Louis pov
E così, il giorno dopo, mi trovai a preparare la valigia per i prossimi sei mesi. Di mio potevo portare solamente i vestiti, qualsiasi altra cosa mi sarebbe stata fornita lì. Decisi di prendere di nascosto anche due felpe di Harry, così da poterlo sentire vicino.
Avevamo avvisato anche gli altri che il giorno successivo sarei andato in clinica, ci comunicarono quindi che sarebbero venuti quel pomeriggio a trovarci per salutarmi. Liam non rispose, stavo dando quindi per scontato che lui non sarebbe venuto.
Rimasi molto sorpreso, quindi, quando qualche ora dopo, aprendo la porta, trovai anche lui. Appena mi vide, mi abbracciò subito stretto.
"Mi dispiace tanto, Louis". Mi disse con tono sinceramente mortificato. "Tu non sei un problema, non lo sei mai stato e non lo sarai mai. Sono stato davvero un coglione. Puoi perdonarmi?".
Sorrisi. Temevo che questo momento non sarebbe mai arrivato, e invece eccoci qui.
"Certo, Liam". Risposi e lui abbracciò anche Harry.
"Sono stato un coglione anche nei tuoi confronti. Tu e Louis meritate di stare insieme, di essere finalmente liberi. Puoi anche tu perdonarmi?".
"Ma certo, Liam". Rispose Harry sorridendo.
Dopodiché, ci spostammo in salotto. Passammo insieme tutto il pomeriggio insieme chiacchierando, ridendo e guardando la TV tutti insieme. Se ne andarono poco prima di ora di cena e tutti e tre mi abbracciarono forte, augurandomi di rimettermi presto.
Anche loro mi sarebbero mancati tantissimo.
Il giorno successivo fu dunque quello della partenza. Caricai la valigia in macchina ed Harry si mise al volante. Per tutto il tragitto, per fortuna non troppo lungo, parlammo a malapena. Harry aveva un'aria tristissima. Quando arrivammo e lui parcheggiò, aveva gli occhi lucidi.
"Harry". Lo chiamai con tono calmo e lui mi guardò. "Lo sai che è necessario. Per il bene di entrambi".
"Lo so, Lou. È che vorrei tanto che non lo fosse. Vorrei solo vederti stare bene".
Gli accarezzai il viso, asciugandogli una lacrima che non riuscì a trattenere.
"Starò bene. Te lo prometto. Ma anche tu devi stare bene. In questi mesi devi prenderti cura di te, okay? E andare in terapia. Me lo prometti?"
Lui annuì, tirando su col naso. Detto ciò, scendemmo dalla macchina, presi la valigia ed entrammo insieme nell'edificio, all'accettazione, dove fummo accolti da un signore sulla trentina.
"Buongiorno". Lo saluti timidamente. "Ho prenotato per un ricovero di sei mesi a partire da oggi. Sono Louis Tomlinson".
Cercò il mio nome fra le prenotazioni e mi trovò qualche secondo dopo.
"Oh, certo. Eccoti qui. Ed ecco le chiavi della tua stanza". Disse, porgendomele, e io le presi. "Lascia però la valigia qui, dovremo prima perquisirla e poi te la porteremo noi. Avrai certamente letto che non puoi tenere il tuo telefono. Preferisci lasciarlo qui o a lui?" Chiese, indicando Harry e io decisi di lasciarlo a lui. "Nella tua stanza ci sarà un computer, che però ha una connessione protetta e non ti permetterà di girovagare molto per il web. Vedrai tu stesso quali sono i siti bloccati. Segui una terapia farmacologica?"
Harry prontamente prese il foglio dove aveva segnato ciò che dovevo prendere con quantità ed orari. L'uomo segnò tutto.
"Bene. Delle infermiere si occuperanno di farti avere i tuoi farmaci. Qui conosciamo tutti il vecchio trucco di fare finta di ingoiarli per poi conservarli, quindi controlleranno che tu li prenda effettivamente".
"Non l'avrei fatto comunque". Risposi sinceramente. Ero lì per guarire, non per uccidermi.
Lui alzò le spalle. "Non si può mai essere abbastanza prudenti. Ad ogni modo, vedo che hai scritto di soffrire di un disturbo alimentare. Fra un'ora dovrai andare quindi al tuo primo colloquio con la dottoressa Brown". Mi comunicò, per poi porgermi una mappa della clinica e indicarmi il suo ufficio. "Per quanto riguarda invece il colloquio settimanale con lo psicologo..." Iniziò a dire, per poi controllare il suo computer. "Ogni mercoledì alle 10 di mattina. Hai qualche domanda o hai già letto tutto?"
"So già tutto". Risposi.
"Bene, allora è tutto. Potete salutarvi e poi puoi andare in camera o fare un giro".
Lo ringraziai ed uscii un attimo con Harry.
Mi gettai immediatamente fra le sue braccia e questa volta fui io a scoppiare in lacrime.
"M-mi mancherai così tanto..." Dissi fra i singhiozzi.
"Ehi, ci rivedremo presto". Mi rispose con tono rassicurante, tenendomi stretto e accarezzandomi i capelli.
"D-due ore al mese, Harry. Ecco quanto ci vedremo. Come... Come mi è venuto in mente? Io non ce la faccio".
"Sì che ce la fai, Lou". Rispose, prendendomi il viso fra le mani e guardandomi negli occhi. "Mi mancherai da morire, credimi. Ma so che puoi farcela. Devi guarire, così poi potremo passare la nostra intera esistenza insieme. Liberi, questa volta. Va bene?"
Annuii e mi strinsi nuovamente a lui.
"Ti amo così tanto, Haz".
"Ti amo anch'io, Lou. Neanche immagini quanto. E presto saremo insieme e felici".
Lo baciai, tenendolo stretto a me, neanche so per quanti minuti, cercando di memorizzare al meglio ogni singolo dettaglio, il suo sapore, il suo calore, tutte le meravigliose sensazioni che mi faceva provare.
Quando ci staccammo, avevamo entrambi il viso rigato delle lacrime.
"Credo che sia il momento di andare, Lou". Mi disse e io annuii tristemente.
"Vuoi un altro bacio?" Mi chiese.
"Harry, ti prego, metti il culo in macchina, perché se ti bacio un'altra volta o se ti guardo troppo a lungo poi cambio idea e torno a casa anch'io".
Sorrise tristemente. "Ci vediamo presto, Lou".
"Ci vediamo presto. Ti amo così tanto".
Risposi e rimasi lì fuori fino a quando la macchina che se ne andava via non uscì dal mio campo visivo. Presi un respiro profondo prima di rientrare nella clinica. Raggiunsi la stanza e trovai già la mia valigia lì dentro, probabilmente l'avevano già perquisita mentre parlavo con Harry.
Mi guardai attorno. Era abbastanza spoglia, ma cosa mi aspettavo? C'era semplicemente un letto, un comodino, un armadio e una piccola scrivania con il computer a cui aveva accennato il tipo dell'accettazione. Nel bagno c'era poi solo la doccia e un lavandino. Avevo già letto dal sito che invece per i water c'erano dei bagni comuni nei corridoi e che a quanto pare giravano spesso lì degli addetti, per controllare che nessuno vomitasse.
Decisi di disfare la valigia, per poi accendere il computer. Come avevano accennato, la maggior parte dei siti erano bloccati e fra questi c'erano anche i social network. C'era praticamente solo YouTube, qualche sito di notizie e robe abbastanza inutili. Esplorai ancora un po' tutte le funzioni bloccate per poi recarmi all'appuntamento dalla dottoressa.
Bussai alla porta e, dopo aver sentito "avanti", entrai. Seduta alla scrivania c'era seduta una donna sulla cinquantina in quello che sembrava essere un normale studio di un dottore.
"Buongiorno". Mi salutò lei. "Tu devi essere Louis. Posso darti del tu, vero? Sei giovane". Annuii e lei mi fece cenno di sedermi e così feci.
Prima mi fece qualche domanda sulla mia situazione, sulla percezione che avevo del mio corpo, su miei eventuali progressi, poi mi disse che mi avrebbe fatto qualche esame e che il giorno dopo sarei dovuto tornare a discutere dei risultati. Mi prese innanzitutto altezza e peso, mi fece un prelievo di sangue, mi misurò battito del cuore e pressione, valutò la resistenza delle mie unghie e mi fece fare qualche movimento chiedendomi se mi facesse male farli. La risposta era sempre sì.
Non avevo mai fatto così tanti esami nell'arco di dieci minuti.
Mi diede infine un appuntamento per il giorno dopo, al quale mi recai puntualmente. Il giorno prima mi era sembrata abbastanza tranquilla, mentre in quel momento non sembrava affatto contenta. Non disse una parola fino a quando mi sedetti.
"Io mi occupo dell'aspetto alimentare Louis". Esordì lei. "Ieri mi hai raccontato qualcosa, ma non conosco interamente la tua situazione, non so quindi se hai anche tendenze suicide, ma lascia che ti dica una cosa: io non lascio che i miei pazienti muoiano. Perdonami per la schiettezza che sta per arrivare, ma non la evito neanche ai purtroppo numerosi pazienti anche molto più piccoli di te e quindi non la eviterò neanche a te".
Annuii silenziosamente.
"Se non migliori a partire da oggi, fra due mesi sarai morto. Sei in venti chili in sottopeso e i tuoi organi sono vicinissimi al collasso. Se ti prendi un raffreddore, diventa una polmonite. Fra un mese ci rivedremo e non ti dò un obiettivo di peso per allora, ma sappi che noterai spesso che, durante i pasti, io sono sempre lì a controllare. Se non noto un miglioramento, fra un mese ti obbligo a letto col cibo in endovena e non sto scherzando. Tutto chiaro?"
Annuii mogiamente.
"Chiunque sarà il tuo psicologo, appena scoprirà che sei sotto le mie cure farà di tutto per farti guarire, credimi. Qui gli psicologi sono terrorizzati da me".
Chissà come mai.
"Ma ora parliamo del tuo comportamento alimentare. Non abbuffarti. Per nessun motivo al mondo. Il tuo corpo non è abituato e staresti peggio. Inizialmente mangia poco, ma mangia a tutti i pasti. Il tuo corpo ha disperatamente bisogno di nutrimenti e assorbirà interamente ogni cosa che mangerai. Quindi non sovraccaricarlo né continua a denutriti come fai adesso. Poco, ma tre volte al giorno. Oh, e non azzardarti a vomitare, perché sappi che se lo farai, io lo saprò. Tutto chiaro?"
"Certo". Risposi e lei mi mostrò un sorriso che aveva un non so che di terrorizzante. Era estremamente severa e schietta, ma si vedeva che teneva alla salute dei suoi pazienti.
Quando uscii da quella stanza, ero deciso a guarire, non solo per me stesso o per Harry, ma anche perché temevo che se fossi morto la dottoressa Brown mi avrebbe resuscitato per poi uccidermi di nuovo.
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Nothing's fine
Fanfiction"Ti... Ho mentito prima, dicendoti di stare bene. Beh, ora è ovvio".