VI

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"Muffin, non guardarmi così." Sussurra al suo cane "Piace anche a te."

Il cane gira il muso, socchiudendo gli occhi e muovendo la coda folta. Trotterella verso un albero, annusandolo e si abbassa per fare pipì e marcare il territorio. In effetti vanno così spesso in quel parco che è diventato loro. Ridacchia al pensiero, mentre si guarda in giro aspettando la solita ora. Va quasi tutte le sere, a parte quando piove, in quel posto, aspettando Louis fino a una certa ora e se non arriva va via. È strano? Probabile. Se ne pente? Per niente. Okay, forse un po'. Di solito il liscio arriva, alza gli occhi al cielo quando nota il riccio e si abbassa per accarezzare Muffin. Parlano nemmeno due minuti- in realtà solo Harry parla- e poi il più grande va via, sparendo oltre i lampioni.

Sorride sornione, notando una figura avvicinarsi, e tira la sua cagnolina che inizia a scodinzolare allegramente.

"Di nuovo qui?" chiede alzando gli angoli delle labbra, ma smette subito quando la figura dell'altro viene illuminata. Spalanca gli occhi, si porta le mani alla bocca per evitare di urlare e lascia cadere il guinzaglio verde. Corre verso Louis, cercando di sorreggerlo quando vede le sue ginocchia tremare e la mano tentare di sorreggersi al nulla.

"Oh mio Dio, Lou." Biascica in panico "Cosa diavolo hai fatto?" lo trascina verso una panchina, mantenendolo con un braccio sotto le ascelle. Lo fa sedere e lo guarda meglio. Ha un occhio completamente gonfio- è praticamente chiuso-, il sopracciglio destro è attraversato da un profondo taglio che non si cicatrizzerà molto presto, gli zigomi sono rossi, il naso è sporco di sangue secco e le labbra sono spaccate e continua a sgorgare sangue da esse.

"Che cazzo hai fatto, Lou." Gli richiede, sperando in una risposta. Ha chiuso gli occhi- uno solo in realtà, l'altro è tumefatto- e si è poggiato con la testa allo schienale in legno. Forse è svenuto, o morto. Lo scuote spaventato e lo sente mugolare.

"Cosa cazzo devo fare." Si porta le mani a stringere i capelli e inizia a camminare avanti e indietro. Muffin si è seduta ai piedi di Louis e gli sta leccando il sangue dalle nocche.

"Io-." Cerca di dire, in un sussurro, il più grande, ma una fitta dolorosa alla testa lo costringe a chiudere la bocca.

"Niente panico, niente panico." Continua a ripetersi. Si gira di scatto, non possono rimanere al freddo per sempre. "Dove vivi?" gli chiede e Louis indica con il braccio la strada che gli vede fare sempre. "Ho capito, chiedo a Lottie la via." Prende il telefono, ma vede il liscio spalancare gli occhi.

"No, niente Lottie." Dice a fatica.

Meraviglioso, non può nemmeno chiedere aiuto allora.

"Ho capito, andiamo da me." Louis nega con la testa e cerca di affondare di più in quella panchina. Lo lasciasse lì, se la caverà.

"Non posso abbandonarti in queste condizioni, forza andiamo." Gli tira un braccio per metterlo in piedi. Con una mano riprende in guinzaglio del cane, mentre con l'altro braccio mantiene il suo corpo. Pesa, pesa da morire ma deve farcela.

"Non cadere, non svenire, non vomitare." Lo avvisa mentre lo appoggia al muro di fianco la porta e caccia le chiavi di casa dalla tasca del giubbino. Si affaccia per controllare se ci sia qualcuno e libera Muffin, che corre contenta su per le scale.

"Collabora, ti prego." Si lamenta e riprende a trascinarlo in casa.

Lo fa stendere sul letto e va in bagno a prendere disinfettante, fazzoletti e garze. Chiude la porta a chiave e osserva il ragazzo steso nel suo letto a una piazza e mezza. Arrossisce al pensiero, nonostante la situazione tragica.

"Non fissarmi." Biascica portandosi un braccio a coprire gli occhi.

"Sai com'è." Gli risponde sarcasticamente "Non capita tutti i giorni di trovarsi in camera con un ragazzo mezzo morto." Sbuffa, posando l'occorrente per aiutare Louis sul comodino basso.

"Nessuno te lo ha chiesto." Risponde acido, alludendo al fatto che lo abbia aiutato portandolo a casa sua.

"Stai zitto." Alza la voce, stupendo anche sé stesso "Per una dannata volta, accetta un aiuto e non fare il cazzone." Abbassa la voce per non allarmare i suoi genitori e si siede sul piumone bianco.

Louis tace, non sa che dire e, specialmente, non vuole dargli ragione. Sfarfalla le ciglia quando apre le palpebre, a causa della luce proveniente dal lampadario e cerca di alzarsi per poggiare la schiena sui morbidi cuscini alzati, a formare la testiera del letto.

"Puoi spegnere quel coso?" indica il lampadario "Troppa luce." Borbotta, sfilandosi le scarpe.

Si è ambientato subito pensa Harry mentre accende la sfilza di lucine di Natale che ricoprono la mansarda e parte del muro.

Il liscio vorrebbe davvero, davvero, prenderlo in giro per essere un maledetto ragazzino, ma non ha né la forza né il cuore di smorzare l'entusiasmo del più piccolo.

"Penso bruci, onestamente non lo so." Lo avvisa Harry avvicinando un pezzo di ovatta imbevuta al suo viso. Parte con il disinfettargli il sopracciglio, passa involontariamente il pollice sulla sua fronte, come una dolce carezza.

E Louis non si scosta. Si lascia aiutare, lascia che il riccio gli pulisca il sangue rappreso e lo guarda cacciare la lingua per concentrarsi meglio. Che cazzo sta facendo? Neanche lo conosce- scambiarci tre chiacchiere quasi ogni sera non equivale a conoscerlo- e invece eccolo lì, steso sul suo letto morbido a godersi le sue carezze. Può evitare di pensarci? Può fare i conti con questa cosa domani?

"Non mi dirai cosa è successo, vero?" chiede Harry afferrandogli dolcemente le mani. Accetta il suo silenzio ed evita di fargli altre domande in merito, Louis lo nota. Gli pulisce le mani, dallo sporco e dal rosso che sembra macchiarlo, prende una fascia e gli avvolge le nocche con delicatezza, contemplando il suo lavoro e sorridendo.

"Lottie." Dice solo il più grande ed il fatto che il riccio abbia capito subito cosa intende, non dovrebbe sorprenderlo molto.

Harry scrive alla sua amica che il fratello farà tardi perché lo ha incontrato mentre portava il cane a pisciare e si sono fermati a chiacchierare. Lottie gli scrive tre messaggi- può quasi sentirla urlare- in cui si congratula per il suo fascino accalappia uomini. Harry sorride.

"Le hai detto la verità." Constata Louis, mentre lo guarda smanettare al telefono.

"No." Risponde il più piccolo, posando il cellulare sul letto.

Si guardano, si osservano. Le piccole luci che riflettono negli occhi di entrambi sembrano stelle e Harry può giurare di star per perdersi in quella distesa azzurra. Si morde il labbro, è successo tutto così velocemente. Ha visto Louis in quelle condizioni e portarlo a casa sua è stata l'idea migliore che gli è venuta in mente, vederlo così distrutto lo ha fatto quasi impazzire. Nota il ragazzo abbassare lo sguardo, accarezzare i suoi lineamenti con occhi brillanti e alzare un angolo delle labbra. Bellissimo. Lì, steso e con i capelli arruffati, che lo guarda sorridendo.

Harry crede che quello sia l'esatto momento in cui si è innamorato di Louis.

"Hai vinto?" chiede.

"Riccio, io vinco sempre." 

Kill my mind | l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora