capitolo 4: non ti ricordavi neanche il mio nome

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"perché non posso andare ora a dormire?" chiesi a davide, come una bambina che faceva i capricci. ma d'altro canto me lo domandavo sul serio, il perché. il suo piano mi sembrava privo di logica.
"perché sei strafatta" rispose come fosse un'ovvietà. e lo era. allora lo guardai come a chiedere spiegazioni.
"non voglio che qualcuno ti sgami" proseguì quindi, ma allo stesso modo senza darmi ulteriori chiarimenti. allora mi smossi, come ripresa da uno stato di trance, e mi spostai vicino a lui. mi sedetti al suo fianco con una nonchalance che lucida non avrei decisamente avuto.
"nic starà in studio minimo tutta la notte, e io ho sonno..."
"merda, okay" m'interruppe d'un tratto.
"cosa?" io guardavo lui, ma lui non me.
"volevo solo che non finisse così, stasera" sputò finalmente il rospo. invece il mio cuore mancò un battito.
"cazzo...vuoi la mia compagnia, davidino?" lo perculai con un sorrisetto incollato al viso, che a me per prima avrebbe dato noia. adesso anche lui mi fissava, facendo dei suoi occhi due fessure. notai solo in quel momento e sotto quella luce le sue occhiaie. doveva essere un po' che non dormiva serenamente, e mi si stringeva il petto al pensiero.
"tra i due sei tu quella che n'sa sta' senza dell'altro" se ne uscì poi, col suo solito tono strafottente, ma sempre divertito, infondo. da fuori riecheggiava "io può", e i bassi di kidd mi rimbombavano in testa.
"se ti dico che hai ragione, che succede?" dissi troppo seria. e noi eravamo troppo vicini.
"che lo sapevo" concluse megalomane come la merda. a quel punto mi abbandonai nella maniera più totale all'aria che tirava. mi lasciai cadere indietro, sul suo letto, incurante ormai di tutto.
"se t'addormenti, ti lascio qui" disse persistendo a fare lo stronzo, ma sdraiandosi a sua volta. i suoi capelli mi sfiorarono il collo, causandomi brividi ovunque. per diversi istanti gli unici rumori che si poterono sentire, furono i nostri respiri. quello di davide nettamente più pesante.
"sei viva?" mi faceva sorridere come s'atteggiasse tanto da duro, e poi ricercava continuamente un mio sostegno, e con gli altri un'intervento in sua difesa. come se fossi stata tenuta ad esser sua complice, perché oramai lo ero stata per troppo tempo.
"si, non ho mai sentito di una morte da spinello" risposi tenendo gli occhi puntati sul soffitto. ero rimasta incantata da una mosca che insisteva a girare attorno la lumiera. davide fece un risolino.
"e comunque non ho più sonno ormai" continuai in un sospiro. ora sentivo il suo sguardo mirato su di me.
"erica.."
"si?" finalmente ci guardavamo negli occhi. io sentivo solo un gran mal di testa e un nodo strettissimo in gola, mischiato a quell'euforia che cresceva progressivamente, più davide mi parlava. poi vidi qualcosa nei suoi occhi cambiare, come se avesse corretto in segreto ciò che stava per confessarmi.
"ho una strumentale pronta da un po' e stavo a pensa'...che, si, sai, ce puoi scrive qualcosa su." mi lasciò a bocca asciutta. di certo una prod. di da' non era quello che mi aspettavo, appena iniziato.
"si, perché no?" in realtà fremevo all'idea, ma non mi andava di mostrarglielo. davide sorrise, ma c'era qualcosa di strano. eppure come riconoscevo fosse tale, non capivo cosa effettivamente ci fosse d'insolito nella sua espressione.
"perché mi guardi così?" gli chiesi allora, mentre avevo l'impressione di star andando letteralmente a fuoco.
"ti ricordi quando ci siamo conosciuti?" disse quasi ridendo, cambiando totalmente radice del discorso.
"più o meno."
"pensavo ti stessi sui coglioni" affermò confondendomi totalmente.
"sul serio?" lui annuì facendo ora più una faccia teneramente offesa. come se fossi stata così semplice da adescare od ingannare.
"si, parli sempre con pochi o nessuno e hai l'aria di una che se la tira." secondi di silenzio.
"non ti ricordavi manco il mio nome" proseguì attestando fondi alla sua tesi e ora più divertito. i nostri nasi quasi si toccavano e non riuscivo, nonostante quel discorso mi stava mettendo decisamente a disagio, a distogliere le mie pupille dalle sue.
"beh ti ringrazio" commentai roteando gli occhi.
"eddai, non te la prendere." sbuffò e per un fugace istante il suo sguardo scese verso le mie labbra, poi di nuovo nel mio sguardo.
"in realtà sei solo una tipa selettiva. nel senso che n'te ne curi proprio di ste cose. ma anche io so così, quindi mi piace" concluse così il teatrino, lasciandomi un po' incompleta, in bilico tra l'avermi appena fatto un complimento e l'avermi offeso.
"vaffanculo, chi te lo dice che in realtà non mi stai sul cazzo per davvero?" era evidente come stessi cercando di arrampicarmi sugli specchi.
"perché quelli che non ti piacciono non te li fili de pezza." sembrava conoscermi meglio di me, in quell'istante. forse particolarmente lì, su due piedi, perché avevo la mente vuota e tutto ciò che avevo appreso su di me e sulla merda che avevo in testa sembrava esser sfumato nel nulla. poi però il contatto della sua gamba sfiorante la mia, mi distrasse. aveva una tuta nera, di quelle consumate fino allo sfinimento, che aveva fatto i pallini a furia dei troppi lavaggi. io però avevo degli shorts in cotone, che ero solita usare per dormirci. e ovviamente la prima cosa che il mio stupido cervello decise di pensare fu a se mai avrebbe sentito, in quel modo, le cicatrici sul mio ginocchio destro, o le punture di zanzare o i peli che stavano ricrescendo dall'ultima ceretta. dio, quel delirio coerente stava nettamente rovinando l'atmosfera. quello che probabilmente stava accadendo era lo sfumare del miracoloso effetto del thc. lo sentivo anche nei miei occhi, ora più desti. ma oltre quello, qualcos'altro ci fece perdere la concentrazione su qualsiasi gioco avremmo avuto voglia di giocare. kiddi praticamente spalancò la porta.
"chi cazzo fa sto casino?" disse con gli occhi rossi e stanchi. il mio cuore doveva ancora riprendersi dallo spavento. fissai il soffitto e sospirai. dopo al resto ci pensò davide.
"che ne so, è nicco in studio" gli rispose portandosi a sedere.
"e allora digli di abbassare il volume.." risolse per metà, per poi darci le spalle.
"la porta!" gli urlò da dietro davide, mentre il diretto interessato fece poi due passi indietro, portando la mano sulla maniglia
"è minorenne, bruh..." terminò infine lorenzo con questa sorta di ammonimento verso davide, chiudendo poi la porta. io andavo a fuoco, dovevo esser arrossita per forza di cose. da' mi guardò per capire se fossi ancora respirante. io passai la lingua sul labbro inferiore senza riuscire a smettere di sorridere.
"fanculo" esordì portandosi una mano sul viso. io scoppiai a ridere.

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