Capitolo 15

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«Incredibile ma vero, per una volta la tua dipendenza sarà un vantaggio.»

Klaus unisce le mani in un singolo applauso, esplode in un «Sì!» tutto contento mentre saltella per la stanza. Credo che per lui sia importante la consapevolezza di essere finalmente utile a qualcosa, a essere sincero il suo entusiasmo è quasi contagiante ma sono abbastanza fermo e deciso per non darlo a vedere. In occasioni più allegre probabilmente mi sarei unito alla sua gioia regalandogli almeno un sorriso sincero.

«L'idea è quella di mandarti per le strade alla ricerca di una dose mentre io ti seguirò nell'ombra.» prendo un attimo di pausa per azzannare un panino, oltre alla voglia di pattugliare le strade è tornata anche la fame. Una volta acquistata la cena, o forse meglio dire la colazione vista l'ora, siamo tornati nel mio minuscolo appartamento all'interno della palestra in cui lavoro, è il posto ideale poiché qui non ci disturberà nessuno e al capo non interessa se porto amici o parenti all'interno della struttura, per lui l'unica cosa che conta è la mia presenza su quello stramaledetto ring.

«E questo lo so fare benissimo, modestamente.» Klaus si indica usando entrambe le mani, soffocando una risata maliziosa.

«Nel caso in cui dovessi incontrare uno spacciatore con un tatuaggio a forma di fulmine proprio qui.» gli indico il punto preciso picchiettando sulla sua tempia destra con un dito. «Dovrai dire una frase in codice, qualcosa del tipo "Ehi, capiti come un fulmine a ciel sereno"»

«Cioè dovrei avvisarti che vedo un fulmine usando la parola "fulmine"? Fratellino, pecchi di fantasi..ah!» Klaus pronuncia l'ultima lettera con un gridolino di dolore, gli ho rifilato una leggera sberla.

«Chissene frega della fantasia!» lo rimprovero guardandolo negli occhi, la classica espressione da cucciolo indifeso. Avevi ragione Valery, a volte questo stupido fa proprio tenerezza. «Resta concentrato sul piano! Una volta detta la frase in codice, io gli salterò addosso e ci faremo portare da Raiden.»

«Possibilmente non legati come salami com'è successo l'ultima volta.»

Già...L'ultima volta.

Il giorno in cui ti ho persa per sempre.

«Tranquillo Klaus, questa volta andrà tutto bene.» lo rassicuro mettendogli una mano sulla spalla.

«Lo crediamo anche noi.» mio fratello si lascia andare gettandosi su di me in un abbraccio.

Resto come un blocco di pietra, le mani alzate di cui una reggente un panino mangiato a metà. Solitamente non sono uno che si lascia andare agli abbracci o affetti in generale, questa volta però ricambio la stretta usando la mano libera.

«Allora, ripetiamo il piano, va bene?» riprendo una volta staccatomi dall'abbraccio, odio ammetterlo ma mi sento meglio. «Tu vai per le strade e io ti sorveglio da lontano, quando...»

«Quando troverò qualcuno con un fulmine in faccia griderò "Ehi amico, capiti proprio come un fulmine a ciel sereno!" e allora tu arrivi e lo prendi a pugni!»

«Bene, direi che ci siamo. Stanotte andremo in scena.»

«Okay fratellino, non sono ancora convinto della frase in codice, però...Sì, potrebbe funzionare.» Klaus prende il suo panino, lo scarta sospirando di sollievo nel constatare che è ancora caldo, addenta un pezzo masticando lentamente, gustando ogni singolo pezzo a occhi chiusi.

È sempre stato il più scapestrato della famiglia, eppure in questo momento ho l'impressione che sia l'unico tra noi sette ad avere capito come funziona la vita: godersi le piccole cose come mangiare un panino, sorridere anche quando vivi nell'oscurità più nera, non cercare mai lo scontro e preferire a esso un incontro verbale o addirittura la fuga. Forse Klaus sta vivendo a pieno proprio perché, a differenza nostra, non ha mai voluto compiacere papà, preferendo vivere la vita seguendo le sue di regole, anche se stravaganti, e non quelle di un uomo che sfruttava i figli per ottenere applausi, sostegno della folla o finanziamenti da grandi industriali.

Incredibile.

Se mi avessero detto che un giorno avrei imparato qualcosa da Klaus, beh...Stento a crederlo anche ora che sta succedendo.

«Tutto bene? Mi stai fissando in modo inquietante.» chiede leggermente preoccupato, riportandomi alla realtà.

«Tu che parli di inquietudine? Questa è bella!»

Klaus sorride sereno come mai, finisce di mangiare per poi buttarsi a peso morto sul letto. «Svegliami quando è ora, va bene?»

Annuisco e accendo il televisore sul canale del notiziario. Azzero il volume, non vorrei svegliarlo, non ora che dorme così tranquillo.

The Unforgiven - The Umbrella Academy fanfiction [IN SCRITTURA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora