Sei mesi insieme

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❗️questo capitolo contiene una scena esplicita, se volete saltarla basta che smettiate di leggere quando vedete questo simbolo «~«❗️

Oggi sono sei mesi che stiamo insieme.
Non so cosa farei senza di lui.
Mi fa sorridere quando sono triste o arrabbiata.
È sempre pronto a sostenermi, quando sento di non farcela.
Riesce a farmi rilassare e staccare la mente dal mondo reale.
Lo amo e a quanto pare lui ama me.
Per festeggiare questo piccolo grande traguardo, abbiamo organizzato un weekend in montagna, da soli.
Non so ancora dove andremo, nello specifico, perché Aidan ha insistito per farmi una sorpresa, quindi so solo che andremo in montagna.

La situazione tra lui e Jason è rimasta tesa in questi ultimi mesi, non si parlano e se si incontrano nei corridoi della scuola si evitano.
Nonostante le minacce di Jason riguardo al non pagare più la scuola, il padre del ragazzo sta continuando a pagare la retta di Aidan, così lui non ha dovuto né iscriversi in un'altra scuola né cercare un lavoro. E i suoi amici non dovranno aprire un lavaggio auto nel cortile di casa...
Aidan finirà la high school sereno, e poi potrà iniziare l'università a Philadelphia, ha deciso di accettare la loro borsa di studio come studente/atleta. Tra pochi mesi si trasferirà là e per noi, e per la nostra unione, inizierà un'era nuova.

Dopo uno dei soliti episodi distruttivi di Jason, dove però Aidan non era presente, è intervenuta inaspettatamente la Polizia, e lo ha portato in centrale.
Dopo la lite furiosa con il padre, Jason è scappato di casa, è finito persino sul giornale, nelle pagine sportive ovviamente. Quando è stato trovato in Connecticut senza più un dollaro e con evidenti segni di risse, si è quasi messo a piangere all'idea di tornare a casa.
Aidan è andato a parlargli, sempre più convinto la causa di tutto questo fosse la loro lite, gli ha proposto di vedere uno psicologo assieme, in modo da affrontare le sue emozioni senza rischiare sempre di ferirsi o peggio.
Ma a quanto pare non era quello che si voleva sentire dire, e per quanto ne so, non si sono parlati.
Fortunatamente, dopo aver perso il posto in squadra, ed aver ottenuto il diploma solo dopo un pesante intervento economico del padre, Jason ha iniziato le sedute da uno psicologo, e a quanto pare si sta rendendo conto delle cazzate che ha fatto.
Ma nonostante sia sulla via della consapevolezza, Jason non ha ancora avuto il coraggio di riparlare ad Aidan. Chissà come sarà la loro amicizia, a pochi mesi dalla partenza per Philadelphia.

Verso le dieci, sento il telefono vibrare sul letto. Mi avvicino e vedo sullo schermo una notifica.
Aidan: Sono qui piccola
Subito un sorriso mi appare sul viso e in poco tempo prendo la valigia, che ho preparato ieri sera e scendo le scale.
«Ciao mamma, ciao papà« saluto prima di dirigermi verso la porta.
«Ciao tesoro» esclamano all'unisono.
Appena esco dalla porta, vedo Aidan appoggiato al cofano della macchina, che mi aspetta.
Appena incontra il mio sguardo sorride e si avvicina.
«Buon mesiversario, piccola» dice per poi abbracciarmi.
«Buon mesiversario» rispondo con il viso contro il suo petto.
«È vicino il posto in cui andiamo?» chiedo dopo pochi minuti dalla partenza.
«Ci vogliono due ore per arrivare» risponde tenendo gli occhi fissi sulla strada.
«Okay». Alzo lievemente il volume della radio e vedo che mi sorride, per poi appoggiare una delle sue mani sulla mia coscia. Subito una piacevole sensazione si impossessa del mio basso ventre, ed io non posso fare altro che guardare fuori dal finestrino e sperare che non se ne accorga.

Un rumore improvviso mi sveglia.
In pochi secondi, mi rendo conto di essere in macchina con Aidan e non nel mio letto.
«Sei sveglia?» chiede Aidan dolcemente.
«Si» rispondo stropicciandosi gli occhi.
«Un tipo ha suonato il clacson» dice, senza bisogno che io gli chieda niente.
Ogni tanto ci capita di fare così, è come se sapessimo già cosa l'altro ci sta per chiedere.
Le prime volte lo trovavamo un po' inquietante, ma poi ci abbiamo fatto l'abitudine, alla fine non è poi così male.
Sorrido e mi guardo intorno. Siamo circondati da imponenti montagne, che mi fanno sentire così piccola, ma anche così libera.
Ho sempre amato la montagna, fin da piccola, peccato che i miei genitori ed Oliv abbiano sempre preferito il lago o il mare e quindi ci sono andata molto di rado.
«Stai bene?» Chiede Aidan, non appena inizia un tratto con molte curve.
«Si» rispondo stringendo la sua mano, che è posizionata sulla mia coscia.

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