IV

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Non dovrebbe essere lì, non dovrebbe stare in mezzo a quel cerchio di persone e a farsi prendere a calci. Si è promesso di non fare più cose degenere e invece eccolo a pararsi il viso con le mani fasciate, senza guantoni. Si è promesso di darsi una regolata, non è abbastanza pronto per affrontare lo sguardo deluso di sua sorella che gli ha aperto la porta quella notte- talmente distrutto da non riuscire a infilare le chiavi nella serratura- e sua madre preoccupata che il mattino dopo gli ha disinfettato le ferite.

Lì non esiste un non colpire sotto la cintura o mi raccomando, siate sportivi. Esiste solo chi riesce ad accaparrarsi tutti quei soldi che vede passare di mano in mano, con la coda dell'occhio.

Si alza, rinvigorito, con l'unico pensiero in testa di avere il diritto a quei soldi, si è fatto il culo per quelle mazzette tanto agognate. Tira un pugno, preciso e forte, sul naso di quell'uomo davanti a lui. Sente le ossa quasi modellarsi alle sue nocche e poi un rumore che gli ha sempre fatto venire il voltastomaco. Il suo avversario traballa, Louis ne approfitta per tirargli un calcio sul fianco e poi una ginocchiata sotto il mento. Pura adrenalina scorre nel suo corpo, grazie alla quale non sente il dolore e la stanchezza che lo attanaglieranno quando si allontanerà da quell'ammasso di persone. Il suo piede impatta contro la schiena dell'uomo a terra, poi ancora nel suo stomaco. Alza il braccio in aria, dichiarando sconfitta, e si gira di lato per sputare sangue. Il liscio arretra di un paio di passi, schifato da sé stesso e dalla violenza che ha dentro di lui. Va verso la persona addetta a riscuotere le scommesse, seduta in un angolo di quella specie di piazza in cui si sono riuniti tutti, non ascoltando quei falliti che spendono soldi su due persone che si picchiano, che continuano ad urlare.

"Complimenti, ragazzo." Gli dice senza alzare lo sguardo "Era un bell'avversari quello." Si lecca il pollice, facendo scorrere le banconote fra loro.

"Io vinco sempre." Non è arrogante, semplicemente realista, onesto. Lui vince. Allunga il braccio, mostrando il palmo e muovendo leggermente le dita, per incitarlo a dargli la sua ricompensa.

"Sai." Inizia, porgendogli i soldi legati fra loro da un elastico di gomma "Sei bravo, dovresti passare a livelli più alti."

"Io sono già a livelli alti."

"Non intendo in quel senso, ma parlo di scommesse." Si guarda intorno "Quello che guadagni qui, non è nulla rispetto a ciò che potresti riscattare."

Louis è interessato, lo ammette. Drizza la schiena e si sporge leggermente, per sentire meglio. L'unica cosa che ha compreso è più soldi.

"Ma gli avversari sono più forti." Si poggia allo schienale della sedia di plastica "Più alta è la ricompensa, più alta è la difficoltà." Ghigna, sbirciando la reazione del ragazzo attraverso gli occhiali.

"Dimmi dove e quando."

E Louis se ne va, con un indirizzo scritto su un foglietto custodito nella sua giacca e un peso all'altezza del petto.

Cammina facendo la solita strada, passa nel parco vicino casa sua e sospira sollevato capendo di essere praticamente arrivato. Quell'orso lo ha ridotto decisamente male, ma lui gli ha fatto di peggio, quindi sono pari. Vede un cane annusare una panchina e una figura di spalle, illuminata dal lampione quasi fulminato.

"Non urlare sta volta." Capisce subito chi è.

Harry sussulta e si gira, tirando Muffin dal guinzaglio per farsi seguire.

"Se tu non ti aggirassi come un pazzo assassino, io non urlerei." Incrocia le mani al busto, squadrandolo e improvvisando uno sguardo di superiorità.

"Gattino, ritira gli artigli." Lo deride abbassandosi sulle ginocchia, per accarezzare il cane esattamente come l'altra volta.

"Non so perché Muffin voglia sempre venire qui." Sbuffa il riccio, più rivolto a sé stesso che al ragazzo che ha di fronte.

"Hai davvero chiamato questo povero cane Muffin?" gli chiede, cercando di non scoppiare a ridere.

"Sì, problemi?" risponde con un'altra domanda "E' un nome delizioso."

"Letteralmente." Controbatte, e vedere l'espressione seriamente offesa di Harry lo fa cedere. Si concede una risata liberatoria, non troppo rumorosa. Ma è costretto a chiudere la bocca a causa della profonda spaccatura che ha sul labbro. Geme infastidito e anche leggermente di dolore.

"Ti sei fatto male?" il più piccolo si preoccupa, avvicinandosi svelto al suo corpo accovacciato a terra. Che domanda stupida! È un pugile, ovvio che si sia fatto male in qualche modo.

"Non è niente." Il tono piatto non convince Harry, che infatti si abbassa per essere alla sua altezza. Rabbrividisce alla vista del suo viso, vorrebbe allungare le mani e accarezzargli le ferite, ma sa che si troverebbe un occhio nero in meno di un secondo. Trema, al sol pensiero del dolore che Louis sta probabilmente provando in quel momento. Non lo ha mai visto così male, nonostante vada ai suoi incontri almeno una volta a settimana da ormai un mese, di solito incassa qualche pugno ma è sempre lui ad avere la meglio- e quella non è la faccia di una che ha sopraffatto il suo avversario-.

"Hai perso?" chiede quindi, rimanendo sempre accovacciato.

"Ti sembro uno che perde?" chiede retorico, passando a grattare la coscia del cane "Io vinco sempre."

"Oh mi scusi Rocky, non volevo ferire il suo orgoglio." Il tono sarcastico che usa fa sorridere il liscio, in parte sorpreso dal riferimento di Harry. Caccia le mani dal polsino della felpa, per accarezzare meglio Muffin e sente il riccio sobbalzare. Non si accorge nemmeno che Harry si è sporto velocemente afferrandogli i polsi.

"Lasciami immediatamente." Ringhia. Potrebbe liberarsi senza sforzi, ma non riesce a sottrarsi a quel calore, quindi cerca di convincere l'altro a farlo al posto suo, con i suoi toni sgarbati.

"Oddio Lou, non hai usato i guantoni?" ha la voce preoccupata, mentre si rigira le mani fra le sue più piccole e decisamente meno rovinate. Ha le nocche spaccate, ricoperte di sangue -non sa nemmeno se è il suo o dell'altro a cui ha rotto il naso- e dovrebbe decisamente disinfettarle. Si accorge solo dopo del nomignolo che gli ha dato e non sa se tradurre quella sensazione che gli preme in mezzo al petto come fastidio o tenerezza. Decisamente, non dovrebbe sentirsi così bene di fianco a quel ragazzino fastidioso e non dovrebbero fargli piacere quelle attenzioni che gli regala.

"E' più divertente senza." Mente, odia combattere a mani nude.

"Ma non è da regolamento farlo senza." È confuso.

"E chi te l'ha detto che ho combattuto da regolamento?"

"Ma in palestra devi per forza seguire le regole." Si impunta.

"Non sono andato in palestra." Perché diavolo gliel'ha detto? Si alza di scatto, facendo spaventare Muffin che ritorna dal suo padrone. Deve andare via, subito. Non può permettersi di farsi scappare altro dalla sua bocca di merda, quel ragazzo è amico di sua sorella e non può rischiare che lei venga a sapere.

Harry spalanca gli occhi, che vuol dire? "Stai facendo cose" abbassa la voce "Illegali?"

Louis ride a causa dell'ingenuità del più piccolo "Ciao, ricciolino." Lo saluta iniziando a camminare verso casa.

"Aspetta, non puoi lasciarmi così." Ma Louis non risponde.

Kill my mind | l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora