nove

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«Sveglia dormigliona, cambiati che oggi usciamo» dice Oliv per poi tirare su la tapparella di camera mia, che viene inondata improvvisamente di luce.
«Mmmm, ho sonno» mugugno io.
«Forza tra dieci minuti ti voglio giù. Ah e vestiti carina, ma comoda» dice per poi uscire dalla mia camera.
«Non vorrai mica farmi camminare di prima mattina?» urlo senza ricevere una risposta.
Appena uscite di casa ci dirigiamo verso una caffetteria per fare colazione. Ho ancora gli occhi praticamente chiusi mentre ci sediamo nei tavoli che hanno le panche imbottite e che sono posizionati vicino alla vetrata.
«Allora mi hai fatto vestire così per fare colazione?» chiedo rompendo il silenzio.
«No, ma non posso ancora dirti il perché» dice sorridendo.
«Okay» dico per poi rivolgere la mia attenzione al menù.
Ordiniamo entrambe dei pancake con lo sciroppo d'acero e una tazza di cappuccino.
Il telefono di Oliv squilla.
«Hey... Si siamo alla caffetteria».
Mi guarda e poi aggiunge.
«Okay vi aspettiamo qui».
Dice per poi concludere la chiamata.
«Chi era?».
«Jaz, lui e Aidan vengo qui» dice per poi mettersi in bocca un pezzo di pancake.
«Mi sono dovuta vestire carina ma comoda per loro? No, perché se me lo dicevi mi sarei vestita solo comoda, e non carina» dico prendendo un sorso del mio cappuccino.
«È proprio per questo che non te l'ho detto» dice per poi guardare fuori e sorridere.
Nel parcheggio c'è la macchina di Jason, da cui scendono lui e il suo amico.
Sbuffo e senza dire una parola continuo a mangiare i miei pancake. Quando volevo essere Oliv e gli rubavo i trucchi, non era mia intenzione diventare una che passa tutto il proprio tempo a vedere il suo ragazzo cercando di ritagliarsi tempo per sbaciucchiarlo o... peggio.
«Ciao ragazze» dice Jason posando un bacio sulla testa di Oliv per poi sedersi di fianco a lei, mentre Aidan si siede vicino a me.
«Voi avete già mangiato?» chiede Oliv.
«Si, ma voi finite tranquillamente la vostra colazione» risponde Jason guardandola e sorridendo.
Improvvisamente non ho poi tutta questa fame, finisco a stento il pancake e lascio un paio di sorsi di cappuccino. Paghiamo e poi saliamo sui sedili posteriori della macchina di Jason.
«Dove si va?» chiede Oliv con una punta di eccitazione nella voce.
«Lo scoprirai, tata» dice Jason sorridendole dallo specchietto retrovisore.
Tata. Per un riflesso automatico i miei occhi cercano l'apertura della portiera, la voglia di fuggire è tantissima.
«Quindi neanche tu sai dove stiamo andando?» chiedo guardando Oliv.
«Gia» dice tamburellando le dita sulla sua coscia.
Quindi io dovrei passare la mia domenica mattina in giro con loro al posto di dormire e guardare film?

«Possiamo fermarci?» chiedo cercando di respirare. Oliv si gira allarmata verso di me.
«Daisy, tranquilla adesso ci fermiamo» dice lanciando un'occhiata a Jason.
Appena la macchina si ferma apro lo sportello ed esco fuori dall'abitacolo. Faccio avanti e indietro sull'erba prendendo dei grandi respiri.
«Come ti senti?» chiede Oliv preoccupata. Mi ha raggiunto in un attimo e mi sta tenendo una mano.
«Tranquilla, ancora due minuti e poi ci sono» dico chiudendo gli occhi.
«Forse è meglio se ti metti davanti» suggerisce Aidan.
«No, non fa niente» dico tenendo ancora gli occhi chiusi.
«Daisy, non essere stupida, tu vai davanti, e Jaz cerca di guidare più piano» dice Oliv probabilmente rivolgendosi più a lui che a me.
«Non è colpa sua, solo non è stata una buona idea fare una colazione così per poi fare una strada con così tante curve» dico aprendo gli occhi e avviandomi verso la macchina.
«No, effettivamente non è stata un'ottima idea, scusa» dice Oliv avvicinandosi a me.
«Tranquilla» le sussurrò io, poi sedendomi davanti annuncio «Possiamo partire».
«Quanto manca?» chiede Oliv.
«Pochi minuti e poi ci siamo» dice per poi mettere in moto la macchina.
Il Vermont non è molto pianeggiante, il fatto di soffrire l'auto per me è veramente fastidioso, ed è un vero peccato perchè da queste parti le viste mozzafiato si susseguono di continuo. Siamo pure sempre 'The Green Mountain State'.

Ci fermiamo in uno spiazzo sterrato che dovrebbe essere un parcheggio, siamo davanti alle Green Mountains.
«Ora siamo a più di metà strada, da qui in poi dobbiamo camminare» annuncia Jason.
«Ecco perché mi hai detto di vestirmi comoda» sussurro a Oliv che annuisce.
L'inizio del percorso è abbastanza in piano con qualche leggera salita ogni tanto, e vista la poca fatica Oliv inizia subito a parlare.
Quando cammino non mi piace molto parlare, mi manca immediatamente il fiato e se restassi vicino a Oliv sicuramente mi farebbe delle domande, così decido di superarli e camminare da sola.
Sento dei passi vicino a me, mi giro e vedo Aidan.
«Ti disturbo?» chiede lui.
«No, però non ho voglia di fare conversazione» ammetto guardando avanti.
«Perfetto, neanche io ne ho voglia» dice tirando un calcio a un sassolino.
Quando arriviamo a un bivio ci fermiamo e Aidan tira fuori dallo zaino una borraccia e ne beve un sorso.
Involontariamente il mio sguardo si posa sul suo pomo d'Adamo che fa su e giù.
Faccio appena in tempo a distogliere lo sguardo che lui mi chiede «Ne vuoi un po'?».
«Si, grazie» dico timidamente.
Mi passa la borraccia e prendo qualche sorso d'acqua rinfrescante..
«Già stanchi?» chiede Oliv appollaiata sulla schiena di Jason.
«E poi saremo noi quelli stanchi? Tu ti stai facendo trasportare» dico io sorridendo.
«Jason ha detto che deve fare allenamento con sovraccarico» dice per poi baciare Jason sulla guancia.
Distolgo lo sguardo, forse è venuto il momento di dire a Oliv di quella sera, non ce la faccio a pensare che si sta facendo portare in spalla da uno che ha sfasciato una macchina per una sciocca vendetta, e che mi ha minacciata senza il minimo rimorso.
Jason si avvicina a un cartello «Mancano dieci minuti e poi siamo arrivati» dice Oliv.

Nonostante le lamentele di Oliv sul caldo e gli insetti, arriviamo a una casetta di legno.
«Arrivati» esulta Oliv saltando giù dalla schiena di Jason.
«Sono le undici, se volete possiamo rilassarci un po' prima di mangiare» dice Jason guardandoci uno a uno. Così capisco che il pranzo sarà in questo posto sperduto.
«Per me va bene aspettare» dice Oliv.
«Anche per me» risponde Aidan.
«Ci andiamo a sedere, per lo meno?» propongo io.
Oliv annuisce e stende la sua felpa sul prato sotto un albero, in modo da essere all'ombra.
Jason si siede con la schiena contro all'albero e Oliv non perde occasione per accucciarsi di fianco a lui.
Io e Aidan ci mettiamo davanti a loro, solo che io mi sdraio mentre lui resta seduto con le gambe distese. Chiudo gli occhi, così magari sparisce tutto attorno a me,  magari mi addormento.
«Ti senti bene?» chiede Aidan giocherellando con un filo d'erba.
«Ho ancora un po' di mal di pancia, ma niente di serio».
«Okay» risponde per poi guardare un punto fisso davanti a sé.
Oliv inizia a parlare e dopo poco mi si chiudono gli occhi, non tanto per la noia ma per la stanchezza.
«Ma non starai mica dormendo?» chiede Oliv, svegliandomi.
«Ora non più» biascico per poi mettermi seduta e stropicciarmi gli occhi con le mani.
«Stai ancora male?» chiede lei apprensiva.
«No, ma ho fame» dico guardando il ristorante.
«Già anche io» annuisce lei.
«Allora mangiamo» dice Jason per poi dare un bacio ad Oliv e tirarsi vicino lo zaino che ha portato Aidan.
Il loro essere così piccioncini mi da parecchio fastidio, ma se ci penso con calma e senza essere troppo negative, mi rendo conto che si possono fare pochi appunti a Jason: è dolce, è gentile, è protettivo nonostante mia sorella sia più grande di lui e se la cavi egregiamente in un mondo come New York. È veramente questo il tipo che mi ha attaccata? Inizio a pensare di essermi immaginata tutto.

«Chi vuole il panino con il cheddar?» chiede il biondino tirando fuori un panino da un sacchetto di carta. Mi rendo conto che il nostro pranzo sarà costituito solo dai panini che stanno dentro uno zaino, ringrazio il cielo di aver fatto colazione.
«Io» esclama Oliv prendendolo.
«Che gusti ci sono?» chiede Aidan.
«Cheddar, vegetariano e con i salumi»
«Salumi» ordina il moro.
«Per me vegetariano» dico avvicinandomi per prenderlo.

Mangiamo silenziosamente i nostri panini, fino a quando ad Oliv non viene in mente di mettere un po' di musica ed iniziare a canticchiarla. Nel silenzio della spianata si sente solo la sua voce.
Finito il nostro pranzo, io e Oliv ci mettiamo al sole, mentre i ragazzi decidono di restare all'ombra.
«Daisy forse dovresti almeno tirarti su la maglietta in modo da abbronzarti meglio» dice Oliv mentre si toglie la canottiera e resta in reggiseno.
«Grazie, ma no» dico coprendomi gli occhi con un braccio.
Oliv mi salta addosso e cerca di togliermi la maglietta, così iniziamo una specie di lotta che però viene fermata quando sentiamo la voce Jason chiamarci «Ma che state facendo voi due?».
«Cose tra sorelle, puoi tornare dov'eri prima Jaz» dice Oliv continuando a tener stretta la mia maglietta.
«In verità non mi dispiacerebbe se prendessi la tua ragazza per un po', mi sa che il sole le sta dando alla testa» dico io guardandola in cagnesco.
«Dai Oliv, vieni con me» dice Jason.
«Sappi che non abbiamo finito noi due» dice Oliv lasciandomi la maglia e alzandosi.
«Certo dittatrice» dico per poi tornare in pace sull'erba.
Sento di nuovo dei passi sull'erba, e visto che non voglio litigare di nuovo con Oliv, decido di mettere da subito in chiaro alcune cose
«Sappi che non mi toglierò la maglietta, e per favore evita di saltarmi addosso».
«Non credo di aver capito» dice una voce maschile.
Subito apro gli occhi e dopo essere stata accecata dal sole riesco a vedere il viso di Aidan confuso.
«Pensavo fossi Oliv, ehm, scusa» dico in completo imbarazzo. Probabilmente sono color segnale di stop.
«Tranquilla, ma se cambi idea non farti problemi» dice sorridendomi.
«Sicuramente» dico arrossendo.
Restiamo sdraiati sotto il sole fino a che non arrivano Jason e Oliv. Non è così male qui, in fondo.

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