Capitolo 11

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Non dormivo così bene da settimane, da quando non ci sei più.

Mi sveglio e qualcuno bussa alla porta, il rumore sovrastato da una voce dolcissima: «Diego, tesoro?»

Mamma.
C'è sempre stata, ci sarà sempre. Per quanto suoni infantile, non smetterò mai di aver bisogno del suo aiuto.

«Sei sveglio?»

«Sì, mamma.» dico in uno strano tono malinconico, devo deglutire un paio di volte e mettermi seduto per far arrivare il respiro in maniera regolare.

«Schiocchino, che fai al buio?» chiede entrando e accendendo la luce, il suo sorriso illumina la stanza molto più di quanto farebbero tutte le lampadine del mondo. «È quasi ora di cena.»

«Scusa mamma, non ho fame» abbasso lo sguardo espirando con forza dal naso, lei si avvicina sedendosi accanto a me, con fare delicato posa una mano sulla schiena accarezzandola un po'.

«Tesoro, va tutto bene?»

«Io...» torno indietro nel tempo a quando ero un bambino impaurito e balbettante. Provo la stessa sensazione di disagio e inadeguatezza. Gli altri sono tutti andati avanti con le loro vite, perfino Klaus, io invece...«Io...Ho perso una persona.» sibilo tra i denti. Chiudo gli occhi con forza abbassando la testa.

Mamma non dice nulla, semplicemente mi abbraccia, abbandono il ruolo dell'uomo freddo e lottatore, per un istante voglio farmi coccolare e piangere sulla sua spalla. Voglio tornare bambino, avere paura e trovare conforto tra le sue braccia.

«Tu sei forte, Diego, il più forte di tutti.»

«No mamma, non è vero. Una ragazza ha perso la vita a causa mia, il più forte di tutti non avrebbe mai permesso una cosa simile. Sono un fallimento.»

«Non ti sei addestrato tutta la vita per diventare un fallimento.» smette di massaggiarmi, si alza per poi allungare la mano verso di me: «Ti sei addestrato per diventare un eroe, sono sicura che anche quella ragazza lo sapeva.»

Scuoto la testa a destra e a sinistra: «Gli eroi non lasciano morire le persone.»

«Ma non si arrendono mai e provano sempre e comunque a salvarle, anche quando sanno che non possono farlo.» muove le dita della mano, un invito ad afferrarle per alzarmi in piedi. «Gli eroi hanno anche bisogno di energie, altrimenti non combineranno proprio nulla.»

Riesce a strapparmi mezzo sorriso. Afferro la sua mano lasciando che mi alzi dal letto, per un attimo riesco a sentirmi più leggero.

Arriviamo in cucina dove trovo un Pogo particolarmente crucciato seduto a capotavola, sta guardando il notiziario da una piccola televisione che papà ci permetteva di accendere solo durante due ore libere di svago, il sabato pomeriggio.

«È un miracolo che questo aggeggio funzioni ancora.» dico con amarezza avvicinandomi a Pogo.

Osservo lo schermo, una giornalista si trova davanti un luogo che conosco fin troppo bene.
Se fino qualche secondo fa mi sentivo leggero, ora il cuore piomba in basso come fosse diventato di pietra.
Ascolto a malapena le parole della giornalista, i miei occhi sono fissi sulla scritta rossa sul fondo dello schermo.

Evasione dal carcere: Raiden a piede libero. Massima allerta.

«Signorino Diego...»

Non ho idea di come continui la frase di Pogo, non ho idea di come sono entrato in macchina.

So solo che finalmente, finalmente, ho l'occasione per riscattarmi.


AVVISO AUTRICE

Ciao readers come state? Spero tutto bene!

Io sono finalmente tornata e vi chiedo umilmente scusa per l'assenza! Quest'estate ho lavorato tantissimo ma ora sono finalmente libera e posso tornare a scrivere e scrivere!

Grazie di cuore a tutti coloro che non hanno abbandonato la storia! Cercherò di aggiornare il più possibile!

Tanto love,

Aly

The Unforgiven - The Umbrella Academy fanfiction [IN SCRITTURA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora