6. Il pianoforte

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Le dita di Matthias erano inguardabili persino per chi aveva già visto sangue e ferite prima di quel momento. Inguardabili e terribilmente dolorose, anche se Matthias si stava impegnando a nasconderlo.

«Se tornassimo su di sopra, potresti sciacquarti le ferite e bendartele, ma non sono sicura sia una buona idea risalire.» disse Nina esaminandole. Lei era una Spaccacuore, ma almeno in teoria quelle ferite avrebbe comunque potuto sistemarle alla meno peggio.

«Per salire quella fune le dita mi servono, non sono sicuro di arrivare fino in cima.» convenne l’altro, la fronte imperlata di sudore.

«Mi dispiace interrompere le cure mediche, ma è meglio se proseguiamo. Anche se non sento nessuno avvicinarsi, ho la sensazione che potremmo essere inseguiti.» disse Kaz osservando solo brevemente le ferite di Matthias.

«Ma le sue dita-» fece Inej incredula, guardando Kaz.

«Deve ringraziare di non essere un ladro. Proseguiamo, con un po’ di fortuna troviamo dell’acqua anche dopo.»

Seguirono il corridoio spazioso in silenzio, di nuovo a coppie. Kaz stavolta aveva accanto Inej, con alle spalle Matthias e Nina. A chiudere la fila erano Jesper e Wylan, che dopo le parole di Kaz continuavano a guardare dietro di loro piuttosto nervosi.

Il corvino aveva parlato prima di ripartire per spingerli a muoversi; nessuno si aspettava di trovare in fondo al corridoio un vero fiume.

Per attraversarlo c’era un enorme tronco che forse un tempo era stato l’albero di una nave. Mentre Jesper cercava di capire se fosse marcio, Matthias mise a mollo le mani, senza riuscire a soffocare un urlo di dolore.

Nina si occupò poi di bendargli le dita con pezzi di tessuto che si strappò dalla gonna. Quando finì, le mani di Matthias erano rosee sul palmo e rosso acceso sulle dita, che ora non poteva più piegare.

«Ti servirebbe un dottore vero o una me con più tempo, ma spero siano sufficienti finché non usciamo.» disse la mora.

«Grazie.»

Per quella parola che a Matthias doveva sser costata tutto il suo orgoglio, Nina gli diede un bacio a stampo estremamente svogliato. Quando il biondo arrossì, Wylan e Jesper non poterono che sogghignare.

«Com’è quindi il passaggio?» chiese Kaz.

«Fattibile, occhio a non scivolare però.»

Jesper lo attraversò senza troppe difficoltà, le braccia spalancate per tenere l’equilibrio. Wylan lo seguì, più lento e rischiando di cadere quando la portata dell’acqua aumentò all’improvviso rischiando di buttarlo di sotto.

Matthias andò dopo di loro, superando l’albero in forse quattro passi totali. Nina, dopo di lui, perse l’equilibrio in fondo e fu presa al volo dal biondo; se avesse sentito dolore alle dita, nessuno lo notò sul suo volto.

Infine andò Kaz, seguito da Inej, l’unica che era certa non sarebbe mai caduta e l’unica che poteva tener d’occhio il ragazzo. Non che ne avesse bisogno, ma meglio non rischiare.

Risalirono una scala scavata nella roccia con una certa fatica dovuta ai vestiti bagnati, poi attraversarono un breve corridoio.

Raggiunsero una stanza circolare, al cui centro c’era un assemblamento di ossa abbastanza macabro.

«Sembra un organo.» fece Inej osservandolo un po’ ammirata, un po’ spaventata.

Si avvicinarono tutti alla struttura e si accorsero che sì, era un organo. Non aveva pedali, le canne superiori e tutti i dettagli parevano fatti con scheletri umani e persino i tasti sembravano fatti di dita umane, ma era indubbiamente un organo.

Il tutto era abbastanza macabro persino per gli assassini del gruppo.

«La mappa dice cosa dobbiamo farci?» chiese Kaz. Inej tirò fuori la mappa e lesse in silenzio. Quando rialzò il capo disse: «Dice che dobbiamo suonare le note giuste o verremo ammazzati.»

«Quali note?»

Inej osservò la mappa, poi la girò e vide in alto delle note musicali. Si avvicinò quindi all’organo e mise sul leggio il foglio.

«Okay, quindi abbiamo l’organo e abbiamo lo spartito. Ci serve qualcuno che lo sappia suonare.»

I sei ragazzi si lanciarono occhiate tra di loro. Nessuno sapeva suonare un pianoforte.

Alla fine Wylan disse: «Quello spartito lo posso leggere. Però non ho mai suonato un piano, avevo visto solo le illustrazioni e le note di base...»

«Mi sa dovremo farcelo bastare. Vieni qui.»

Quello di Kaz suonò come un ordine e il rosso lo eseguì senza fiatare. Lo osservarono studiare lo spartito, poi contare i tasti. Alla fine deglutì e premette due tasti.

La nota suonata risuonò potente nello spazio e diede via ad un macabro eco mentre alla loro destra una passerella in pietra iniziava ad abbassarsi.

«Sì! Bravo, è giusto!» esclamò contento Jesper.

Wylan sorrise, tornando a respirare. Guardò la nota successiva e provò a suonarla; stavolta dalle canne uscì del fumo e il pavimento a sinistra crollò; Inej riuscì a togliersi di lì appena prima di cadere giù.

«Oddio, scusami!» urlò Wylan, ora decisamente agitato.

«Non ci pensare e concentrati.» disse Kaz accanto a lui.

Il ragazzo mandò giù il groppo che aveva in gola e riprovò. Stavolta la nota risuonò e la passerella si abbassò di un tratto.

«Continua così, bravissimo!» esclamò Nina entusiasta.

La nota successiva venne azzeccata, ma alla quarta Wylan si bloccò.

«Questa nota… Può essere due cose diverse, non sono sicuro di azzeccarla.» mormorò agitato.

«Avanti, Wylan, sei bravo e ce la farai di sicuro.» disse Jesper appoggiando una mano sulla sua spalla, solidale.

Wylan ci provò e sbagliò: stavolta fu Kaz a rischiare di finire giù di sotto, ma Jesper lo prese per la cravatta e lo tirò indietro a forza prima che il buco lo reclamasse per sé.

«Scusami!» urlò Wylan, ritentando con la seconda opzione.

La nuta rimbombò allegra e con lei il suono della passerella che si metteva finalmente orizzontale. Wylan tirò un sospiro di sollievo.

Kaz fu il primo a togliersi di lì. Jesper lo seguì, trascinandosi dietro Wylan. Nina e Matthias li seguirono e Inej chiuse la fila, recuperando la mappa.

The Goonies || Sei di CorviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora