Subito dopo l'incontro ho fatto una doccia veloce, preso i soldi della vittoria e acceso la macchina per partire alla massima velocità.
Sono quasi in ritardo e non posso permettermelo, non oggi.
Oggi ho un appuntamento importante.
Parcheggio davanti al carcere di massima sicurezza, scendo e le guardie mi fanno entrare senza troppe domande. Consegnare criminali alla giustizia ha i suoi vantaggi, non sono un poliziotto eppure la maggior parte dei malviventi sono dietro le sbarre grazie a me, questo basta come passpartout.«Diego.»
«Ciao Jack.»
L'uomo è visibilmente enorme anche se seduto dietro una scrivania, mi saluta senza guardarmi, allunga un foglio velocemente per poi rimettersi davanti al computer. Jack è uno dei responsabili delle visite, ci conosciamo da un po' ormai, firmo i permessi in un attimo, non leggo nemmeno cosa c'è scritto sopra, ormai lo so a memoria.
«Hai dieci minuti, Diego.»
Aggrotto le sopracciglia mentre tengo ancora il foglio in mano: «Dieci? Di solito ne ho molti di più.»
«Lo so, ma questa volta vuoi parlare con qualcuno di un certo livello di pericolosità.»
Alzo le spalle: «Sono stato io a metterlo dentro, non sarà così stupido da aggredirmi.»
«Preferiamo non rischiare. Direttive dall'alto, personalmente ti ci lascerei per ore.»
Sospiro abbattuto ridandogli il foglio di permesso: «Lo so.»
Vedo che le labbra di Jack si stanno aprendo per una nuova domanda ma lo anticipo salutandolo, entro dentro al penitenziario chiudendomi le porte alle spalle.
Le guardie mi salutano con cenni e sorrisi, alcuni criminali all'interno delle loro celle fanno gli indifferenti, altri mi minacciano ma le loro parole sono meno importanti del pavimento che sto calpestando.Raggiungo la sala interrogatori e anche qui compilo una serie di scartoffie, ho chiesto di vedere il prigioniero in solitudine firmando di essere consapevole di eventuali conseguenze.
Conseguenze per lui, sia ben chiaro.
La stanza degli interrogatori altri non è che una serie di mura quattro metri per quattro, una finestra che dà luce su un tavolo in legno, due sedie e una porta da cui tra poco entrerà il criminale.
Non mi siedo perché appena mi avvicino alla sedia la porta viene aperta, lui entra con le catene ai polsi, è dimagrito ma l'espressione da bastardo è sempre quella, non gli son cresciuti i capelli ma una folta barba. Gli occhi di ghiaccio si sposano alla perfezione con il tatuaggio a forma di fulmine spicca alla luce del sole.«Ciao Raiden.»
Mi sorride mostrando i denti affilati, si siede sospirando, come scocciato dalla mia presenza.
«Cosa vuoi, Hargreeves?»
Mi siedo.
E inizio a fissarlo intensamente negli occhi.
Sono faccia a faccia col tuo assassino.
Ma non lo ucciderò.
Spero tu possa perdonarmi.
STAI LEGGENDO
The Unforgiven - The Umbrella Academy fanfiction [IN SCRITTURA]
FanfictionATTENZIONE, la fanfiction è strettamente legata ad un'altra storia ovvero "Klaus Trilogy" che trovate sul mio profilo. Se leggete questa storia senza aver letto la precedente vi risulterà senza senso. Proverò comunque ad essere più chiara possibile...