Chapter 19: I almost forgot

213 8 15
                                    

Nota autrice:
Mi sono resa conto di non aver mai dato delle coordinate temporali, ma siamo nel 2016, nello specifico in questo capitolo a settembre. Lo dico perché nei capitoli successivi potrebbe parlarsi di età, anniversari e cose del genere e anche per dirvi che ciò di cui leggerete in questo capitolo non c'entra nulla col covid. Buona lettura!

Louis pov

Durante la prima settimana, mangiare fu davvero difficile. La dottoressa mi aveva detto di mangiare poco a tutti i pasti, ma probabilmente non intendeva così poco. Non potevo però farci niente, non riuscivo proprio di più, soprattutto la sera, quando mangiare era ancora più difficile. L'impulso di andare a vomitare era davvero forte, ma evitavo perché volevo evitare di essere costretto al letto col cibo in endovena.
Dovevo farcela.
Ero anche andato al mio primo colloquio con lo psicologo, il quale, come previsto dalla dottoressa Brown, sembrava già dalla prima seduta alquanto frettoloso nel volermi curare, soprattutto per quanto riguarda l'anoressia. Beh, essere così temuti doveva essere figo.
Riuscii a non pensare troppo ad Harry, ma, a dieci giorni dal mio ricovero, mentre ero nella mia stanza, la sua mancanza mi investì all'improvviso e mi trovai steso a letto, in lacrime, mentre stringevo a me una delle due felpe che gli avevo preso, cercando di sentire il suo odore. Presi poi il computer e cercai qualche vecchia intervista. Sorrisi fra le lacrime appena lo vidi sullo schermo. Misi a ripetizione più volte le parti in cui parlava lui, così da poter sentire la sua voce il più a lungo possibile e per poterlo guardare, anche se semplicemente da uno schermo. Sorrisi per tutto il tempo, pur continuando a piangere per quanto mi mancava.
Forse ero patetico, ma non mi interessava. Avevo bisogno di sentirlo il più vicino possibile a me.

Harry's pov
Mi ero segnato sul calendario la data in cui sarei potuto andare finalmente a trovare Louis. Quando arrivò, mi preparai il più velocemente possibile per poi fiondarmi in macchina. Non vedevo l'ora di rivederlo, mi mancava da impazzire. Sapevo di non dover pensare costantemente a lui, ma mi era difficile.
Sorrisi a 32 denti quando entrai in macchina, non vedevo davvero l'ora di rivederlo. Sapevo che saremmo dovuti rimanere in una stanza con altre persone per un massimo di due ore, ma sarebbe stato comunque perfetto.
Certo, sarebbe stato ancora meglio se non avessi avuto quel fastidioso raffreddore autunnale, ma ci saremmo fatti andare bene qualsiasi cosa.
Mi misi alla guida e sorrisi quando arrivai a destinazione, nonostante non fosse decisamente il posto più allegro al mondo. Mi fecero andare nella sala delle visite e lo trovai già seduto ad un tavolo mentre mi aspettava.
Quando mi vide si alzò subito e mi mostrò un sorrisone. Gli corsi incontro e lo strinsi forte a me. Oh, quanto mi era mancato. Si guardò attorno per verificare che nessuno ci prestasse attenzione e mi baciò per qualche secondo.
Mi venne quasi da piangere, non avevo realizzato fino a quel momento quanto mi mancassero i suoi baci. Dopo qualche secondo però girai la testa per starnutire.
"Sei già diventato allergico a me?" Mi chiese ridacchiando.
"No, scusa, uno stupido raffreddore". Risposi ridacchiando anche io e poi ci sedemmo entrambi.
A questo punto lo osservai bene, mentre anche lui quasi mi fissava, sorridendo. Aveva già messo su qualche chilo, era evidente. In generale, sembrava stare meglio. Aveva delle occhiaie molto meno pronunciate e sembrava più sano.
"Ti trovo davvero bene". Gli dissi, sorridendo. "Devono essere davvero bravi".
"Lo sono, soprattutto la nutrizionista, diciamo che sa essere molto convincente. La prima settimana è stata davvero difficile". Mi spiegò. "Non riuscivo a mangiare quanto dovevo, soprattutto la sera, ma mi sto pian piano abituando. Fra tre giorni ho il secondo appuntamento con lei, spero vada tutto bene".
"Sono davvero fiero di te, Lou". Risposi e lui arrossì leggermente.
"Tu, piuttosto? Stai andando in terapia?".
Annuii. "Sì. Sai che ero convinto di non averne bisogno, ma solo andandoci mi sono reso conto che invece ne avevo eccome. Mi sento molto più tranquillo, adesso".
"Oh, ne sono felice. E gli altri? Come stanno?"
Andammo avanti così per le successive due ore, a chiacchierare, ridere e scherzare. Sembrava quasi che fossimo in una situazione normale, come se fossimo a casa o magari ad un bar davanti ad un caffè. Per quelle due ore, quasi dimenticai il posto nel quale ci trovavamo, quasi dimenticai dei problemi di Louis.
Ebbi però molto presto l'occasione per ricordarmene.
Due giorni dopo, infatti, mentre ero a casa e mentre mi ero svegliato da poco, ricevetti una chiamata da un numero non memorizzato.
"Pronto?"
"Pronto? Lei è il signor Styles, giusto? Louis Tomlinson ha messo questo numero come contatto di emergenza. Chiamiamo dalla clinica".
Sentii il cuore martellarmi nel petto e mi sedetti subito.
"S-sì, sono io. Che... Che succede? Louis sta bene?".
"Non proprio, signore. Anzi, sta molto male. Gli è venuta una polmonite e in questo momento è nell'ospedale della clinica".

Louis pov
Qualche ora prima
Quando mi svegliai, mugolai per il dolore che provavo al petto. Era insopportabile. Una volta aperti gli occhi, mi resi conto che erano le 3 di notte. Feci per mettermi seduto, ma il dolore era davvero insopportabile e mi rendeva respirare quasi impossibile. A fatica raggiunsi il telefono presente sul comodino e digitai il numero di emergenza della clinica.
"P-pronto? Potete... Potete mandare dei medici, per favore? Non... Non riesco a respirare". Dissi a fatica, i polmoni mi bruciavano mentre pronunciavo queste parole. Non dovetti aspettare molto prima che arrivassero dei medici. Mi controllarono velocemente prima di mettermi qualcosa sulla bocca che mi aiutò a respirare e mi sentii un po' meglio, anche se il dolore al petto era ancora insopportabile.
"Dobbiamo portarti all'ospedale della clinica, va bene?" Mi chiese uno di loro e io annuii debolmente.
Mentre venivo trasportato, ripensai alle parole della dottoressa Brown. Mi aveva avvisato, mi aveva detto che ero estremamente fragile, mi aveva detto nello specifico che anche un raffreddore avrebbe potuto causarmi una polmonite. Io però non ci avevo pensato, avevo baciato Harry senza verificare che stesse prima bene e anche dopo che mi aveva detto del raffreddore non ci avevo minimamente pensato.
Volevo per una volta dimenticarmi di essere malato.
E invece mi trovavo sul letto di un ospedale, mentre respirare era la cosa più difficile al mondo.

Nothing's fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora