XIII

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Louis pensa, pensa e rimugina su quello che pensa. Quasi gli manca quando i suoi unici problemi erano trovare soldi per la sua famiglia, proteggere la sua famiglia, accudire la sua famiglia. E invece ora si trova ad arricciarsi un riccio non suo fra le dita e a chiedersi se sta sbagliando qualcosa. Non si allena con la stessa costanza di prima, va sempre di meno ai combattimenti e quindi porta meno soldi a casa. Si sente un fallito, appena un bel faccino riesce a fottergli il cervello, si dimentica subito dei suoi doveri da figlio e da fratello maggiore. Sospira pesantemente, turbato.

"Qualcosa non va?" gli sussurra Harry sul collo, disegnando figure immaginarie sul suo petto nudo.

"Niente, non preoccuparti." Risponde, ma il tono non convince il riccio, che ha iniziato a conoscerlo bene.

"Sicuro? Ti vedo pensieroso." Continua, senza alzare la testa e continuando a coccolarlo con soffici tocchi. Louis non sa se è pronto a perdere tutto questo, a non poter più godere del suo sguardo su lui e di quei piccoli sorrisi che gli dedica.

Non controbatte, non vuole rispondergli male e sa già che se apre bocca lo farà. Si sistema meglio sotto le coperte, vagando con gli occhi per la stanza alla ricerca dei suoi vestiti. Ama quella camera, così confortante e familiare, ama le stupide lucine che hanno appeso insieme perché quelle vecchie le ha mangiate Muffin, ama dimenticarsi le maglie su quella sedia e fare finta di non ricordarle perché Harry sta così bene con addosso le sue cose. I suoi doveri sono più importarti di tutto quello? È pronto per l'ennesima volta a mettere gli altri prima della sua felicità?

Harry sbuffa seccato, quando il telefono sul comodino si illumina e legge il mittente.

"Problemi?"

"Niente di che, posso cavarmela." Caccia aria dal naso, posando quell'affare sul cuscino di fianco "A quanto pare Liam si diverte a fare da Grindr umano."

"Che intendi?" Lo uccide, giura che questa volta lo uccide e butta il suo cadavere in un pozzo.

"Mi ha scritto questo suo amico, dice che Liam gli ha detto che sono disponibile." Alza gli occhi al cielo "Ma non preoccuparti, sto cercando di scollarmelo. Sono troppo gentile per bloccare qualcuno, lo sai." Piagnucola, muovendo le dita dei piedi congelate contro i suoi polpacci.

"E perché dovresti farlo?" Louis si sente corrodere dalla gelosia. Le mani gli fremono e può sentire una vena sul collo pulsare. Improvvisamente un gran caldo lo investe e vorrebbe alzarsi e scrollarsi di dosso il corpo nudo di quel ragazzo che lo avvolge.

"Come perché?" chiede interdetto, alzando il collo per guardarlo meglio.

"Non vedo il motivo per il quale dovresti bloccarlo, dagli almeno una possibilità." Il tono ironico è così tagliente che si mette quasi i brividi da solo.

"Louis che cazzo stai dicendo?" Harry si alza completamente, sedendosi e cercando di coprire il corpo nudo.

"Dov'è il problema?" sbuffa "Non lo starai facendo per me, spero." Il riccio lo guarda interdetto, un pizzico di paura negli occhi "Harry, sei davvero una bella scopata, non posso negarlo, ma di certo non ti tengo legato al letto. Puoi fare quello che vuoi." Ridacchia, portando le braccia dietro la testa, le mani incrociate a simulare un cuscino.

"Ma io, io credevo che-" inizia a balbettare, i suoi incubi inziali proiettati davanti a lui.

"Cosa? Che fossimo una felice coppia che si dà il bacio della buonanotte prima di addormentarsi abbracciati?"

Sì.

"Sei solo una scopata, niente di nuovo." Si alza, infilandosi i boxer e sottolineando ancora di più la veridicità delle sue parole, facendo sentire il più piccolo sporco, usato.

"Che cazzo di problemi hai?" sbraita, infilandosi la felpa caduta sotto il letto- non ha il diritto di vederlo di nuovo nudo-.

"Che problemi hai tu!" esclama, allargando le braccia con fare teatrale "Se ti sei fatto film mentali non sono cazzi miei." Si inizia ad infilare la tuta grigia, guardando verso il basso per paura di incrociare i suoi occhi. Sa che il riccio lo conosce, che capirebbe subito l'inferno che sta divampando dentro di lui.

"Dove stai andando ora? Dobbiamo parlare." Si alza di scatto, rischiando di inciampare nei suoi calzini gialli, quando lo vede allacciarsi le scarpe.

"Non devo dar conto a te di dove vado." Tono piatto, sopracciglia aggrottate, gesti lenti come se stesse prendendo tempo. Harry non è stupido.

"Stai andando a uno di quegli incontri?" incrocia le braccia, battendo a terra con un piede. È assurdo come si preoccupi più dell'incolumità di quel ragazzo, che del suo cuore che si sta sgretolando lentamente, senza che possa fermarlo. "Mi avevi promessi che smettevi."

"Io non ti ho promesso proprio un cazzo." Si infila il giubbino e porta il cappuccio sui suoi capelli "E se l'ho fatto, beh dico tante cose dopo essere venuto." La cattiveria che sta usando sconvolge perfino sé stesso. Sta vomitando merda addosso a quel ragazzino, sfogando l'odio che prova per sé su di lui.

"Non so chi ti sei scopato nella tua vita di merda." Urla Harry, avvicinandosi pericolosamente "Ma non sono uno di quei coglioni che chiude gli occhi mentre ti fa un pompino." Gli punta un dito al petto "Credi che io sia stupido? Un ragazzino che non capisce un cazzo? Beh, no!" è infuriato "Credi che sia così cieco da non capire che lo stai facendo per allontanarmi? Secondo te non lo vedo come mi guardi? Come mi tocchi?" gli tira uno schiaffo sullo sterno, la sua mano che brucia "Quello che mi sfugge è il perché. Vuoi andare a quei combattimenti e farti ammazzare di botte senza che ci sia un rompi cazzo che ti aspetta per sgridarti e curarti?" Alza le mani al cielo drammaticamente "Allora esci da quella finestra, perché non sarò mai una di quelle persone che gira la faccia davanti ai problemi." Si allontana di un passo, poi di un altro, lasciando un vuoto incolmabile fra i loro corpi " Esci e non tornare." Incrocia le braccia, fissandolo intensamente.

Il solo pensiero di non poter più toccarlo, logora Louis. Svegliarsi e non trovarlo più al suo fianco, non poterlo più veder ridere. Se lo merita, si merita il suo odio. Ed è per questo che alza la testa, lo guarda un'ultima volta cercando di stamparsi in mente i suoi occhi, non volendoli però ricordare liquidi e amareggiati come il quel momento, e va via. Esce da quella finestra, come Harry gli ha consigliato di fare, e si dilegua, non girandosi per guardare quel riccio piangere silenziosamente. 

Kill my mind | l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora