dieci

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Nel ritorno guida Aidan così Jason può sedersi dietro con Oliv.
Mentre i due piccioncini chiacchierano e si baciano, Aidan tiene lo sguardo fisso sulla strada, mentre io canticchio nella mia mente le canzoni che passano alla radio. La sua guida è decisamente più dolce ed è bellissimo vedere scorrere il paesaggio senza avere la nausea.
Sento la mano di qualcuno scuotermi per le spalle, apro gli occhi e vedo Aidan in piedi di fianco a me.
«Scusa ma non ti svegliavi, siamo arrivati» mi comunica lui, per poi spostarsi in modo da farmi scendere.
«Non fa nulla. Ho dormito molto?» chiedo stiracchiandomi.
«Sei stata sveglia solo i primi venti minuti, poi sei crollata» risponde lui sorridendo.
«Daisy, sbrigati se no non riuscirò a prendere il volo» urla Oliv mentre si dirige verso la porta di casa.
«Arrivo» le urlo di rimando io, poi mi rivolgo ad Aidan «Ora devo andare, ciao».
«Ciao» risponde lui infilandosi in auto con Jason. I nostri non ci sono, probabilmente stanno trascorrendo qualche ora al lago Groton, ma stanno sicuramente tornando.
«Daisy raggiungimi di sopra» urla Oliv dalla sua stanza.
Corro su per le scale ed entro in camera sua.
«Prendimi i vestiti che ho lasciato in bagno e anche il beauty!» dice agitatissima mentre infila una camicetta dentro la valigia.
Faccio quello che mi dice e poi la aiuto a finire la valigia. Dopo poco tornano mamma e papà, e tutti e quattro ci dirigiamo verso l'aeroporto a Burlington, dove salutiamo Oliv.
La sera chiamo Ev e le racconto del mio weekend, mentre lei mi racconta del suo incontro con un ragazzo, di cui però non vuole dirmi il nome. Odio quando fa la misteriosa, io non le nascondo nulla.
Ok, quasi nulla.

Abito in un paese dove ci sono due gelaterie, e sono pessime.
O meglio, non sono male, ma hanno gusti che potrebbero andare bene per i miei nonni.
Finite le lezioni io, Ev e Dolly ci dirigiamo verso il centro commerciale a circa venti minuti dalla nostra scuola, c'è una nuova gelateria che hanno aperto.
Sinceramente, ci ho pensato molto prima di dire di si, il centro commerciale è il posto dove abbiamo incontrato Jason. Non ho assolutamente voglia di rivedere Jason e Aidan, ma le mie amiche non sono i tipe che ti lasciano molta scelta, e non lasciano tregua finchè non dici di sì.
Dovrei odiarle, ma in realtà sono contenta: se non ci fossero loro, con le continue insistenze, e delle volte persino con le imposizioni coatte, starei perennemente in casa e sarei ufficialmente fidanzata con Disney+.
«Sapete che dicono che i proprietari siano una famiglia d'italiani, spero abbiano un figlio» dice Dolly leccandosi le labbra.
«A me sembra che di coni ne lecchi già abbastanza».
Io ed Ev ci mettiamo a ridere alla battuta veramente greve.
«Sappiate che non vi inviterò quando il mio italiano mi porterà al mare in Sicilia» dice lei girandosi.
Io ed Ev ci scambiamo uno sguardo e poi scoppiamo a ridere, e questa volta anche Dolly ci segue.
La gelateria è posizionata tra il negozio di abbigliamento Wers e il ristorante Blue. L'interno gioca sui colori del bianco e azzurrino, così da renderlo particolarmente riconoscibile in mezzo ai colori più scuri degli altri due. Al centro della stanza c'è un grande bancone dove all'interno di piccoli contenitori refrigerati sono contenuti i vari gusti del gelato, alle spalle di esso c'è una grande lavagna dove sono scritti i vari gusti e costi.

Quando arriva il nostro turno, Ev e Dolly prendono un cono mentre io una coppetta, scegliendo tutte i gusti più strani.
«Com'è il tuo ricotta e fichi?» chiede Ev a Dolly.
«La fine del mondo, Daisy il tuo bacio del paradiso è buono?» chiede Dolly, «impossibile che sia meglio dei miei baci del paradiso».
«E invece mi sa di si, è come essere in paradiso» rispondo ridendo.
A interromperci è una voce che arriva dalle mie spalle «Anche tu qua?».
Mi giro, davanti a me c'è Jason e pochi passi più indietro Aidan, mi maledico mentalmente.
«Già» rispondo secca, per poi girarmi verso le mie amiche.
«Daisy non essere maleducata, presentaci i tuoi amici» dice Doll, già in piedi che si stiracchia la maglietta.
«Quello dietro di me è Jason, il ragazzo di Oliv, mentre l'altro è Aidan, un amico di Jason» dico guardando per terra.
«Allora sono loro quelli di cui mi parlavi?!» salta su Ev, la incenerisco con lo sguardo, quella maledetta bocca larga, ma ormai è troppo tardi.
«Così parli di noi con le tue amiche, allora sotto sotto non ci detesti così tanto» dice Jason sorridendo. Aidan da dietro gli tira una pacca sul gomito, ha uno sguardo vagamente torvo.
«Sei tu quello che mal digerisco» sputo acida. Vorrei dire qualcosa per dissociare Aidan da Jason, ma improvvisamente e prepotentemente mi torna in mente che era lì affianco a Jason mentre distruggevano quella vettura, così mi alzo.
«Ragazze, non mi sento molto bene, vado a casa».
«Aspetta ti accompagnamo noi, non vorrai andare a casa con un autobus» dice Dolly prendendo la sua borsa.
«No veramente, non voglio rovinarvi il pomeriggio» poi con un sorriso aggiungo «ho solo bisogno di sdraiarmi».
«Okay, ma come fai ad andare a casa?» Chiede Ev.
«Prenderò l'autobus» dico dirigendomi verso la fermata.
«Va bene, ma se succede qualcosa chiamaci, okay?!» urla Ev.
Alzo la mano e metto il pollice in su per far capire che ho capito.

Arrivo alla fermata e mi siedo sulla panchina. Tiro fuori il cellulare e inizio a sfogliare Instagram.
Sento una macchina fermarsi davanti a me, alzo lo sguardo e vedo Aidan che mi guarda.
«Sali» dice sporgendosi per aprirmi la portiera.
«Grazie ma aspetto l'autobus» rispondo rimettendomi a guardare il telefono.
«Non farti pregare».
Il suono di un clacson mi fa alzare lo sguardo, dietro la sua macchina si è formata una fila di auto, ma lui non sembra intenzionato a muoversi. Per rafforzare il concetto, abbassa il suo finestrino e mostra il medio alle macchine dietro di lui
«Finché non sali io non mi sposto» dice per poi incrociare le braccia.
«E va bene» rispondo controvoglia per poi salire in macchina, «Sappi però, che non l'ho fatto di mia spontanea volontà»
Mi accomodo, metto la cintura e giro completamente il mio corpo verso il finestrino.
Lui ride e non posso fare a meno di sorridere.

«Tutto bene?» chiede dopo un po'. La città è ormai in vista.
«Si» rispondo secca.
«Anche io sto bene, grazie per averlo chiesto» risponde sarcastico. Non mi piace questo suo evitare il discorso di quel sabato.
Cala il silenzio che viene interrotto dalle note di una canzone.
Poco dopo mi ritrovo a canticchiarla, tenendo il tempo con le dita sulle mie gambe.
«Siamo arrivati» dice Aidan guardandomi.
L'auto è ferma già da qualche minuto nel piazzare della scuola, ma io non me sono accorta.
«Ciao» mormoro per poi aprire la portiera.
«Neanche un grazie?» chiede lui sporgendosi verso il lato passeggero ormai vuoto.
«Non te l'ho chiesto io di accompagnarmi» dico per poi chiudere la portiera.
Lui scuote la testa e ride.
«Ci si vede».

Per qualche minuto resto ferma, nel piazzale vuoto, ripensando a quello appena successo.
Il mio telefono inizia a squillare.
«Ciao Ev».
«Com'è andata con il gran figo» urla Dolly
«Quale gran figo?».
«Come quale?! Ma sei mezza scema o sei scema tutta?! Quello che ti ha dato un passaggio!» esclama Dolly
«Abbiamo sentito i clacson che suonavano e vi abbiamo visti» aggiunge Ev.
«Mi ha solo accompagnata a casa, niente di ché».
«Lo sai vero che è cotto di te?!» afferma Ev.
«Se come no, e comunque non posso stare con uno che frequenta quell'idiota di Jason» taglio corto.
«Mi spieghi cosa ti ha fatto Jason?» chiede Ev.
«Niente» rispondo mordendomi la lingua.
«Pensa se ti aveva fatto qualcosa...».
«Ora devo andare, ci vediamo domani» concludo io.
«A domani! Ma ci devi andare con quello! Hai visto che bicipiti?! Daisy!!!».
Chiudo e cammino pensando a quanto sono sceme le mie amiche, a quanto siano diverse da me.
A quanto abbia bisogno di loro.

Appoggio il telefono sul comodino di camera mia e vado in doccia.
Mia madre mi chiede della gelateria, liquido il discorso in poche battute. Ricevo un messaggio.
Oliv ti ha aggiunto a un gruppo.
Spero non sia quello che sto pensando.
Nel gruppo ci siamo io, lei, Jason e Aidan.
Ora quei due avranno anche il mio numero, perché Oliv non può stare ferma una volta tanto?

Oliv: Ciao, avete idee per questo weekend?
Jason: Domani sera io e Aidan abbiamo una partita, siete le benvenute se volete venire.
Sinceramente preferirei rompermi un braccio, ma mia sorella sta già scrivendo la risposta.
Oliv: Certo tato, ci saremo entrambe :)
Tato, sto per vomitare la cena. Con questa maledetta risposta di mia sorella, sono obbligata ad andarci. Lascio il telefono sul letto e mi dirigo al piano di sotto, dove mia madre sta iniziando a cucinare.
«Vuoi una mano?» le chiedo avvicinandomi.
«Taglia le zucchine» dice lei afferrando il pollo. Il silenzio regna in casa, dentro mi sta scoppiando la guerra.

La settimana passa in fretta e senza altri intoppi, se si esclude il piccolo incidente di Dolly con l'auto, contro un muretto, facendo fuori il fanale davanti della macchina. Qualcuno ha malignato che in realtà fosse in macchina con un ragazzo e, nell'agitazione, abbia tolto il freno a mano con un piede.
Oliv arriva verso le tre di pomeriggio di venerdì con un sorriso stampato sulla faccia, probabilmente non vede l'ora di vedere il suo amato ragazzo giocare.
«Oliv, calmati, andremo a una partita di football non alle Hawaii» le dico scocciata.
Sta per rispondermi quando le arriva una chiamata, e da come sorride sono sicura che sia Jason.
Corre in camera sua e mi lascia da sola in salotto.
Accendo la tv, ma non faccio neanche in tempo a scegliere che canale guardare, che Oliv scende le scale di corsa e si fionda su di me.
«Che ti ho fatto di male per questo?» chiedo cercando di buttarla giù dalle mie ginocchia.
«Jaz ci ha invitate agli allenamenti, iniziano alle tre e mezza, quindi dopo mangiato preparati che andiamo» dice tirandosi su.
«E se io non volessi venire?».
«Oh tu verrai, ho visto come vi guardate tu e Aidan» dice mentre apparecchia la tavola.
«Tu hai bisogno di un bravo oculista» dico prendendo le posate.
Lei alza gli occhi al cielo ma non risponde.

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