Lui mi guarda stralunato ma poi vedo il suo sguardo illuminarsi.
«Mi hai visto quando parlavo con Cassie».
«Non so come si chiami ma vi ho visti per mano e prima di intraprendere qualunque tipo di relazione con te voglio sapere il perché».
«Sei gelosa?».
Sul suo viso spunta un sorriso. Ecco il giocatore di football, il tipo di ragazzo che da sempre ho evitato, il tipo di ragazzo che può andare bene a una come Dolly, che con i sentimenti gioca al gioco delle tre carte. Faccio per andarmene ma mi afferma per un braccio e mi riporta davanti a lui.
«Ho chiesto aiuto a Cassie per sistemare le cose con te, io e lei non abbiamo nessun tipo di relazione se non amico e amica».
Lo guardo dubbiosa, al che lui tira fuori il cellulare, lo sblocca e me lo consegna.
Così, senza fare nulla, senza chiudere app, nascondere conversazioni. Nulla. In mano esattamente com'è.
«Tieni, guarda quello che vuoi» dice passandomi il suo cellulare.
Ho il suo cellulare in mano, potrei guardare qualsiasi cosa, potrei guardare la galleria delle immagini, le chat di qualsiasi social. Potrei trovare qualcosa che non vorrei trovare, potrei scoprire qualcosa che distrugge tutto.
Lo rigiro per un attimo tra le dita, poi apro la chat con Cassie. Lei nell'immagine di profilo è una specie di bomba sexy in costume, che mi fa rabbrividire. La chat è piena di messaggi vocali di lei e risposte scritte da lui.
Scorro all'indietro la chat fino a che non trovo un messaggio di Aidan che chiede a lei di aiutarlo, e lei che risponde con l'entusiasmo di una sorella maggiore che aiuta il fratellino a fare i compiti. Da lì in poi iniziano a scambiarsi idee per un piano affinché io lo perdoni.
In un audio lei gli propone di venire sotto casa mia con uno stereo e mettersi a cantare come si vede in alcuni film anni ottanta. Ovviamente Aidan rifiuta l'idea. Ascolto altri due o tre audio finché non ne trovo uno molto interessante in cui Cassie dice che non l'aveva mai visto così preso da nessuna e che è veramente felice che lui stia con una ragazza come me.
Il fatto che questa ragazza parli così bene di me mi fa sentire un po' in colpa, visti i pensieri che ho fatto su di lei.
«Ora mi sento stupida» dico abbassando lo sguardo e torturandomi le mani.
Aidan sta per rispondermi quando sentiamo delle grida provenire dall'entrata del locale.
Immediatamente ci giriamo verso di essa e vediamo Oliv e Jason nel bel mezzo di una litigata furiosa.
«Resta qui» dice Aidan per poi avvicinarsi ai due ragazzi.
Non faccio fatica a rispettare questo ordine perché mi sento come paralizzata, è strano da descrivere ma è come se il mio corpo non rispondesse più ai miei comandi. Non ho mai visto Oliv così furente e questo mi fa paura, ma l'espressione che Jason ha sul viso, quella, mi fa ghiacciare il sangue nelle vene.
Vedo il braccio di Jason alzarsi pronto per colpire Oliv dritta sul viso e per poco non caccio un urlo se non fosse per il tempestivo intervento di Aidan che blocca l'amico e lo trascina qualche metro più in là per poi liberarlo e urlargli di andare via.
Il biondo ha lo sguardo iniettato di sangue e nonostante la sua voglia di fare a botte sia molta, l'espressione di Aidan non ammette repliche.
Appena il biondo se ne va, esco dalla mia paralisi, subito mi dirigo verso Oliv e la abbraccio più forte che posso mentre il suo corpo è scosso dal pianto.
Dopo qualche minuto sento le mani di Aidan sulla schiena.
«Ragazze, è stata una giornataccia, se volete guido io fino a casa vostra» dice guardando prima me e poi Oliv.
Io annuisco e senza lasciare l'abbraccio, mi dirigo verso l'auto di Oliv.
Aidan si mette al posto del guidatore, mentre io ed Oliv ci sediamo dietro senza mollarci le mani.Appena arriviamo a casa, Aidan si avvia a piedi.
«Aidan, tieni la macchina! Non puoi tornare a casa a piedi» gli dico dopo essere scesa.
«Una passeggiata mi farà bene» risponde.
«Grazie Aidan».
«Beh mi sembra il minimo».
«Non per aver guidato. Grazie per aver difeso Oliv e me. Grazie».
«Avrei dovuto farlo tempo fa, probabilmente ora tu e tua sorella sareste più felici».
«Forse, ma non avrei incontrato te» dico per poi sbilanciarmi in avanti e posandogli un leggero bacio sulla guancia.
«Ciao» sussurro mentre mi avvio verso casa..
«Ciao» risponde con un sorriso a trentadue denti, e si avvia a piedi per la via.
Appena entro in casa, vado verso la stanza di Oliv.
«Hey come va?» chiedo entrando.
«Non lo so» dice con la voce rauca.
Salgo sul letto e vado sotto le coperte con lei.
Passiamo quasi tutta la serata così finché i nostri stomaci ci fanno i primi segni di fame.
«Vado a preparare due cioccolate calde super guarnite e torno subito. Va bene?».
«Mh» mugugna annuendo.
Dopo aver preparato una densa cioccolata calda, una ciotola con marshmallows e un piattino con dei cookies da inzuppare, ritorno al piano di sopra e trovo Oliv che fissa il soffitto.
«Hey, sul serio, tutto bene?».
«No».
Appoggio le cioccolate sul suo comodino e mi sdraio vicino a lei abbracciandola.
«Mi dispiace tanto, per tutto» dico io.
«Lo so, ma non è colpa tua».
«Forza beviamo quelle sue delizie prima che diventino fredde» dice la mora cercando di accennare un sorriso.
Si vede che è la sorella maggiore, pur di non farmi stare male si obbliga a stare bene o almeno a fingere di stare bene.
«È buonissima» dice Oliv leccandosi le labbra sporche di cioccolata.
«È la ricetta della nonna, non poteva venire male» mento, in realtà era quella sulla scatola, ma lei adora la cioccolata della nonna.
«Quella con anche le scaglie di cioccolato».
«Eh... Si».
Appena finiamo la nostra cena zuccherosa ci rimettiamo a letto e ci addormentiamo abbracciate.Nonostante oggi non abbia per niente voglia di uscire, Oliv mi obbliga ad andare con le mie amiche, dicendo di sentirsi molto meglio. Ma la realtà è che non vuole vedermi così triste e apprensiva nei suoi confronti, così verso le cinque del pomeriggio, esco con Ev, Dolly e Tina, andiamo in un centro commerciale, e ci fermiamo in una caffetteria. Sento di dovermi sfogare con qualcuno.
«Ragazze, ieri è stata veramente una giornataccia» dico sospirando, dopo aver preso un sorso del suo adorato caffellatte alla cannella. Le altre si sporgono verso di me consolandomi e chiedendo spiegazioni. Dopo aver raccontato per filo e per segno la storia circa tre volte, mi sento più leggera. Accompagniamo Tina in un negozio dell'usato, dove lei adora fare shopping.
Appena entrate ci accoglie una adorabile anziana, con degli occhiali strampalati e dei vestiti sgargianti.
«Ciao Betty» saluta Tina.
«Ciao Tina, queste sono tue amiche?» chiede la signora sorridendo.
«Si. Va bene se facciamo un giro?».
«Certo, se avete bisogno di me sono qui» dice per poi sfogliare una rivista.
«È proprio figo questo negozio» esclama Dolly provandosi degli occhiali fucsia a forma di cuore. Sembra di rovistare nel guardaroba di un teatro di Broadway.
«Vero» ammette Ev, mettendosi un boa di piume nere sulle spalle.
«Venite, di qua ci sono delle cose fantastiche» dice Tina, per poi dirigersi verso il fondo del negozio.
Passiamo tutto il pomeriggio lì, a scherzare e provarci i vestiti più improbabili.
Appena torno a casa e non vedo Oliv, mi rendo conto di non averla neanche salutata, così decido di chiamarla.
«Hey, scusami ero con le ragazze e ho perso la cognizione del tempo» dico preoccupata.
«Tranquilla, ho immaginato».
«Grazie» aggiunge dopo qualche minuto di silenzio.
«Avresti fatto lo stesse se fossi stata al mio posto».
«Già, forse è così, ma comunque grazie».
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Kopfino
Teen FictionDaisy vive in un piccolo paesino del verde Vermont, con i suoi genitori. Come ogni sabato la sorella di Daisy, Oliv, torna da New York, ma questa volta non si limiteranno a film e piumone. Oliv trascinerà la timida Daisy a una festa, dove incontrerà...