Capitolo due: let me help you

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Louis' pov

"Amore... Secondo te davvero non mi sono mai accorto del tuo stare male?" Lo sentii chiedermi e allora sollevai lo sguardo, guardandolo un po' confuso. Se n'era accorto? Eppure non mi aveva mai detto niente.

"Ovviamente l'avevo notato, Lou" continuò lui "ma non volevo sembrarti esasperante facendoti domande, quindi ho provato semplicemente a starti più vicino, ad abbracciarti più spesso, a dirti più parole dolce, anche se... Sembravi infastidito da tutte queste attenzioni".

Sospirai, pensandoci bene. Era vero. Da un po' era effettivamente diventato più affettuoso, ma io rifiutavo sempre le sue attenzioni, quasi convinto che fossero dovute al fatto che gli facessi pena.

"Mi dispiace, Harry" gli risposi con voce spezzata, ma lui scosse la testa. "Non fa niente, adesso so perché ti comportavi così. Non è colpa tua". Eccome se lo era, invece. Magari l'avevo anche fatto stare male col mio comportamento. Perché non riuscivo a farne una giusta?

"Solo... Avevo paura che non mi amassi più" ammise lui e io gli presi il viso fra le mani guardandolo negli occhi. "Non pensarlo mai, neanche per un secondo, Harry. Tu sei l'unica cosa che mi tiene attaccata alla vita". Non ho mai detto niente di più vero. Avevo pensato più volte di farla finita, ma mi bastava un suo abbraccio, un suo bacio, un suo 'ti amo' per trovare un motivo per continuare a vivere, nonostante, beh... Me. C'erano dei momenti con lui in cui riuscivo a non pensare a quanto mi odiassi. Come potevo non amarlo?

"E poi... Ti ricordi quando circa due settimane fa eri uscito e sei tornato in hotel completamente ubriaco?" Mi chiese e io annuii. "Beh, mi ricordo di essermi ubriacato, ma per ovvi motivi non ricordo altro" risposi.

"Io però me lo ricordo benissimo, Louis. Ti avevo aspettato sveglio e quando ti ho visto mi si è spezzato il cuore per quanto ti ho visto infelice. Stavi ridendo, ma i tuoi occhi... Non... Non li ho mai visti così, neanche oggi. Trasudavano disperazione e stanchezza. Sei andato in bagno e ti ho subito seguito. Ero determinato a farti parlare, a dirmi finalmente la ragione del tuo malessere, ma tu mi hai completamente respinto. Ti supplicavo di dirmi cosa ti stesse accadendo, ma tu mi dicevi di lasciarti in pace e... Di farmi i cazzi miei".

Deglutii rumorosamente. Lui aveva cercato di aiutarmi e io l'avevo respinto in modo così brutale. Per l'ennesima volta, pensai di meritarmi di stare così male.

"Sono scoppiato a piangere davanti a te, ma sembrava che non te ne importasse niente. Non piangevo tanto per come stavi trattando me, ma per come stavi trattando te stesso. Stavi evidentemente malissimo e respingevi l'aiuto della persona che più ti ama al mondo. Poi hai iniziato a vomitare e io sono rimasto lì, ad aiutarti, continuando a piangere per come ti stavi... Anzi, stai, riducendo. Poi quando ti ho aiutato a darti una sciacquata e a cambiarti, per poi portarti a letto. Credo che ti fossi un po' ripreso, perché quando mi sono steso accanto a te ti sei stretto forte a me, dicendoti che ti dispiaceva".

Mi trovai nuovamente a piangere con forza, ma sentii le braccia di Harry stringermi ancora di più a sé. Perché era così buono? L'avevo trattato malissimo, avrebbe dovuto abbandonarmi. In quel periodo eravamo anche stati poco intimi, perché non volevo farmi vedere da lui, mi sentivo orribile. E poi ero disgustoso. Aveva tutti i motivi per abbandonarmi, invece era lì con me, a stringermi forte, quasi cullandomi, a sussurrarmi che andava tutto bene, ad asciugarmi le lacrime baciandomele.

"Mi dispiace tanto, Harry" singhiozzai e lui, in tutta risposta, mi baciò. Ricambiai quel bacio come se la mia vita dipendesse dal contatto delle sue labbra e forse effettivamente era così.

"Non fa niente, Lou" rispose lui con un leggero sorriso, mentre con le sue grandi e calde mani asciugava alcune lacrime che continuavano ad uscire dai miei occhi "solo, non dire mai più che non me ne sono accorto e che non ho provato a fare nulla. Al massimo puoi dirmi che non ci ho provato abbastanza, ma credimi, i miei tentativi io li ho fatti". Io annuii, per poi ripetere questo gesto quando lo sentii dirmi "fatti aiutare, ti prego".

Speravo che mi potesse aiutare, ma non mi rendevo conto che comunque il mio volermi rialzare doveva partire da me, non da lui. Non mi resi conto che non potevo affidarmi completamente a lui, se io non avevo alcuna intenzione di iniziare ad aiutare me stesso. Non mi resi conto che, in questo modo, mi sarei solo distrutto ancora di più. E con me, anche una parte di lui.

Angolo autrice:

ecco l'aggiornamento! Se vi piace, mi farebbe piacere il vostro voto ed un vostro commento. Ad ogni modo, mi raccomando, come ho già detto, se avete problemi parlatene e non rifiutate l'aiuto di nessuno. Ma mi raccomando, la spinta per salvarvi deve partire da voi o non risolverete mai niente.

Detto ciò, alla prossima!

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