Capitolo settantatre

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Hitoshi's pov

Qualche tempo prima dell'ultima visita ad Inemitsu, vi fu il funerale di mia madre. Io decisi di non prendere parte alla celebrazione, sia perché sapevo che lei non mi avrebbe voluto lì e sia perché io per primo non avevo affatto voglia di rivedere la sua brutta faccia nemmeno da morta.
Mio padre lo capì e non si oppose alla mia scelta, ma mi chiese comunque di fare un salto a visitare la sua tomba almeno una volta nella vita poiché, secondo lui, era comunque giusto dirle addio per sempre.
E così, durante la seconda metà di marzo andai al cimitero. Neito mi accompagnò sostenendo di avere degli affari illegali da sbrigare non molto distanti da lì, e così, per una volta, poté uscire da casa sua senza inventare scuse assurde.

–Sai dov'è sepolta?– mi chiese ad un tratto, quando, dopo ben venti minuti di passeggiata al cimitero, non avevamo ancora trovato la tomba giusta.
–Non ne ho la benché minima idea– gli risposi con sincerità. –Dimmi se la vedi.
–Non so nemmeno come si chiama.
–Giusta osservazione– convenni con un cenno. –Mukachi. Non cercare la foto, non mi assomiglia affatto.
–In effetti sei tutto tuo padre– convenne.
–E per fortuna, aggiungerei.

La trovammo tempo dopo; di quella donna che tanto mi aveva malmenato era rimasta solo una foto appesa ad lapide bianca in mezzo a tante altre lapidi bianche ed un mazzo di fiori ormai secchi.
–Bene amico, ti presento mia madre– gli dissi, indicando la tomba. –Madre, ti presento Neito. Se fossi viva lo avresti schifato.
–Tu dici?– chiese il ragazzo.
–Oh, sì– confermai. –Eccome se l'avrebbe fatto.
–Ti lascio un po' da solo?– propose con un'alzata di spalle.
–Forse sarebbe l'unica volta in vita mia in cui, da solo con lei, non avrei paura di essere preso a bastonate– commentai. –Ma sì, vai. Hai droga da recuperare, vero?

Il ragazzo scosse la testa. –Quella me la mandano a scuola. Oggi devo ritirare giusto un paio di bottiglie, ma le metto nello zaino.
–Ma come cazzo fanno a passare i controlli di scuola?– gli chiesi, ancora non perfettamente a conoscenza di quel giro assurdo dei finti pacchi di amazon. –Davvero non se ne accorgono? Sono così stupidi?
–Pensi davvero che si mettano ad aprire i pacchi di tutti gli studenti?– mi chiese con ovvietà. –E poi dai, chi mai penserebbe che qualcuno si fa recapitare chili e chili di droga proprio allo U.A.?
–Mi ricorda i ricercati che vanno a vivere di fronte alla polizia– commentai.
–Esatto!– confermò. –Il posto migliore per nascondersi è in piena vista. Nessuno verrà mai a cercarti là.
–Geniale.
–È subdolo, più che altro– mi corresse. –Non vedo l'ora di smettere.
–Dai, quanto ti manca?– gli chiesi, un po' curioso.
–Meno di un milione di yen– rispose con un certo orgoglio. –Ormai ho più della metà.
–Grandissimo– gli diedi una pacca sulla spalla e gli rivolsi un sorriso. Lui lo ricambiò; la sua terapia e conseguente operazione erano ogni giorno qualche yen più vicine. Una volta diventato maggiorenne, li avrebbe già accumulati tutti.

–Non ci metterò molto– cambiò discorso, dopo aver rapidamente controllato l'orario sul cellulare. –Ti trovo qui al mio ritorno?
–Sì, probabile– risposi, lo sguardo rivolto alla tomba. –Ho ancora molte cose da raccontare a questa bastarda.
–A dopo, allora– disse.
–A dopo.
Lo osservai allontanarsi e, quando fui abbastanza sicuro che fossi fuori dalla sua portata d'orecchio e non potesse più sentirmi, guardai la donna ritratta nella foto sulla lapide.
–Beh, che dire– le dissi. –È la prima volta in sedici anni che ascolterai le mie parole, vero, madre?

*****

Denki's pov

Da dietro le mie lenti scure, credetti di non star vedendo bene. Le tolsi, le pulii, me le rimisi e continuai a pensare di aver qualche problema di vista o che l'ultima canna mi avesse definitivamente bruciato i neuroni. Riflesso nello specchietto retrovisore del furgoncino, vidi qualcuno che credevo di conoscere fin troppo bene e che speravo vivamente non fosse davvero lui.
–Hamaki?– sentii chiedere dalla voce di Geten a quella che in teoria doveva essere la ragazza che aveva ordinato un minimarket dell'illegalità e che mi aveva persino proposto di uscire. Hamaki annuì, ed io fui preso dall'impellente istinto di schiaffeggiarmi la faccia e scappare.

The Void Behind Your Eyes 2‐ShinkamiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora