruotarlo in questo modo» dice per poi mostrarmi il movimento. Poi mi passa un sasso e mi chiede di lanciarlo.
«Non male, però il polso deve essere più rilassato» dice passandomi un altro sasso.
Dopo cinque tentativi finalmente il mio sasso fa due salti e poi sprofonda in acqua.
«Ce l'ho fatta» urlo io in preda all'emozione.
Lui mi guarda esterrefatto, ma con un sorriso sulle labbra.
A interrompere questo momento ci pensa il mio telefono.
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Kopfino
Teen FictionDaisy vive in un piccolo paesino del verde Vermont, con i suoi genitori. Come ogni sabato la sorella di Daisy, Oliv, torna da New York, ma questa volta non si limiteranno a film e piumone. Oliv trascinerà la timida Daisy a una festa, dove incontrerà...