Sto per pigiare sull'acceleratore quando qualcuno si tuffa sopra il cofano della macchina. Per un istante il cuore fa un balzo, scendo velocemente dall'auto sperando che nessuno si sia fatto male e che, soprattutto, non mi faccia perdere tempo. Non appena metto piede sull'asfalto, vedo Klaus cercare di rialzarsi in malo modo, si aiuta poggiandosi sullo stesso cofano su cui è crollato mezzo secondo fa.
«Sei impazzito?» tuono aprendo le braccia, dandomi subito dopo dello stupido per questa domanda. Klaus non è impazzito, Klaus È pazzo.
«Diego.» sospira lanciandosi su di me, aggrappandosi alla maglietta come un'ancora di salvezza: «Non fare sciocchezze.»
Sto perdendo tempo, sono nervoso, non riesco più a vedere questa faccia.
Prendo Klaus per il cappotto scagliandolo contro la macchina, l'indice minaccioso di fronte agli occhi: «Non starmi tra i piedi, vado a cercare l'assassino di Valery.»
«Non puoi andare da solo!»
«E chi mi aiuterà, tu? Come l'ultima volta!?» sbraito lanciandolo via, salendo in macchina più furioso che mai.
Klaus riappare dal finestrino che, mannaggia a me, ho lasciato aperto: «Non l'hai persa soltanto tu, dammi un'occasione per rimediare!»
«Vuoi rimediare?» ingrano la prima, sospiro guardando la strada, mano sul volante: «Vai in comunità e restaci.»
Parto senza dargli occasione di ribattere, lancio un rapido sguardo allo specchietto retrovisore, Klaus sta parlando da solo, leggermente voltato verso sinistra e agitando le braccia con fare nervoso.
Sfreccio verso il penitenziario, ricordo a malapena il traffico, i semafori e i pedoni, ho il cervello annebbiato dall'ira, so che dovrei controllarmi ma non ci riesco.Non appena entro nella struttura, Jack, il responsabile delle visite, si palesa di fronte a me nella vana speranza di calmarmi. «Diego...»
Non gli do tempo di continuare la frase: lo afferro per il colletto appiccicandolo al primo muro che vedo, tutti i presenti iniziano ad agitarsi, alcuni agenti di polizia mi accerchiano.
«Come ci è riuscito?» sbraito così forte che sento l'eco della mia voce dal fondo del corridoio. «Com'è possibile che uno dei criminali più pericolosi della città, sia fuggito da un penitenziario di massima sicurezza?»
«Aveva un complice e un sacco di alleati sia dentro che fuori.» risponde Jack mentre alza le mani: «Non è colpa mia Diego, lo sai.»
Già, ha ragione. In un minimo frammento di razionalità, lo lascio andare e anche gli altri agenti di polizia sembrano ammorbidirsi.
«Sappiamo che per te è una questione personale.» continua Jack con calma: «Quindi capisci bene che non possiamo coinvolgerti nel caso. Funziona così, in polizia.»
Abbozzo un sorriso amaro: «Già...Ma io non sono la polizia.»
«Diego, non fare scelte avventate, la giustizia è armonia, la vendetta ti fa solo stare meglio.»
«Per quanto mi riguarda, la giustizia ha fallito. E io ho bisogno di stare meglio.»
Non mi interessa diventare un assassino, tutto quello che voglio è non commettere lo stesso errore. Questa volta ucciderò Raiden con le mie stesse mani, voglio vedere la vita scivolar via attraverso le mie dita attorno al suo collo. E se questo dovesse costarmi l'ergastolo, non mi interessa.
Devo espiare la mia colpa.
Adesso o mai più.
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The Unforgiven - The Umbrella Academy fanfiction [IN SCRITTURA]
FanficATTENZIONE, la fanfiction è strettamente legata ad un'altra storia ovvero "Klaus Trilogy" che trovate sul mio profilo. Se leggete questa storia senza aver letto la precedente vi risulterà senza senso. Proverò comunque ad essere più chiara possibile...