XV

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"Davvero non capisco, Lou." Sospira il castano, prendendo un sorso del suo caffè lungo senza zucchero e con un goccio di latte.

"Ovvio, nessuno capisce." Sbuffa, scottandosi la lingua con il tè nero che ha ordinato- un pugile virile non può bere tè? Chi lo dice? -.

"Non fare la vittima con me." Sbatte, delicatamente, la tazza sul tavolino del bar "Se magari ti spiegassi meglio, potrei capire i tuoi pensieri contorti."

"Harry mi distrae, non penso ai miei doveri quando sono con lui." Ricomincia il discorso, stanco.

"E non è un bene?" chiede ingenuamente "È fantastico quando una persona riesce a farti dimenticare i problemi." Il suo romanticismo non scemerà mai, nemmeno per colpa di un burbero boxer.

"Non viviamo nel mondo delle fate." Posa la sua bevanda calda "Io picchio gente per vivere, non caccio brillantini e cuori dai miei pugni."

"Continuo a non capire dove sia il problema."

Il liscio tace, ha ripetuto più volte i motivi per cui ha deciso di chiuderla con il ricciolino.

"Il problema è che lui ti rende felice." Il tono serio che usa gli fa capire che hanno finito di scherzare "Non sei pronto ad affrontare il fatto che ti piaccia qualcuno, che ti piaccia qualcuno che possa darti stabilità."

"Non fare lo psicologo del cazzo."

"Ti sei sempre circondato di persone che ti avrebbero abbandonato, solo per confermare la tua idea che tanto prima o poi tutti se ne vanno." Continua, non lasciandosi scoraggiare "Per dimostrare che non hai bisogno di nessuno, che non ti serve l'aiuto di nessuno. Chiunque può lasciarti, tu sei già pronto a questa ipotesi e parti prevenuto."

Il liscio apre la bocca per controbattere e scimmiottarlo per le sue convinzioni del cazzo.

"Se devi parlare per dire quanto io sia fuori di testa, allora tappati la fogna." Si scola l'ultimo sorso del liquido scuro, poi sorride "Pensaci, poi fammi sapere." Si alza, lasciando dei soldi sul tavolo e un Louis scioccato davanti a sé.

Perché sembra che tutti conoscano più cose su di lui di quando lui stesso ne sappia?

-

Harry è passato dalla fase di depressione cronica, nella quale non ha mangiato per giorni e ha dormito massimo due ore a notte, a quella di incazzatura perenne. Nessuno riesce a parlargli, urla verso chiunque gli si avvicini ed è assolutamente insopportabile.

"Sei odioso." Sbuffa Niall.

"Non parlarmi, allora." Gli sbraita contro, sbattendo forte l'anta del suo armadietto e marciando verso l'uscita di quella prigione.

"Giuro che ti appendo a testa in giù se non la smetti." Lo afferra per le spalle Lottie, agitandolo velocemente.

Il riccio ringhia seccato allontanandosi, non è malato, è solo un coglione che si è fatto abbindolare da un paio di occhi bellissimi, quindi non ha bisogno di tutte quelle persone che gli stanno con il fiato sul collo, con la paura che possa crollare da un momento all'altro. Sta per rispondere in maniera saccente, come fa da una settimana a quella parte con chiunque gli rivolga la parola, ma pianta i piedi a terra facendo sbattere Niall contro la sua schiena.

"Che cavolo fai." Sbotta, spingendolo "Sei vivo?" gli da dei piccoli colpetti sulla spalla, non sentendo nessun commento acido- in realtà non lo sente nemmeno respirare-. "Ehi" lo sorpassa per metterglisi davanti, preoccupato.

Harry ha gli occhi spalancati, le braccia che gli cadono molli sui fianchi e le labbra leggermente dischiuse. Louis Tomlinson, l'origine dei suoi mali, è appoggiato alla sua auto- all'auto della madre, se vogliamo essere precisi- che fuma una sigaretta poggiato allo sportello del guidatore.

"Harry, non sapevo sarebbe venuto, mi dispiace." Gli sussurra in un orecchio Lottie, guardandolo apprensiva.

Scuote la testa chiudendo gli occhi, vederlo davanti a lui dopo quasi un mese può essere frastornante, ma lui è più di quello e non si farà vedere debole davanti al ragazzo che gli ha spezzato il cuore. Si passa le mani fra i capelli di nuovo corti- li ha ritagliati in un momento di crisi per fare un torno a Louis, nel momento in cui si è ricordato di quando li accarezzava e gli diceva quanto fossero belli i suoi lunghi ricci. È una persona rancorosa, non lo ha mai messo in dubbio- e indurisce lo sguardo. È così maledettamente deluso, deluso dal fatto che lo abbia scaricato senza una degna spiegazione, deluso da lui e dal suo comportamento, deluso da sé stesso per non essere capace di dimenticarlo.

Quando chiude gli occhi gli sembra quasi che lui sia ancora lì, ad aspettare che si addormenti mentre gli accarezza i fianchi. Ed è ridicolo, ne è consapevole. Forse è ossessionato, non la esclude come ipotesi. Non riesce a non pensare a lui, ai suoi capelli lisci e morbidi, ai suoi muscoli che si flettono durante i combattimenti, al suo sguardo serio e ai suoi sorrisi quando vince.

Gli manca così tanto che a volte fa fatica a respirare, sente il suo fiato bollente ustionargli il petto e non riuscire a liberare i polmoni. Vorrebbe davvero dimenticarlo, non portare con sé quell'astio che lo sta divorando e riuscire a ricordarlo solo come un bel momento della sua vita che si è concluso.

Sorride triste, rivolgendo ai suoi amici un cenno per non farli preoccupare.

"Ti porto a casa, vieni." Gli sussurra piano Zayn, prendendolo per mano e infilandogli il casco. Il riccio saluta con la mano i suoi due amici rimasti nel cortile della scuola e si stringe forte al corpo del suo amico, poggiando la fronte sulla sua schiena e lasciandosi andare a un pianto docile e silenzioso.

Kill my mind | l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora