venti

53 22 90
                                    

Come ogni anno, la scuola organizza una gita di due giorni per tutta la scuola, e non vedo l'ora di andarci, anche se questo significa non vedere Aidan per tutta la sua durata.
«Ragazzi so che siete tutti agitati per la gita, ma ora siamo a lezione, quindi vedete di calmarvi» dice il prof mentre scrive alla lavagna.
«Lo sa che non c'è ne frega un cavolo di matematica?» sussurra Dolly.
«Probabilmente no» risponde Ev.
A fine delle lezioni ci dirigiamo verso l'atrio, dove vengono esposte le destinazioni delle varie classi per la gita.
«Speriamo solo di non andare ad Allawer, quel posto è di una noia mortale» dice Ev.
«Io spero solo di non capitare con Thomas» commenta Dolly.
«Cos'hai combinato questa volta?» chiedo curiosa.
«Beh potrei essere stata con il suo migliore amico il giorno dopo che sono uscita con lui» dice facendo la vaga.
«Hai avuto fortuna Dolly, andremo a Philadelphia, con la classe di chimica del signor Stat».
«Che palle, quelli che fanno chimica o sono super nerd o si credono Walter White» commenta Dolly imbronciata.
«Non ci sono mai stata a Philadelphia, spero sia carina» dico immaginandomi la città.
«Molto, ci sono stata due anni fa con i miei nonni, è immensa" dichiara Ev.
«Comunque quando facciamo la valigia ci chiamiamo vero? Ho bisogno di supporto» si lagna Dolly, ma probabilmente ci vorrà far vedere un qualche reggiseno nuovo. O un tanga.

Dopo essere stata tutto il pomeriggio in videochiamata, per fare la valigia, scendo di sotto per cenare.
«Daisy, io e papà volevamo parlarti un po' della gita» annuncia mia madre non appena mi siedo. Io annuisco e mi preparo alla solita tirata riservata a me, la figlia da proteggere dai mali del mondo, sperando non la tirino troppo per le lunghe.
«Come prima cosa devi seguire sempre l'insegnante e se per caso dovete dividervi vai sempre con qualcuno che conosci, Philadelphia è una grande città, non è il Vermont».
«Si lo so».
«Non si è mai troppo sicuri con queste cose. Mi raccomando non avere a che fare con gli sconosciuti e non parlarci».
«E se devo prendere qualcosa da mangiare o chiedere un'indicazione?».
«In quel caso puoi parlarci ma devi stare attenta» risponde mio padre.
«Okay. Possiamo mangiare ora?».
«Non abbiamo ancora finito. Mettiti sempre la giacca perché fa freddo e non fare niente di pericoloso, intesi?».
«Va bene, mamma» annuisco sperando finisca al più presto con la sua lista di avvertimento inutile.
«Ah e voglio che mi chiami tutti i giorni».
«Tutti?».
«Si».
«Va bene».
Poco prima di andare a letto, inizio a leggere un libro per dimenticarmi il tristissimo passaggio della cena, ma vengo interrotta da una chiamata di Aidan.
«Hey piccola, come va?».
«Tutto bene. Ho scoperto che andrò a Philadelphia».
«Ah si? Che bello».
«Già. Tu come stai?».
«Tutto bene, ho avuto un test oggi».
«È andato bene?».
«Si, credo di si».
Continuiamo la chiamata fin verso le dieci, perché poi inizio a sbadigliare ogni due parole che dico e quindi ci salutiamo.

Mi sveglio alle cinque, per poi andare a scuola insieme ad Ev e Dolly, saltelliamo come scolarette delle elementari, elettrizzate per la gita.
Appena arriviamo nel parcheggio ad aspettarci ci sono Tina e Matt abbracciati.
«Pronti per la gita?» chiede Tina eccitata.
«Non vedo l'ora» esclama Dolly.
«Non pensavo ci fosse così freddo» dice Ev cercando di scaldarsi le mani sfregandole tra loro.
«Non lo pensavo neanche io» mormoro stringendomi nella mia felpa leggera.
Sull'autobus mi siedo vicina a Dolly e passo tutto il viaggio ad ascoltare della musica, non vorrei mai che Dolly iniziasse a farmi l'elenco dei tipi di Philadelphia che ha conosciuto. Il pullman parcheggia ed il prof squilla.
«Bene ragazzi siamo arrivati» scendendo al volo, «Visto che abbiamo solo pochi giorni per visitare questi incantevoli posti, seguiremo un percorso abbastanza corto, ma dovete essere precisi con gli orari altrimenti non c'è la faremo» urla l'insegnante mentre ci dirigiamo in albergo per posare le valigie.
L'albergo che ha trovato la scuola è veramente lugubre. Sembra essere qui da almeno centocinquant'anni, ha l'intonaco leggermente scrostato, e il colore giallastro non mi ispira per niente. Il quartiere forse una volta era più grazioso, ma adesso, se potessi, lo eviterei accuratamente.
Le camere sono da quattro così io, Ev, Dolly e Tina siamo insieme.
Ci ritroviamo dopo mezz'ora all'ingresso, per poi partire con il nostro giro. Visitiamo un museo antropologico, una galleria d'arte moderna e anche un monumento, che è situato in una grande piazza.
«Non mi sento più i piedi» si lamenta Dolly seduta sul letto.
«Forse avresti dovuto indossare delle scarpe più comode» le fa notare Tina, alzando una scarpa tacco otto.
«E rovinare il mio outfit? Mai!» esclama massaggiandosi i piedi, «dove sono i maschi che fanno i massaggini ai piedi?! Ev, vai a chiamarne uno subito!».
Dopo aver cenato tutti insieme, andiamo in una sala comune per chiacchierare un po'. Sembra di essere vagamente nel salotto della Famiglia Addams.
Ev alza lo sguardo verso l'ingresso ed inizia a saltellare sbattendo le mani ed andando in iperventilazione. Dolly la prende per le spalle dicendo «Ehi, ma che hai?».
Lei in risposta mi prende per un braccio e mi indica di girarmi.
«Ti sei divertita?».
I miei occhi si spalancano dalla gioia, Aidan è a due passi da me, in pochi secondi ho le braccia attorno al suo collo e le gambe allacciate al suo bacino, mi invade un benessere incredibile a sentirmi appiccicata al suo corpo. Le altre ridacchiano della mia reazione, ma per una volta non me ne preoccupo.
«Ma... come fai ad essere qua?!» chiedo continuando a sbaciucchiarlo.
«Avevo una visita alla Temple University, mi hanno offerto una borsa di studio e volevo vedere il campus, Cassie mi ha detto che tramite una sua amica sapeva di voi qui a Philadelphia».
«E come hai fatto a scoprire il nostro albergo?».
«Basta telefonare a scuola e fingersi tuo padre».
Arrossisco mentre le tre disgraziate alle mie spalle ridacchiano, anzi, in realtà solo due, perchè Dolly sta facendo gli occhi dolci a Brody, un amico di Aidan. Facciamo due passi in una piccola veranda mal tenuta, ma con lui è tutto bellissimo.
«E quindi, ti sei divertita per Philadelphia?».
«Molto, tu al campus?».
«Abbastanza, è un bel college» dice con leggerezza, poi mi fissa intensamente, «Ti va se andiamo un po' in camera?».
«Si... si si» dico arrossendo, poi aggiungo «però non mi sento pronta...».
«Piccola, voglio solo stare da solo con te» dice accennando un sorriso.
«Okay, avviso le mie amiche e ci sono» dico per poi alzarmi. Corro da loro con una gran ansia, il fatto che abbia detto che vuole solo stare con me non significa che magari non pensi ad altro.
«Ragazze» non faccio neanche in tempo a finire la frase, che salta su Dolly «Vai pure, ma usa delle protezioni. Se vuoi ne ho qualcuna io nella borsa» ed inizia a frugare.
Per un momento resto senza parole.
«Dolly piantala! Daisy tranquilla, vai e divertiti» dice Ev sorridendomi, Dolly, delusissima, smette di frugare.
«Okay, ci vediamo più tardi» dico andando verso Aidan. La salita verso la camera è un misto di gioia ed apprensione. Prendo un grande respiro varcando la porta della stanza.
«Vieni qui» dice sedendosi sul letto, con la schiena appoggiata alla testiera.
Mi siedo vicino a lui, appoggiando la mia testa sul suo petto.
Inizia a giocare con i miei capelli ed io con il colletto della sua maglietta.
Alzo il viso verso di lui e lo trovo a guardarmi.
Sorridiamo entrambi e dopo poco, mi tiro su, in modo da arrivare con il mio viso al suo.
La sua mano si sposta dai miei capelli alla mia guancia.
Pian piano avviciniamo i nostri visi e ci baciamo, all'inizio dolcemente poi in modo più passionale.
Le sue mani vanno sue miei fianchi e dolcemente mi muove fino a farmi sedere a cavalcioni su di lui. Le mie invece vanno tra i suoi capelli e quando glieli tiro emette un mugolio.
«Ti ho fatto male?» chiedo staccandomi dal bacio.
Lui sorride e scuote il viso «No piccola, non mi hai fatto male».
Arrossisco, capendo solo ora il perché del suo verso.
Aidan avvicina di nuovo la sua bocca alla mia ed io vado completamente in cortocircuito. Porto le mie mani sul bordo della sua maglietta e inizio a tirargliela su, lui mi guarda sorpreso ma si guarda bene dal fermarmi. Lascio scorrere le mie mani sul suo petto, liscio e caldo, avverto ogni singola linea dei muscoli sotto i miei polpastrelli. Non mi fermo nemmeno quando le sue labbra si posano di nuovo sulle mie.
Questa volta è lui che inizia ad alzare la mia maglia. Quando mi ritrovo con solo il reggiseno, cerco di coprirmi, ma lui mi prende le mani e le appoggia sulle sue spalle.
«Sei bellissima» dice guardandomi.
Io arrossisco e poi continuo a baciarlo, i baci si fanno sempre più profondi, le mani accarezzano e stringono sempre di più.
Sentiamo bussare alla porta e subito ci stacchiamo.
«Hey amico sono Brody, volevo dirti che stasera io, Lexon e Dan andiamo al Barbary giù a Fishtown, facciamo nottata, e se torniamo prima, stiamo in tre nella camera di Dan. Quindi potete 'dormire' tranquilli» ridacchia lui da dietro la porta. Si sentono altri che ridacchiano.
«Grazie, ci vediamo domani» risponde Aidan, mascherando piuttosto bene l'imbarazzo.
«Divertitevi» dice Brody per poi andarsene.
«Ti va di rimanere qua?» chiede Aidan appoggiandosi alla spalliera.
«Si» dico sorridendo.
La sua mano si posa sulla mia guancia, appoggio la mia testa sul suo petto nudo e ascolto il battito del suo cuore.

Kopfino Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora