Night of sweet mistakes

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Ten si buttò di peso sul su letto a mezza piazza che si trovava vicino alla finestra, quella sera lo aveva distrutto mentalmente, e dover dormire lì non faceva che stressarlo. Soffocò un urlò nel cuscino prima di distendersi sconfitto al suo amaro destino.

In compenso, fece ridere Taemin che rimase a guardarlo mentre sorrideva.

<< E tu che ti ridi, eh? Guarda che è tutta colpa tua. >>

<< Hai ragione, ma sei troppo adorabile. >>

Le sue guancie passarono da una sfumatora del rosso all'altra.

<< Comunque, sicuro di essere pronto per domani? Io- io apprezzo che sei venuto, ma non ti voglio costringere a farlo. >>

<< Ormai la mia decisione l'ho presa, non si torna più indietro. >>

<< Ten non sto scherzando. Sicuro di essere pronto? Sono passati cinque anni. >>

<< Senti. - si alzò dal letto e si avvicinò pericolosamente a Taemin - Una persona, mi ha detto una frase molto filosofica. >>

<< Filosofica? >>

<< Si. Si fa di tutto per una persona che si- >>

Si bloccò all'istante, senza un motivo valido ma non riusci a pronunciare quella maledetta parola, ma cosa gli stava succedendo?

<< Che? >>

Taemin era davvero confuso. Ten decise allora di dirglielo non con le parole, ma con i fatti, fece per baciarlo ma qualcosa li fece girare di scatto verso la porta della camera.

<< Ma che diamine... >>

Mentre il più piccolo pronunciò quella frase, Tae si avvicinò lentamente alla porta. Si sentivano letteralmente delle urla. Aprì la porta leggermente, per vedere una decina di persone correre per il corridoio, non aveva un'aria del tutto felice anzì, più incazzata.

Un'onda di terrore gli invase la mente di preoccupazioni. Cosa diavolo stava succedendo? C'entrava Tae? Jimin lo aveva scoperto? E poi, dove diavolo era Hoseok?

<< Dove vai? >>

<< Devo, io devo andare. Un secondo. >>

<< Taemin. Che diavolo sta succedendo? >>

<< Niente, cioè non ne sono sicuro, devo solo controllare qualcosa. Rimani qui, starai al sicuro. >>

<< Taemin! >>

Non fece in tempo a finire di gridare il suo nome che l'altro era già uscito correndo.

Correva in quei lunghi e identici corridoi senza però sapere dove andare, dove diavolo poteva stare la stanza di Jimin? Una sola cosa poteva fare, controllarle tutte, meno male che la villa era solo a due piani, anche se erano un pò troppo grandi per i suoi gusti.

Non sapeva se il ragazzo stesse ancora nella sua camera, ma visto che stava succedendo qualcosa, dubitava che Jimin non era andato a controllare. Provò ad aprire un decina di stanze, niente da fare, tutte chiuse a chiave. Finchè una maniglia invece che bloccarsi, sbloccò la porta che si aprì, rivelando la stanza di Jimin.

Dopo cinque anni, non era cambiato affatto. Il letto matrimoniale era tutto in ordine, come il resto della stanza, ma cosa che confermò che quella era la stanza di Jimin, fu una foto sul suo comodino che immortalava lui e Taemin all'università mentre lavoravano ad un progetto, erano felici a quel tempo. Chi lo avrebbe mai detto che dietro a due criminali come loro, c'erano due menti brillanti della medicina e della biologia, ai quali avevano spezzato le ali prima che ancora potessero iniziare a volare davvero?

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