cap.33

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Appena quel losco tipo col casco e costume verde uscì sbattendo con forza la porta di metallo, Harley cercò con tutte le sue forze di slegarsi, era legato ad una colonna di ferro con una corda mentre quelle che gli sembravano fascette per elettricisti gli legavano mani e piedi, i suoi tentativi furono vani. Si guardò intorno sperando di trovare qualcosa che potesse essergli utile, ma la poca luce che trapelava dai lucernari di quel magazzino era troppo debole e illuminava solo quella piccola porzione di spazio nel raggio della finestra. 
Il ragazzo provò più volte a chiamare la madre o la sorella ma entrambe sembravano aver perso conoscenza, sentì poi due persone avvicinarsi alla porta e parlavano tra di loro qualcosa riguardo al dover uccidere i ragazzi e dove nascondere i corpi. Il sangue di Harley gli si gelò nelle vene e cercò con una maggior forza di rompere quelle fascette che gli bloccavano le mani dietro la schiena. Quando i due entrarono aprendo di scatto la porta si accorsero dei movimenti di Harley e subito provvederono a farlo stare fermo.
Uno dei due gli si avvicinò e lo colpì alla testa con il calcio della pistola.
"Prova a scappare, o solo a pensare di farlo e ti riempio il petto di piombo"
Lo minacciò puntandogli contro la pistola.
"No, non lo farai. Sai cosa ha detto il capo, deve ucciderli lui. Non vorrai mica andare contro un suo ordine?" 
Rispose l'altra persona che era entrata, era una donna dai capelli color cenere, e se ne stava in disparte, seduta su un tavolo, pieno di armi, e lucidava la sua pistola. 

Alla torre nel frattempo Tony era, come al suo solito, nel suo laboratorio a lavorare su una sua armatura. Era completamente solo, i ragazzi con i loro amici, Pepper in ufficio e gli Avengers in missione, perciò per Tony poter lavorare senza alcun tipo di interruzione era molto strano.
Lavorò ultimando la sua nuova sfavillante e tecnologica armatura.
"D'accordo Friday, verniciala di un rosso più acceso e dopo sistemale con le altre"
Ordinò al suo AI, mentre con un panno si puliva le mani da qualche macchia di grasso proveniente da uno dei congegni del braccio dell'armatura e andò a farsi una doccia. 
La torre e i corridoi erano estremamente silenziosi, tutto era molto innaturale. 
Finita la doccia si vestì con le prime cose che gli capitarono, ovviamente trattandosi dell'armadio di Tony Stark, erano tutti vestiti di lusso che una normale persona avrebbe messo per un evento o una festa e no per stare seduto comodamente sul divano di casa.
Tony poi accese la Tv e studiò attentamente il telegiornale, sperando di non trovare notizie che potessero attirare qualche ragnetto in situazioni pericolose, dal momento che il ragazzo aveva l'abitudine di portarsi sempre dietro il suo costume, per le emergenze, abitudine che faceva colorare di grigio un capello di Tony ogni volta che Peter usciva.
Per passare il tempo, mise su un film, che probabilmente Steve avrebbe bandito per via del numero elevato di parolacce e imprecazioni che venivano dette quasi ad ogni fotogramma, ma la 'compagnia' del film non bastò, e così Tony spense tutto e decise di fare un giro per la sede centrale delle Stark Industries. 
Superando la guardia di sicurezza al cancello parcheggiò davanti all'ingresso principale, dove venne accolto da un concierge che prese la sua auto per portala nel parcheggio mentre Tony entrò nell'edificio.
Un paio di segreterie alla reception lo fermarono, e tenendo in mano vari plichi di fogli cercarono di informare il loro capo sulla manutenzione di alcuni edifici, i sistemi di sicurezza e altre cose a cui Tony non prestò attenzione e con un gesto della mano le allontanò dicendo loro di lasciare quei moduli sulla sua scrivania.
Prese l'ascensore privato e si diresse all'ufficio.
"Capo. La signora Potts è occupata in una riunione"
Lo avvertì uno dei segretari fermandolo dall' aprire la porta dell'ufficio.
"In riunione? E con chi? Io l'ho approvata?"
Rispose, più incuriosito che geloso, dato che non erano in programma alcun tipo di incontro con nessuna azienda o imprese private. Albert il ragazzo dietro alla scrivania vicino all'ufficio cercò tra i fogli dell'agenda.
"Uhm, un certo Reed Richards, uno scienziato davvero promettente"
Rispose.
"Davvero promettente questo è da vedere. L'ultima persona 'promettente' con cui ho parlato aveva il pallino per tecnologie illusorie. Per questo abbiamo smesso con le visite da privati"
Il suo dipendente, inpanicato, cercava una risposta da dargli, ma per sua fortuna, furono interrotti dalla porta dell'ufficio che si aprì.
Un uomo con molto gel nei capelli e vestito elegante, uscì tenendo in mano una cartellina nera. Salutò, un po' disordinato, il signor Stark prima che un'assistente gli indicasse la strada d'uscita.
Tony si fiondò nell'ufficio, Pepper era alla scrivania e sistemava l'archivio e altri documenti su un tablet e all' inizio non prestò attenzione al marito appena entrato
"Chi era Mister gelatina, che è appena uscito?"
Chiese a sua moglie. Pepper fu sorpresa di vederlo lì.
"Tony, che ci fai qui? Credevo che avessi alcuni progetti nel tuo laboratorio da terminare"
Disse alzando la testa per qualche secondo dal suo lavoro.
"Non avevamo detto niente più contratti militari o con privati? Perché lui era qui?"
Continuò Tony, ignorando la domanda posta da Pepper e si sedette su una poltrona dal lato opposto della scrivania della donna.
"Devo ricordarti che sei stato tu ad approvare questo incontro?"
Rispose lei sorridendo gentilmente al marito, il quale alzò un sopracciglio, cercando di ricordarsi di quel momento.
"Davvero?"
"Si, è stato qualche settimana fa. Dicessi che era un progetto interessante, poi abbiamo dovuto rimandare l'incontro per via di tutto quello che è successo con Peter. Avevo detto a Friday di ricordartelo, ma lei ha risposto che avevi del lavoro importante in laboratorio"
Continuò la signora Stark. In effetti Tony aveva ordinato al suo AI di cancellare ogni suo impegno per questi due giorni poiché voleva passarli col suo ragnetto preferito, per dare al ragazzo dei giorni di calma e felicità dopo la morte della zia.
"Si giusto." Rispose il miliardario. "Allora era interessante la sua proposta?"
"Si, diciamo abbastanza interessante, ha lasciato qui alcune bozze per la sua idea, così che anche tu potessi dargli un'occhiata e poi valutare se contribuiamo o meno al finanziamento del progetto"
Pepper si alzò dalla scrivania e porse al marito un tablet olografico.
"Allora, come mai da queste parti? Di solito devo pregarti per farti venire fin qui"
Disse tornando a sedersi, mentre Tony iniziò a dare uno sguardo a quei progetti.
"Non ci crederai mai, ma lavorare in laboratorio senza Avengers o piccole pesti in giro è alquanto noioso"
"Parlando di piccole pesti, ha chiamato il preside del liceo di Peter.."
Tony subito alzò lo sguardo confuso.
"..a quanto pare il nostro ragazzo ha collezionato un po' di assenze e qualche ritardo alle lezioni. Vuole vederci domani mattina alle 10 per un colloquio."
"Così presto! Neanche un gallo si sveglia a quell'ora!"
Esclamò Tony, lasciando cadere il tablet sulla scrivania, con molta nonchalance.
"Oh andiamo, come se poi tu dormissi"
Il commento divertì il marito, che si lasciò sfuggire un sorriso, mentre la donna si alzava prendendo le sue cose e la borsa.
"Bene, visto che sei qui che ne dici di gestire un po' la tua azienda!? Io vado a prendere una delle nostre piccole pesti"
"Uhm, d'accordo...Tesoro, qui credo di averne per un po'.." disse guardando la pila sulla sua scrivania. "..puoi andare tu a prendere Peter?"
La donna annuì sorridendogli.
"Perfetto, è da un suo amico all'ospedale, credo ci starà ancora per un oretta"
Pepper salutò Tony con un lungo bacio e si diresse verso la porta.
"Tony, un ultima cosa. Non fare altri guai con la macchina del caffè, chiedi ad Albert o a Janet o a chiunque altro, ma non tu. Per quanto tu sia un ottimo meccanico tu e quel distributore non andate d'accordo"
Gli disse prima di andarsene.
"Oh vedrai. Quell'affare lo smonterò, prima o poi, e lo donerò a qualche università.

Peter, nel frattempo si stava godendo un po' di sano divertimento passato col suo migliore amico, per quei due trovarsi in una stanza d'ospedale o in una sala giochi non faceva granché differenza dato che riuscirono lo stesso a passare un bel pomeriggio come due grandi amici.
Purtroppo il loro divertimento fu interrotto dall'arrivo della dottoressa di Ned, che chiese ai due di salutarsi così che il paziente potesse riposare un po' per poterlo dimetterlo il prima possibile.
La dottoressa scortò quindi Peter verso la hall.
"Oh Peter, mi dispiace tanto per tua zia. Sai la sua assenza si sente in reparto"
Gli disse, e li Peter ricordò di essere nello stesso ospedale in cui quasi un mese fa lavorava sua zia, al funerale era infatti presenti alcune delle sue colleghe infermiere più strette, ma non si sarebbe mai aspettato che quell'argomento potesse saltare fuori così, in quel momento, e quasi sembrò offuscare il bel pomeriggio passato con Ned.
"Si, già. Manca a tutti"
Rispose anche se le parole gli si fermarono in gola.
"Tu come stai? So che ti hanno affidato da una famiglia, ma nessuno ne parla chiaramente"
Domandò ancora, Peter iniziò a cercare un modo rapido per sfuggire a quella conversazione. La morte di sua zia, che vedeva come una seconda madre, era una ferita ancora aperta e dolorosa al tal punto che Peter di domandava se mai un giorno quella ferita si sarebbe tramutata in cicatrice o se il dolore lacerante lo avrebbe tormentato a vita.
"Si, ho una famiglia favolosa, un po' numerosa ma è okay. Ora mi scusi ma mi sono ricordato di avere molti compiti da consegnare per domani"
Disse scattando poi come un razzo fuori dall'ospedale, il cuore gli batteva a mille. Non sapeva perché ma il pensiero di May lo aveva colpito come un fulmine a ciel sereno. A volte gli capitava la mattina prima di entrare a scuola, o dopo una lezione, e quei rimorsi lo costringevano a saltare qualche lezione, se Tony avrebbe fatto domande si sarebbe giocato la carta Spiderman, ma in realtà se ne stava sul tetto della scuola in preda ai suoi pensieri, ricordava tutte le volte che May era sempre lì per lui e lui quell'unica volta non c'era per lei, come con suo zio Ben del resto.

Peter stava camminando per le strade di New York a passo svelto e senza neanche prestare attenzione alla strada, a chi o cosa lo circondava, non sapeva neppure dove stava andando. Gli bastava solo camminare senza sosta, e allontanarsi da qualcosa.
Si scontrò per sbaglio con un paio di persone, un cane e per poco non inciampò in un carretto di fiori, o meglio prese in pieno il carretto ma non cadde sull'asfalto perché il suo corpo si scontrò prima con quello di un'altra persona.
"Hey idiota dovresti guardare dove metti i piedi"
Disse cercando di scrollarsi di dosso il ragazzo. Peter guardò la persona che aveva difronte, arpi la bocca per parlare ma non disse nulla, gli occhi gonfi gli iniziarono a bruciare.
"Pete. È tutto okay? Tremi come una foglia"
"M-MJ, i-io non l.."
La ragazza capì subito che qualcosa non andava, così la prima cosa che fece fu abbracciarlo, MJ prolungò quell'abbraccio aspettando che il suo ragazzo si calmasse un po'.
"Okay Peter, ora che ne dici di andare a casa mia? Chiedo a mia madre di prepararti qualcosa, un thè una cioccolata, e ne parliamo. Se vuoi, altrimenti potremmo mettere su l'intera maratona di film di Star Wars e dimenticarci del mondo per qualche ora"
Peter annuì accennando un sorriso.
"Ma saremo distanti isolati da casa tua, dovremmo prendere un bus o.."
Inizio a dire Peter.
"Per te serve un bus per attraversare la strada?"
Domandò scettica MJ. Peter non si rese conto che il suo camminare senza fare caso alla meta lo aveva portato in realtà vicino alla casa della sua ragazza.



¡Hola!
Mi scuso per il luuungo periodo di pausa, ma si sono sopraggiunti alcyini impegni, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Come al solito se volete lasciare un vostro parere con un commento o con una stellina, ci vediamo, sperando, presto.
~Leo.

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