capitolo 22: freddo

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alla fine ascoltammo una marea di canzoni, prima di giungere a casa. quando poi parcheggiò, era in riproduzione "lost in the fire", stroncata così quasi a metà. davide spense il motore, ma restammo fermi e seduti lì dov'eravamo. dopo sospirò, portandosi le mani a peso morto sulle gambe.
"non so se ho voglia di scendere.." disse d'un tratto, col fiato spezzato.
"che ti va di fare?" di andare a casa, in realtà, non andava nemmeno a me.
si voltò verso di me.
"se andassimo al mare?"
"al mare?"
"si, al mare."
"a quest'ora.."
"non c'è nessuno" m'interruppe e precedette, come se quello che cercavo di dire avesse assunto per merito suo un'accezione positiva.
"okay, andiamoci." mise nuovamente in moto, come se non stesse aspettando altro. io non riuscivo a smettere di sorridere. il vento passava dalla fessura del finestrino e mi scompigliava i capelli, mentre cantavo a squarciagola "destri", di gazzelle.
"canti bene, sai? dovresti farlo di lavoro.." io risi. d'un tratto prese a cantare anche lui.
"e non è colpa mia..se tutta questa luce luce luce non t'illumina più dentro casa mia.." il mio cuore mancò un battito, perché era forse l'ultima cosa che mi sarei aspettata, di sentire la sua voce. ancora chiara e così innocente, che non avrei voluto smettere di ascoltare mai. senza accorgercene muovevamo la testa quasi simultaneamente. se ci guardavamo, era per poco, e a me andava bene anche così. mollammo la macchina di fretta e c'incamminammo sulla passerella che portava al mare. la stessa spiaggia di quella mattina, non troppo lontana, seppur adesso lo sembrava così tanto. il silenzio che si udiva era così rumoroso, ad eccezione dei grilli che frinivano ad intermittenza. e poi, man mano che ci avvicinavamo, il suono delle onde che si schiantavano con poca delicatezza sulla sabbia.
"c'eri mai stata in spiaggia di notte?"
"no, mai. tu?" avrei voluto che nemmeno lui ci fosse mai stato, anche se mi rendevo conto fosse una cosa stupida.
"si, qualche volta." presi un lungo respiro.
"bello, no?" io lo guardai e annuii. era bello davvero, anche se un po' ad esser sincera m'inquietava, tutto quel nero.
"fa caldo" se ne uscì improvvisamente.
"come fai ad avere.." mentre parlavo, mi girai verso lui e rimasi qualche attimo ferma prima di realizzare. si levò freneticamente la maglietta, la buttò per terra, ci camminò sopra mentre si slacciava i jeans.
"ma che fai?" chiesi allora andandogli dietro.
"non mi va di bagnare i vestiti. a te andrebbe?" era matto.
"vuoi sul serio fare il bagno? ora?"
"no, mi spoglio adesso per portarmi avanti. cristo.." non lo disse con fare antipatico, perché mi sorrideva come un idiota.
"vieni?"
"come faccio.."
"spogliati." il mio cuore prese ad accelerare. era rimasto solo in boxer, per quanto d'altronde mi fosse concesso di vedere, con tutto quel buio.
"potevi dirmelo, però. mi sarei portata il costume.."
"non c'è gusto così" m'interruppe. io deglutii.
"dai, non ci vede nessuno" continuò poi.
"mi vedi tu." non sapevo perché gliel'avessi detto, in realtà me ne vergognavo, della mia vergogna.
"vuoi..vuoi che mi giro?" dio, era una pretesa da cretini, mi avrebbe vista, per così dire, in ogni modo. tuttavia annuii, forse rossa, chi poteva dirlo. mi tolsi i vestiti di dosso, di fretta, poi anche le nike, e li lasciai abbastanza vicini ai suoi, sul suolo.
"hai finito sputo?" non gli risposi, e mi venne un po' da ridere mentre pensai a quello che stavo tramando di fare. alla fine presi a correre verso l'acqua, nonostante nello stesso momento in cui lo stavo facendo, mi chiesi perché lo stessi facendo. ma quando la mia pelle toccò l'acqua fredda, tutti i risentimenti erano spariti. risalii in superficie, con gli occhi che bruciavano per via del mascara e del sale, e poi mi girai verso davide, rimasto a riva con in volto un'espressione piuttosto confusa.
"sei una stronza!" mi urlò da lì, portandosi le mani attorno alla bocca.
"e tu un codardo!" ribattei ridendo. in tutta risposta prese anche lui la rincorsa e m'inondò il viso, tuffandosi a pochi centimetri da me. ritornò su e si sistemò indietro i capelli bagnati. dopo mi guardò, mentre mi muovevo in un tentativo vano di scaldarmi. era il suo sguardo ad alzare il termometro, come sempre.
"chi è codardo, scusa?" io risi e lo schizzai, seppur i suoi riflessi pronti lo portarono a voltarsi in tempo da evitare che l'acqua gli finisse negli occhi.
"se volevi la guerra, bastava dirlo.."
"no, aspetta.." non feci in tempo a finire la frase che le sue mani mi spinsero sott'acqua, e con me anche lui. non fece neanche un minimo di forza, tanto che tornai a prendere il respiro pochissimi secondi dopo. ora eravamo così vicini che sentivo il suo respiro sulle mie guance umide.
"ti è colato tutto il trucco.." disse d'un tratto molto più serio.
"beh, hai appena cercato di affogarmi" risposi sorridendogli. lui sembrò rilassarsi.
"mi hai costretto."
"sisi, hai ragione." mi guardò male.
"smettila di fare la menosa" affermò trattenendo un risolino, fingendosi offeso. a me parve così adorabile, come forse mai prima di allora.
"mi hai costretta." roteò gli occhi. restammo zitti per un po' di tempo, e mentre da' fissava i nostri vestiti abbandonati sulla sabbia, io guardavo il suo volto. facendolo apposta o no, mi ritrovai ancora più appresso al suo corpo. quando spostò i suoi occhi nei miei, sembrava che fosse ritornato il davide impensierito di sempre, a quell'ora della notte. e non nego mi fosse mancato.
"hai freddo?"
"no" risposi.
"tu?"
"no." lui deglutì e spostò fugacemente gli occhi sulle mie labbra, poi ancora nelle mie pupille.
"secondo te.." si stoppò di scatto.
"si?" lo incitai. poi ripresi ad ammirare il suo volto, ancora bagnato. intravedevo nell'oscurità qualche goccia scivolargli sulle guance, come fossero lacrime, ma non lo erano.
"è possibile spiegare agli altri come ci si sente?" ormai un po' la sua imprevedibilità me l'aspettavo. non cercavo più d'indovinare cos'avrebbe detto, perché non ci sarei riuscita. mi presi qualche attimo per cercare le parole giuste con cui rispondergli.
"no, nessuno può sapere cosa senti davvero" giunsi ad una conclusione, anche se abbastanza affrettata.
"perché?" il suo sguardo trafiggeva il mio.
"perché potresti mentirmi, ad esempio."
"e se non ti mentissi..lo capiresti, come mi sento?"
"non lo so. come ti senti?"
"intendi ora?" mi pareva una domanda così stupida, ma in confronto a tutte quelle che gli ponevo io, lasciai correre.
"si." guardò il cielo sorridendo, come appagato e all'improvviso sazio.
"in un modo strano. non mi ci ero mai sentito, prima."
"strano come?" poteva assumere accezioni diverse, d'altronde. un po' mi tremava la voce, per il freddo o la nostra vicinanza.
"come se non m'importasse più del resto. cioè, di quello che fa male." annuii. perché capivo, forse.
"e poi?"
"e poi mi gira la testa. ma in un modo bellissimo." sentii un tonfo nel petto. mi sentivo d'un tratto anche io, come lui.
"credi di aver capito?" chiese poi.
"mi sa di sì." si avvicinò di più, seppur prima mi sembrasse impossibile essere più vicini di così. ma non lo era, ed era anche meglio adesso.
"vorrei sentirmi così per sempre" concluse infine, facendo oscillare i suoi occhi tra i miei e la mia bocca.
"anche io."
"ho freddo" me ne uscii di fretta, d'impulso. subito dopo me ne pentii, perché qualcosa nelle sue iridi, ora nere come le pupille, tramutò.
"vuoi uscire?"
"no." aspettai qualche secondo. dopo, senza più rimorsi, gli buttai le braccia al collo. lui non se l'aspettava, come un'ovvietà, perché lo sentii sussultare appena. ogni movimento era dettato dalla spontaneità, perché io non controllavo più nulla, ormai. le mie gambe erano attorcigliate alle sue, e se qualcuno le avesse osservate da fuori, non avrebbe saputo dire quali fossero state mie e quali sue. le sue mani affondate nei miei capelli, ed il suo profumo mischiato a quello del mare m'era inciso in testa.

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