Capitolo novanta

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Denki's pov

Le parole di Jirou si rivelarono vere. Gli eroi erano effettivamente arrivati a Deika pochi minuti dopo aver dato l'allarme.
Presi un respiro profondo, e mi precipitai in ospedale.
Per quanto potessi correre veloce, temevo che non ce l'avrei mai fatta in tempo. Gli eroi sarebbero giunti all'improvviso e avrebbero rapito Tomura, e io mi sarei dimostrato per l'ennesima volta un inutile ragazzino che non riesce ad evitare i guai.
Misi un piede dopo l'altro più in fretta che potessi, spingendo il mio corpo al massimo delle sue possibilità. Se fossi arrivato tardi, almeno avrei cercato di prendere mio fratello e scappare. Nel suo stato di incoscienza, dubitavo che una volta fuori dal tubo sarebbe riuscito ad andare lontano.
Il mio telefono continuava a vibrare incessantemente, ma non era il momento di poter rispondere.
Raggiunsi l'ospedale e scesi tutte le scale fino al laboratorio segreto di Ujiko. Grazie al cielo, lì era ancora tutto tranquillo.

Entrai dalla porta spalancandola, attirando l'attenzione del grasso dottore.
–Ujiko, stanno arrivando gli eroi– dissi col fiatone, tra una boccata d'aria e l'altra. –Liberi Tomura, dobbiamo scappare. Non so quanto tempo abbiamo, si sbrighi!
Il medico spalancò gli occhi e si fiondò subito sui suoi macchinari con i riflessi di un giovane ventenne.
–Controlla che non venga nessuno, qui mi serve del tempo!– mi spiegò senza nemmeno alzare gli occhi da tutti quegli aggeggi che io non sapevo neanche cosa fossero. –Se lo esco e basta, potrebbe morire!
–Io odio la medicina– dichiarai, e poi mi misi dietro la porta, in allerta ed in attesa. Sapevo che, prima o poi, sarebbero arrivati.
Nel frattempo, il mio cellulare continuò a squillare.
Frustrato, lo presi e guardai il contatto. Era Hitoshi... decisi di rispondere.

–Amore guarda, non è proprio il momento– gli dissi, ma lui mi bloccò.
–Che fine avevi fatto?!– mi disse, stanco e nervoso. –Vi stanno per attaccare!
–Lo so– risposi. –È per questo che non ti ho risposto, genio.
–Senti, non importa– disse lui, frettoloso. –Non ti voglio trattenere al telefono a lungo... sappi solo che oltre a Monoma, anche Jirou e Mina sono dalla tua parte. E forse Amajiki, ma non lo so. Se hai bisogno, va da loro!
–Mina?! Hai parlato con lei?– esclamai.
–Ho detto a Jirou di parlarci– spiegò. –Fidati di me, è dalla tua parte anche lei.
–Ma io ti amo!– esclamai, decidendo improvvisamente che se fossi sopravvissuto gli avrei fatto un monumento. –Mi hai salvato la vita! Ci hai salvato tutti!
–Eh?!
Sentii dei rumori sospetti provenire dai piani di sopra, qualcuno che urlava e tanti, tanti passi veloci e pesanti.
–Devo andare, stanno arrivando– dissi, sbirciando dietro la porta. –E grazie da parte di tutti!
–Non farti catturare!– mi raccomandò, ancora confuso.
–Non lo farò– promisi, per poi staccare la telefonata e mettermi il telefono al sicuro in tasca.

Mi voltai verso il dottore. –Ujiko, sono al piano di sopra!
Il vecchio imprecò ed insultò un paio di kami, poi mi chiese di sbarrare la porta. Io annuii, chiusi a chiave la serratura, ci misi davanti sedie, armadietti, la teca di un Nomu, qualunque cosa mi capitasse a tiro.
–Non basterà a fermarli, la sfonderanno!– esclamai io, sperando vivamente che gli eroi si perdessero per le numerosissime altre porte presenti in quel lungo corridoio sotterraneo.
Il dottore finì di premere pulsanti e levette e, sebbene io non notassi alcuna differenza rispetto a prima, lui disse: –È pronto.
–Perfetto, allora lo stacch-...– mi fiondai verso il tubo di vetro, intenzionato a spaccarlo in mille pezzi.
–No– lui mi fermò, afferrandomi per un braccio. –Ho un'idea migliore.

Il suo piano era semplice, in realtà, ma, se avessimo avuto fortuna ed io mi fossi rivelato meno cretino del solito, avrebbe funzionato.
Mi nascosi dietro un pilastro ed attesi di poterlo mettere in atto.
Come previsto da Ujiko, meno di un minuto dopo potei udire sempre più chiaramente il suono di una lotta: colluttazioni, urla, anche qualche paio di ossa spezzate. Avevamo liberato i nomu, e a giudicare dalle urla qualcuno s'era già fatto davvero molto male. Probabilmente non a morte, ma ebbi l'impressione che a qualcuno fosse volata via una gamba.
E poi gli eroi aprirono la porta e fecero saltare in aria tutto l'ammasso di cose che vi era davanti; dovevano essere in molti, ma dalla mia angolazione riuscii solo ad udire le voci di una donna giovane, forse Mirko, e di Endeavor e poi vidi che Present Mic ed un altro si fiondarono rispettivamente su Ujiko e su Tomura.
La capsula dentro la quale era rinchiuso mio fratello si spezzò in mille pezzi, rotta da chissà chi; in tutta quella confusione non riuscii a capirlo. Il ragazzo scivolò fuori ed il suo corpo cadde, inerme, tra tutti i frammenti di vetro.
La voce della donna urlò. Probabilmente i nomu stavano facendo bene il loro lavoro, il che, lo ammetto, mi regalò un minimo di malefica soddisfazione.

Ignorai il fatto che Present Mic avesse appena preso a cazzotti il vecchio medico -anche perché se fosse stato per me l'avrei lasciato fare- e concentrai la mia attenzione su Tomura e sull'altro eroe. Non avevo idea di chi fosse, ma non mi sembrava essere particolarmente forte.
Strinsi i pugni, in attesa del momento adatto. Dovevo solo aspettare e sperare che Ujiko avesse ragione..!
I secondi passarono lenti come ore. Dell'eroina non sentii più alcun lamento né la vidi muoversi, e lo stesso per Endeavor. Dubitai che fossero morti, ma di certo non erano più nei paraggi.
Il dottore stava ancora lottando contro il mio vecchio professore di inglese, e l'altro tizio sembrava star controllando lo stato di salute di Tomura.
Sembrava stranito.
Eh beh, ci credo.
Era tecnicamente morto.

Present Mic e quell'eroe si scambiarono qualche parola e poi, senza troppo dispiacere da parte mia, lui ed Ujiko sparirono in corridoio.
"Ops" esclamò la voce nella mia testa. "Si sono presi il dottore"
"Sai te che perdita" risposi, poi mi riscossi e tornai alla realtà.
Per quanto nel piano ciò non fosse previsto, a me sembrò un'occasione splendida per salvare Tomura ed andarmene via di lì sano e salvo con mio fratello.
Sporsi la testa in fuori, mi guardai bene attorno e, stando bene attento a restare fuori dal campo visivo di quell'eroe a me sconosciuto, camminai fino a giungergli dietro le spalle, usando lo stesso passo leggerissimo ch avrei usato per rubargli il portafogli. Infatti, non si accorse di me finché non parlai.
–Giù le mani da mio fratello, lurido eroe di merda– gli dissi, e poi il suo corpo venne attraversato da una potente scarica elettrica.
Lo sconosciuto ebbe giusto il tempo di voltarsi e vedere in volto il suo assassino, per poi accasciarsi a terra con un gemito strozzato. Per sua sfortuna, il suo osceno costume non era fatto di gomma.
Spostai il suo cadavere con un calcio, schifato all'idea di dover toccare un morto, poi mi inginocchiai di fianco a Tomura.

Era ancora addormentato, ma sembrava star bene. Poggiai le mani sul suo petto, all'altezza del cuore.
–Fa che funzioni– mormorai, per poi inziare a dargli tante piccole scosse. Ujiko aveva detto che se avessi fatto così sarei riuscito a rianimarlo, ed io sperai con tutto me stesso che, per una volta, potessi essere io ad aiutare Tomura.
Ripetei l'operazione un paio di volte e forse anche più, ma il ragazzo dai capelli bianchi non mi sembrò volersi svegliare.
–Ni-san...– sussurrai, liberando ancora un po' di corrente. –Ti prego, svegliati..! Ni-san!
Gli diedi un'altra scossa e, improvvisamente, il suo petto si alzò ed il cuore ricominciò a battere. Prima ancora che potessi accorgermene, Tomura aveva riaperto gli occhi e si era tirato su a sedere. Io non riuscii a trattenere qualche lacrima e lo strinsi in un abbraccio.
–Ni-chan?– domandò lui, guardandosi attorno. –Che sta succedendo?

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Mancano ufficialmente solo dieci capitoli alla fine della storia!

The Void Behind Your Eyes 2‐ShinkamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora